Lettera Quarta
Signore e Fratello, Berechith vuoi dire "genesi", Mercavah significa "carro", con allusione alle ruote ed agli animali misteriosi di Ezechiele. La Berechith e la Mercavah riassumono la scienza di Dio e del mondo. Io dico “scienza di Dio” e tuttavia ci è infinitamente sconosciuto. La sua natura sfugge totalmente alle nostre ricerche. Principio assoluto del l'essere e degli esseri non si può confondere con gli effetti che esso produce e si può dire, proprio affermando la sua esistenza, che esso non è né l'essere né un essere. Colui che confonde la ragione senza smarrirla e ci allontana per sempre da ogni idolatria. Dio è il solo postulatum assoluto di ogni scienza, l'ipotesi assolutamente necessaria che costituisce la base di ogni certezza, ed ecco come i nostri antichi maestri hanno stabilito sulla scienza stessa questa ipotesi sicura della fede: l'Essere è. Nell'Essere è la vita. La vita si manifesta con il movimento. Il movimento si perpetua con l'equilibrio delle forze. L'armonia risulta dall'analogia dei contrari. C'è, nella natura, legge immutabile e progresso indefinito. Mutamento perpetuo nelle forme, indistruttibilità della sostanza, ecco quello che si trova osservando il mondo fisico. La metafisica vi presenta delle leggi e dei fatti analoghi sia di ordine intellettuale che morale, il vero, immutabile da una parte, dall'altra la fantasia e la finzione. Da una parte il bene che è il vero, dall'altra il male che è il falso, e da questi conflitti apparenti scaturiscono il giudizio e la virtù. La virtù si compone di bontà e giustizia. Buona, la virtù è indulgente. Giusta, è rigorosa. Buona perché è giusta, e giusta perché è buona, essa appare bella. Questa grande armonia del mondo fisico e del mondo morale, non potendo avere una causa superiore a se stessa, ci rivela e ci dimostra l'esistenza di una saggezza immutabile, principio e leggi eterne, e di una intelligenza creatrice infinitamente attiva. Su questa saggezza e su questa intelligenza, inseparabili l'una dall'altra, riposa questa potenza suprema che gli Ebrei chiamano la corona. La corona e non il re, perché l'idea di un re implicherebbe quella di un idolo. La potenza suprema è, per i cabalisti, la corona dell'universo e la creazione tutta è il reame della corona o, se preferite, il dominio della corona. Nessuno può dare quello che non ha, e noi possiamo ammettere virtualmente nella causa quello che si manifesta negli effetti. Dio è dunque la potenza o la corona suprema (Kether) che riposa sulla saggezza immutabile (H'cmâ) e l'intelligenza creatrice (Binâ); in lui sono la bontà (H'esed) e la giustizia (Guebourâ) che sono l'ideale della bellezza (Tiphereth). In lui sono i movimenti sempre vittoriosi (Netzâ) e il grande riposo eterno (Hod). Il suo volere è un continuo generare (Yesod) e il suo reame (Malcouth) è l'immensità che popola gli universi. Fermiamoci qui: noi conosciamo Dio! Tutto vostro nella santa scienza Eliphas Levi
Lettera Quinta
Signore e Fratello, Questa conoscenza razionale della divinità, articolata sulle dieci cifre di cui sono composti tutti i numeri, vi fornisce tutto il metodo della filosofia cabalistica. Questo metodo si compone di trentadue mezzi o strumenti di conoscenza che sono chiamati le trentadue vie e di cinquanta argomenti ai quali la scienza su può applicare e che sono chiamati le cinquanta porte. La scienza sintetica universale è anche considerata come un tempio al quale conducono trentadue sentieri e nel quale si entra per cinquanta porte. Questo sistema numerale che si potrebbe anche chiamare decimale, perché il numero dieci ne è la base, stabilisce, attraverso le analogie, una classificazione esatta di tutte le conoscenze umane. Niente è più ingegnoso, ma niente, altresì è più logico ne più esatto. Questo numero dieci applicato alle nozioni assolute dell'essere nell'ordine divino, nell'ordine metafisico e nell'ordine naturale, si ripete così tre volte e da trenta per i mezzi di analisi: aggiungete la sillepsi e la sintesi che comincia col proporsi allo spirito e quella del compendio