"Capitolo X°"

 

 

 

Siduri: i timori di una dea (1-29)

 

 

Siduri, la taverniera che vive sulla riva del mare,
colei che vive [ ]
basamenti per le brocche sono fatti per lei,
brocche d'oro sono fatte per lei,
essa è rivestita di abiti e [ ]

1

 

Gilgamesh errava attorno e [ ]
era rivestito soltanto di una pelle... [ ]
egli aveva sì carne degli dei nel corpo,
ma angoscia albergava nel suo cuore.
La sua faccia era come quella di uno che ha viaggiato
per lunghe distanze.

5

 

La taverniera lo vede da lontano,
si consulta nel suo cuore e pronuncia le parole,
con se stessa essa si consulta:

"Forse quest'uomo è un assassino,
egli sta andando in qualche posto per uccidere".

10

 

La taverniera lo osservò e sbarrò la porta.
Tirò il chiavistello e vi appose il catenaccio.

Ma egli, Gilgamesh, si accorse di ciò,
sollevò il suo mento e si diresse verso la porta.
Gilgamesh a lei parlò, così disse alla taverniera:

15

 

"Taverniera, perché dopo avermi guardato, hai sbarrato la tua porta?
Hai tirato il chiavistello e apposto il catenaccio?
(Se volessi) potrei abbattere la porta, far saltare il chiavistello,
[ ]
[ ] nella steppa"

20

 

La taverniera così parlò a lui, a Gilgamesh:

 

Mancanza nel testo di 4 righe

11

 

Il tormento di Gilgamesh (30-75)

 

 

Gilgamesh a lei parlò, così disse alla taverniera:

 

Mancanza nel testo di 3 righe

 

"Io ho ucciso Khubaba, colui che viveva nella Foresta dei Cedri,

30

 

io ho ucciso i leoni che ho incontrato nei passi di montagna".

La taverniera allora disse a lui, a Gilgamesh:

"Se tu sei veramente Gilgamesh, colui che uccise il guardiano,
abbatté Khubaba che viveva nella Foresta dei Cedri,
che sgozzò i leoni nei passi di montagna,

35

 

che affrontò il Toro Celeste che An aveva mandato giù
dal cielo e lo uccise,

perché le tue guance sono così emaciate e la tua faccia stanca?
Perché il tuo cuore è così confuso e il tuo sguardo assente?
Perché regna angoscia nel profondo del tuo essere?
Perché la tua faccia è simile a quella di uno che ha viaggiato
per lunghe distanze?

40

 

Perché la tua faccia porta i segni del caldo e del freddo,
e indossando soltanto una pelle di leone, tu vaghi nella steppa?

Gilgamesh a lei parlò, così disse alla taverniera:

"Non dovrebbero le mie guance essere così emaciate
e la mia faccia stanca?
Non dovrebbe il mio cuore essere così confuso
e il mio sguardo assente?

45

 

Non dovrebbe regnare angoscia nel profondo del mio essere?
Non dovrebbe la mia faccia essere simile a quella di uno
che ha viaggiato per lunghe distanze?
Non dovrebbe la mia faccia portare i segni del caldo e del freddo,
e indossando soltanto una pelle di leone, non dovrei io
vagare nella steppa?

L'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico
delle montagne, il leopardo della steppa,

50

 

Enkidu, l'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico
delle montagne, il leopardo della steppa,
noi, dopo esserci incontrati, abbiamo scalato assieme la montagna
abbiamo catturato il Toro Celeste e lo abbiamo ucciso,
abbiamo abbattuto Khubaba, che viveva nella Foresta dei Cedri,
abbiamo ucciso nei passi di montagna i leoni

55

 

l'amico mio che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso
con me ogni sorta di avventure,
Enkidu che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso
con me ogni sorta di avventure,
ha seguito il destino dell'umanità.

Per sei giorni e sette notti io ho pianto su di lui,
né ho permesso che fosse seppellito,

60

 

fino a che un verme non è uscito fuori dalle sue narici.

