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Atra-Hasis il poema del Diluvio
Un grande racconto mesopotamico riguardante il Diluvio è il Poema di Atra-hasis. Atra-hasis è il grande saggio (questo è il significato del nome), l'uomo che ha con il suo dio Enki un rapporto privilegiato perché "lui poteva parlare con il suo dio e il suo dio poteva parlare con lui".
Grazie a questo rapporto di elezione potrà salvarsi dallo sterminio. Il Poema di Atra-hasis non comprende solamente l'episodio del Diluvio, ma ha un respiro più ampio, raccontando anche l'epica della creazione del mondo. Nella visione cosmologica dell'autore il cielo è governato da Anu, la terra da Enlil e le acque sono giurisdizione di Enki. Il Pantheon non è limitato a questi tre dei, ma comprende una schiera di dei minori, ai quali è stato assegnato il compito di coltivare la terra e curare la sua irrigazione; compito gravoso, tanto che ben presto gli dei minori si stancano e chiedono che venga creato un sostituto, qualcuno che possa sollevarli dal loro pesante fardello.
Viene dunque creato l'uomo, modellato dalla dea Mami mescolando l'argilla con la saliva e con il sangue del dio We, un dio minore sacrificato proprio per questo fine. Il seguito del racconto ricalca quanto si incontra nella vicenda di Utnapishtim: il frastuono dell'umanità, diventata molto numerosa, disturba il sonno di Enlil, che decide di sterminarla.
Prima manda la pestilenza, dopo di questa la carestia, poi la siccità ed infine il diluvio; ma ogni volta Enki avvisa il suo protetto Atra-hasis affinché possa sopravvivere ad ogni disastro. Sette giorni prima del diluvio lo invita a costruire una nave nella quale caricare gli animali e quanto possiede per scampare in tal modo all'ultima e più micidiale azione del dio Enlil. Solo dopo che l'umanità è stata distrutta gli dei si rendono conto che hanno scioccamente eliminato la loro forza-lavoro e si pentono della loro decisione.
Prima tavoletta
Non erano ancora trascorsi milleduecento anni, ma la terra era cresciuta enormemente: gli uomini erano diventati numerosi. Mugghiava la terra come un toro! Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio. Enlil udiva il loro vociare. Si rivolse ai grandi dèi: “Il vociare dell’umanità è diventato per me insopportabile: a causa del loro strepito non riesco più a dormire! Fate che il morbo dei brividi dilaghi!” …Vi era (in quel tempo) Atra-Hasis: Enki, il suo dio, lo teneva al corrente: Lui poteva parlare con il suo dio e il suo dio poteva parlare con lui.
Atra-hasis fece udire la sua voce e si rivolse al suo dio: “Quanto tempo (gli dei faranno soffrire?) Faranno in modo che dovremmo patire mali per sempre?” Enki aprì la bocca e si rivolse al suo fedele: “Convoca gli anziani! Chiama per un summit nel tuo palazzo e fa che gli araldi proclamino e creino grande fermento nel paese: Non più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla porta di Nam-tar portando pani cotti e metteteglieli davanti. Possano le offerte di farina essere di tuo gradimento così che, allettato dalle offerte, allontani la sua mano”. Atra- hasia seguì l’ordine e convocò gli anziani nel suo palazzo. Parlò Atra-hasis rivolgendosi agli anziani: “Vi ho convocato, anziani! Chiamate per un summit nelle vostre case e fate che gli araldi proclamino e creino grande fermento nel paese. Non più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla porta di Nam-tar portando pani cotti e metteteglieli davanti, possono le offerte di farina essere di suo gradimento, così che, allettato dalle offerte, allontani la sua mano”. Gli anziani ascoltarono il suo discorso, un tempio costruirono per Nam-tar nella città. Ordinarono che gli araldi proclamassero e creassero grande fermento nel paese. Non più resero onore ai loro dei! Non più pregarono le loro dee! Bussarono alla porta di Nam-tar, un pane cotto gli misero davanti. Allettato dalle offerte allontanò la sua mano. Il morbo dei brividi li abbandonò ed essi tornarono (alla loro vita).
Seconda tavoletta
Non erano ancora trascorsi milleduecento anni ma la terra era cresciuta enormemente: gli uomini erano diventati numerosi. Mugghiava la terra come un toro! Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio. Enlil udiva il loro vociare. Si rivolse ai grandi dei: “Il vociare dell’umanità è diventato per me insopportabile: a causa del loro strepitio non riesco più a dormire! Che si taglino i viveri alle genti, che vi sia scarsezza di piante nutritive: Che Adad allontani la sua pioggia, che le acque non sgorghino dalle sorgenti. Che i venti soffiano e inaridiscano il suolo, che le nubi si ammassino senza far piovere una goccia. Che i terreni dimezzino i loro raccolti, che la dea del grano renda sterile il suo seno. Che non abbiano alcuna gioia che…sia soppressa”. "... Convoca gli anziani! Chiama per un summit nel tuo palazzo e fa che gli araldi proclamino e creino grande fermento nel paese. Non più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla porta di Adad portando pani cotti e metteteglieli davanti. Possono le offerte di farina essere di suo gradimento, così che, allettato dalle offerte, allontani la sua mano: al mattino darà la rugiada, nella notte di nascosto farà scendere la bruma; di nascosto, i campi produrranno nove volte”. Un tempio costruirono per Adad nella città. Ordinarono che gli araldi proclamassero e creassero grande fermento nel paese. Non più resero onore ai loro dei! Non più pregarono le loro dee! Bussarono alla porta di Adad: un pane cotto gli misero davanti. Allettato dalle offerte allontanò la sua mano. Al mattino gli diede la rugiada, nella notte, di nascosto, fece scendere la bruma; di nascosto, i campi produssero nove volte. La carestia li abbandonò ed essi tornarono alla loro (vita). … In alto, (la pioggia non aveva riempito i canali); in basso, le acque non salivano dall’abisso: il grembo della terra non produceva, le piante non germogliavano. Gente non se ne vedeva più, i terreni erbosi divennero brulli, le ampie pianure si incrostavano di sali. Il primo anno si mangiò grano stantio, il secondo anno si svuotarono i magazzini. Quando giunse il terso anno, il loro aspetto era cambiato per via delle privazioni, i loro volti erano del colore del malto. Erano vivi ma sull’orlo della morte: con i volti terrei, curvi percorrevano le vie; le larghe spalle erano rimpicciolite, la loro statura era rincalcata. Ogni giorno Atra-hasis pianse Facendo al mattino fumigazioni rituali. “Il mio dio mi (parlerebbe), ma ha giurato; mi terrà al corrente con i sogni. Enki mi (parlerebbe), ma ha giurato; mi terrà al corrente con i sogni”.