universale, ed avrete le trentadue vie. Le cinquanta porte sono una classificazione di tutti gli esseri in cinque serie di dieci ciascuna, che abbraccia tutte le conoscenze possibili e irraggia su tutta l'enciclopedia. Ma non è abbastanza aver trovato un metodo matematico esatto; è necessario, per essere perfetto, che questo metodo sia progressivamente rivelatore, cioè che ci dia il modo di trarre esattamente tutte le deduzioni possibili per ottenere delle conoscenze nuove e di sviluppare lo spirito senza lasciare nulla al capriccio dell'immaginazione. È quanto si ottiene tramite la gimatreya e la Lemurah che sono le matematiche delle idee. La Qabalah ha la sua geometria ideale, la sua algebra filosofica e la sua trigonometria analogica. È così che essa forza in qualche maniera la natura a rivelarle i suoi segreti. Acquisite queste conoscenze, si passa alle ultime rivelazioni della Qabalah trascendentale, e si studia nella schemah-phorasch la fonte e la ragione di tutti i dogmi. Ecco, Signore ed amico, quello che si tratta di imparare. Vedete se non vi spaventa: le mie lettere sono brevi, ma sono dei riassunti molto concisi e che dicono molto in poche parole. Ho lasciato passare un intervallo di tempo molto lungo tra le mie prime cinque lezioni per lasciarvi il tempo di riflettervi, ma posso scrivervi più spesso, se lo desiderate. Credetemi, Signore, il vostro devotissimo nella santa scienza, ardentemente desideroso di esservi utile. Eliphas Levi
Lettera Sesta
Signore e Fratello, La Bibbia da all'uomo due nomi. Il primo è Adamo, che significa tratto dalla terra, o l'uomo di terra; il secondo è Enos o Enoch, che significa uomo divino o elevato fino a Dio. Secondo il genesi, è Enos che per primo rivolge omaggi pubblici al principio degli esseri, e questo Enos, lo stesso che Enoch, fu, si dice, elevato ancora vivo al cielo dopo aver inciso sulle due pietre che sono dette le colonne di Enoch gli elementi primitivi della religione e della scienza universale. Questo Enoch non è un personaggio, è una personificazione dell'umanità innalzata al sentimento dell'immortalità dalla religione e dalla scienza. All'epoca indicata con il nome di Enos o Enoch, il culto di Dio compare sulla terra e il sacerdozio ha inizio. Comincia allora anche la civilizzazione, con la scrittura e i movimenti ieratici. Il genio civilizzatore che gli Ebrei identificano con Enoch, gli Egizi l'hanno chiamato Trismegisto, e i 4 Greci Kadmos o Cadmus, colui che, agli accordi della lira di Amfìone, vide elevarsi e collocarsi da sole le pietre viventi di Tebe. Il libro sacro primitivo, il libro che Postel chiama la genesi di Enoch è la fonte primitiva della Qabalah o tradizione, ora divina ed umana, ora religiosa. Là ci appare in tutta la sua semplicità la rivelazione dell'intelligenza suprema alla ragione ed all'amore dell'uomo, la legge etèrna che regola la espansione infinita, i numeri nell'espansione infinita, i numeri nell'immensità e l'immensità nei numeri, la poesia nelle matematiche e le matematiche nella poesia. Chi crederebbe che il libro ispiratore di tutte le teorie e di tutti i simboli religiosi ci sia stato conservato e sia pervenuto fino a noi sotto forma di un gioco composto di carte bizzarre? Ciononostante, nulla è più evidente, e Court de Gobelin, seguito poi da tutti coloro che hanno studiato seriamente il simbolismo di queste carte, è stato, nell'ultimo secolo, il primo a scoprirlo. L'alfabeto e i dieci segni dei numeri, ecco certamente ciò che di più elementare vi è nelle scienze. Aggiungetevi i segni dei quattro punti cardinali del cielo e delle quattro stagioni, ed avete il libro di Enoch completo. Ma ogni segno rappresenta una idea assoluta o, se volete, essenziale. La forma di ogni cifra e di ogni lettera ha la sua ragione matematica e la sua significazione geroglifica. Le idee, inseparabili dai numeri, seguono, sommandosi o dividendosi o moltiplicandosi, e così via, i movimenti dei numeri e ne acquisiscono l'esattezza. Il libro di Enoch è infine l'aritmetica del pensiero. Tutto vostro nella santa scienza. Eliphas Levi |