Io ho avuto paura della morte, ho cominciato a tremare
e ho vagato nella steppa.

La sorte del mio amico pesa su di me:
per sentieri lontani ho vagato nella steppa.

La sorte di Enkidu, il mio amico, pesa su di me:

65

 

per sentieri lontani ho vagato nella steppa.

Come posso io essere tranquillo, come posso io essere calmo?
L'amico mio che amo è diventato argilla;
Enkidu, l'amico mio che amo, è diventato argilla.

Ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io
e non alzarmi mai più per sempre?".

70

 

Richiesta di pressante aiuto (76-93)

 

 

Gilgamesh, parlò a lei, alla taverniera:

"Ora, o taverniera, qual è la via per arrivare ad Utnapishtim?
Indicami la direzione, qualunque essa sia; dammi le coordinate!

 

 

Se è necessario attraverserò il mare,
se no, vagherò nella steppa".

La taverniera così parlò a lui, a Gilgamesh:

"O Gilgamesh, non c'è stato mai un traghetto
e nessuno da tempo immemorabile ha mai attraversato il mare;

80

 

Shamash, il guerriero, è l'unico che attraversa il mare;
al di fuori di Shamash chi può mai attraversarlo?
La traversata è difficile, la via piena di insidie;
e nel mezzo vi sono acque mortali che impediscono la navigazione.

Come puoi quindi tu Gilgamesh attraversare il mare?
Ed una volta che hai raggiunto le acque mortali, cosa farai?

85

 

C'è, o Gilgamesh, il traghettatore di Utnapishtim: Urshanabi.
Egli, che potrai riconoscere da quelli-di-pietra, nel bosco
taglia tronchi d'alberi.

Va'! Possa egli vedere la tua faccia!
Se è possibile, attraversa con lui il mare,
se non è possibile, torna indietro!"

90

 

Gilgamesh e Urshanabi (94-165)

 

 

Quando Gilgamesh udì ciò,

 

 

prese l'ascia al suo fianco,
sfoderò la spada dalla sua guaina,
si inoltrò nel bosco e scese incontro ad essi (=quelli-di-pietra);
come una freccia egli si buttò tra questi.

In mezzo al bosco si udì un boato,

95

 

Urshanabi guardò e scorse l'essere splendente;
prese quindi un'ascia e lo affrontò:
con essa colpì la sua testa, la testa di Gilgamesh.
Lo prese per le braccia e gli mise i piedi sul petto.

E quelli-di-pietra della nave,

100

 

senza i quali non sono percorribili le acque di morte,
[ ] e il grande mare;
nel fiume [ ] furono trattenute.

Egli li colpì e li buttò nel fiume.
[ ] così impedì il passaggio,

105

 

[ ] sulla sponda.

Gilgamesh così parlò a lui, ad Urshanabi il battelliere:

"[ ] sono entrato,
[ ] a te".

Urshanabi parlò allora a lui, a Gilgamesh:

110

 

"Perché le tue guance sono così emaciate e la tua faccia stanca?
Perché il tuo cuore è così confuso e il tuo sguardo assente?
Perché regna angoscia nel profondo del tuo essere?
Perché la tua faccia è simile a quella di uno che ha viaggiato
per lunghe distanze?
Perché la tua faccia porta i segni del caldo e del freddo,

115

 

e indossando soltanto una pelle di leone, tu vaghi nella steppa?

Gilgamesh così parlò a lui, ad Urshanabi il battelliere:

"Non dovrebbero le mie guance essere così emaciate
e la mia faccia stanca?
Non dovrebbe il mio cuore essere così confuso
e il mio sguardo assente?
Non dovrebbe regnare angoscia nel profondo del mio essere?

120

 

Non dovrebbe la mia faccia essere simile a quella di uno
che ha viaggiato per lunghe distanze?
Non dovrebbe la mia faccia portare i segni del caldo e del freddo,
e indossando soltanto una pelle di leone, non dovrei io
vagare nella steppa?