Terza tavoletta
Atra-hasis aprì la bocca e disse al suo signore: “Mostrami il significato dei sogni, che io lo conosca e possa valutarne le conseguenze”. Enki aprì la bocca e disse al suo fedele: “Presta attenzione al messaggio che ti dirò! Muro, ascoltami! Canniccio, custodisci le mie parole! Demolisci la casa e costruisci un’arca. Rinuncia alle ricchezze e cerca la Vita! L’arca che costruisci sia come Ponile un tetto come (ha) l’abisso, così che il sole non possa entrarvi. Dotala di ponti superiori e ponti inferiori. Che sia robusta la sua struttura; che il bitume sia forte da conferire forza. In un secondo tempo farò piovere su di te uccelli a profusione e caterve di pesci”. L’arrivo del diluvio dopo sette notti predisse a lui. Ricevette Atra-Hasis il messaggio; gli anziani radunò nel suo palazzo. Aprì la bocca Atra-hasis e parlò agli anziani: “Il mio dio non va d’accordo con il vostro dio: Enki e Enlil cozzano tra loro. Sono costretto ad andarmene dal paese. Poiché per sempre sarò fedele a Enki. Questo egli mi ha detto: non starò più a lungo nella vostra città. Non porrò più i miei piedi sulla terra di Enlil: col mio dio” … Il mangiatore mangiò, il bevitore bevve ma egli (Atra-hasis ) andava e veniva: non poteva stare seduto, non riusciva a piegarsi perché il suo cuore era spezzato, vomitava bile. … Il giorno cambiò il suo aspetto. Adad tuonò tra le nuvole. Come (Atra-hasis ) udì la sua voce, bitume fu portato e sigillò l’entrata. Dopo che ebbe sigillato la porta, Adad tuonò tra le nuvole, venti impetuosi si alzarono ed egli ruppe gli ormeggi e liberò l’arca... Anzu con i suoi artigli strappò i cieli, egli… la terra come un coccio il suo clamore frantumò. …uscì il Diluvio. Come una mazza da guerra si abbatté sulle genti: nessuno poté più vedere l’altro, non riuscirono più a vedersi nella catastrofe. Il Diluvio mugghiava come un toro, come un onagro urlava il vento. L’oscurità divenne densa, il sole scomparve. … Nintu, la grande dea, l’orrore le piagava le labbra. Gli Alunna, i grandi dei, giacevano prostrati dalla fame e dalla sete. Vide la dea e pianse. … Nell’assemblea degli dei, come ho potuto insieme a loro decretare al distruzione? É stato Enlil a impartire questo malvagio ordine! … Ho udito le loro grida levate a me, contro di me, contro la mia persona. … Dov’è andato Anu, il responsabile della decisione, i cui figli, gli dei, hanno accondisceso al suo ordine? Lui che sconsideratamente ha determinato il Diluvio e ammucchiato la gente per il massacro? … Ho visto e ho pianto su di loro: potrò mai cessare di piangere per loro? Pianse dando sfogo al suo dolore; si lamentò Nintu e rinfocolò il suo tormento, piansero con lei gli dei per il paese. … Sette giorni e sette notti il nubifragio, la tempesta, il Diluvio durò. … Egli ( Atra-hasis ) pose … preparò l’offerta … Gli dei sentirono il profumo: come mosche si ammassarono sull’offerta. … L’arca vide l’eroe Enlil e si riempì d’ira contro gli Igigi : “Noi, gli dei, i grandi Alunna avevamo stipulato tutti insieme un patto! Da dove spunta questa vita? Come ha potuto un uomo sfuggire alla catastrofe?” Anu aprì la bocca e disse all’eroe Enlil: “Chi se non Enki avrebbe potuto fare ciò? … ha rivelato il piano!” Enki prese la parola e disse ai grandi dei: “Io, certo, l’ ho fatto e al vostro cospetto! Io, certo, ho fatto in modo che la vita venisse preservata!” … ”Così noi inviammo il Diluvio, ma un uomo sopravvisse alla catastrofe. ” … Possano (gli dei) ascoltare questo canto così da poterli lodare; possano gli Igigi ascoltarlo così da celebrare la tua grandezza.