L'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico
delle montagne, il leopardo della steppa,
Enkidu, l'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico
delle montagne, il leopardo della steppa,

111

 

noi, dopo esserci incontrati, abbiamo scalato assieme la montagna
abbiamo catturato il Toro Celeste e lo abbiamo ucciso,
abbiamo abbattuto Khubaba, che viveva nella Foresta dei Cedri,
abbiamo ucciso nei passi di montagna i leoni,

l'amico mio che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso
con me ogni sorta di avventure,

130

 

Enkidu che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso
con me ogni sorta di avventure,
ha seguito il destino dell'umanità.

Per sei giorni e sette notti io ho pianto su di lui,
fino a che un verme non è uscito fuori dalle sue narici.

Io ho avuto paura della morte, ho cominciato a tremare
e ho vagato nella steppa.

135

 

La sorte del mio amico pesa su di me:
per sentieri lontani ho vagato nella steppa.
per vie lontane ho vagato nella steppa.

Come posso io essere tranquillo, come posso io essere calmo?
L'amico mio che amo è diventato argilla;

140

 

ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io
e non alzarmi mai più?".

Gilgamesh così parlò a lui, ad Urshanabi il battelliere:

"Ora, o Urshanabi, qual è la via per arrivare da Utnapishtim?
Indicami la direzione, qualunque essa sia.
Dammi le coordinate;

145

 

se è necessario attraverserò il mare,
se no, vagherò nella steppa".

Urshanabi così parlò a lui, a Gilgamesh:

"Le tue mani, o Gilgamesh, sono incapaci di portarti attraverso il mare,
tu hai abbattuto quelli-di-pietra e li hai buttati nel fiume;

150

 

Quelli-di-pietra sono abbattuti ed essi sono [ ].

Prendi ora un'ascia, o Gilgamesh, al tuo fianco;
va' giù nel bosco e taglia pali di trenta metri ognuno;
spiana i tronchi e applica dei pomelli su di essi,
portali quindi a me [ ]".

155

 

Quando Gilgamesh udì ciò,
prese un'ascia al suo fianco,
sfoderò la spada dalla sua guaina,
scese giù nel bosco e tagliò pali di trenta metri ognuno,
egli li spianò ed applicò dei pomelli,

160

 

li portò quindi ad Urshanabi;

165

 

Navigazione nelle acque della morte (166-191)

 

 

Gilgamesh e Urshanabi si imbarcarono sulla nave,
essi fecero salpare la nave e si misero in viaggio.

Il percorso di un mese e quindici giorni
essi lo compirono in soli tre giorni.

Così giunse Urshanabi alle acque di morte.

 

 

Allora Urshanabi parlò a lui, a Gilgamesh:

"Stai indietro Gilgamesh! Prendi un palo,
le acque di morte non devono sfiorare la tua mano [ ];
un secondo, un terzo e un quarto palo prendi o Gilgamesh;
un quinto, un sesto e un settimo palo prendi o Gilgamesh;

170

 

un ottavo, un nono e un decimo palo prendi o Gilgamesh;
un undicesimo, un dodicesimo palo prendi o Gilgamesh".

Giunto a centoventi, Gilgamesh aveva esaurito tutti i pali.
Allora egli slacciò la sua cintura per legarli,
quindi Gilgamesh si spogliò dei suoi vestiti,

175

 

e con le sue braccia li arrotolò attorno all'albero della nave.

Utnapishtim osservò la scena da lontano,
consultandosi con sé stesso pronunciò le parole,
in verità egli rifletteva tra sé:

"Perché sono stati divelti quelli-di-pietra dell'imbarcazione

180

 

senza i quali non è possibile attraversare il mare?

Colui che viene da me non è dei miei,
e [ ]
Io guardo ma non lo riconosco;
io guardo ma non lo riconosco;

185

 

io guardo ma non lo riconosco;
chi viene da me?

 

Mancanza nel testo di 20 righe

190

 

Incontro con l'eroe del diluvio (212-265)

 

 

Utnapishtim così parlò a lui, a Gilgamesh:

"Perché le tue guance sono così emaciate e la tua faccia stanca?
Perché il tuo cuore è così confuso e il tuo sguardo assente?

 

 

Perché regna angoscia nel profondo del tuo essere?
Perché la tua faccia è simile a quella di uno che ha viaggiato
per lunghe distanze?
Perché la tua faccia porta i segni del caldo e del freddo,
e indossando soltanto una pelle di leone, tu vaghi nella steppa?

Gilgamesh così parlò a lui, a Utnapishtim:

215

 

"Non dovrebbero le mie guance essere così emaciate
e la mia faccia stanca?
Non dovrebbe il mio cuore essere così confuso
e il mio sguardo assente?

Non dovrebbe regnare angoscia nel profondo del mio essere?

Non dovrebbe la mia faccia essere simile a quella di uno
che ha viaggiato per lunghe distanze?
Non dovrebbe la mia faccia portare i segni del caldo e del freddo,

220

 

e indossando soltanto una pelle di leone, non dovrei io
vagare nella steppa?

L'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico
delle montagne, il leopardo della steppa,
Enkidu, l'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico
delle montagne, il leopardo della steppa,
noi, dopo esserci incontrati, abbiamo scalato assieme la montagna
abbiamo catturato il Toro Celeste e lo abbiamo ucciso,

211

 

abbiamo abbattuto Khubaba, che viveva nella Foresta dei Cedri,
noi abbiamo ucciso nei passi di montagna i leoni;

l'amico mio che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso
con me ogni sorta di avventure,
Enkidu che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso
con me ogni sorta di avventure,
ha seguito il destino dell'umanità.

230

 

Per sei giorni e sette notti io ho pianto su di lui,
né ho permesso che fosse seppellito,
fino a che un verme non è uscito fuori dalle sue narici.

Io ho avuto paura della morte, ho cominciato a tremare
e ho vagato nella steppa.

235

 

La sorte del mio amico pesa su di me:
per sentieri lontani ho vagato nella steppa.

La sorte di Enkidu, il mio amico, pesa su di me:
per sentieri lontani ho vagato nella steppa.

Come posso io essere tranquillo, come posso io essere calmo?

240

 

L'amico mio che amo è diventato argilla;
Enkidu, l'amico mio che amo, è diventato argilla;

ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io
e non alzarmi mai più per sempre?".

Gilgamesh parlò a lui, a Utnapishtim:

245

 

"Per poter raggiungere te, Utnapishtim il lontano,
del quale parlano gli uomini,
io girovagai andando in ogni dove,
attraversai paesi pieni di insidie,
e navigai per tutti i mari;

il mio viso non assaporò sufficientemente il dolce sonno;

250

 

mi ammalai quasi per mancanza di sonno;
il mio cuore era pieno di angoscia.

Che cosa ho guadagnato con le mie fatiche?

Non sono stato accolto bene dalla taverniera,
perché i miei vestiti erano strappati;
ho ucciso orsi, iene, leoni, leopardi, tigri, cervi,

255

 

stambecchi, bovini ed altre bestie selvagge della steppa;
ho mangiato la loro carne, ho buttato via le loro pelli.

Possa la sua porta essere sbarrata dall'angoscia,
con pece e bitume essa sia resa impermeabile!
Per me non c'è (stata) protezione alcuna,

260

 

le mie disavventure mi hanno ridotto in miseria!"

265

 

La delusione di Gilgamesh (266-302)

 

 

Utnapishtim parlò a lui, a Gilgamesh:

"Perché, o Gilgamesh, vuoi prolungare il tuo dolore?
Tu, che gli dei hanno creato con la carne degli dei e di uomini;
tu, che gli dei hanno fatto simile a tuo padre e a tua madre,

 

 

proprio tu, Gilgamesh, ti sei ridotto come un vagabondo!

Eppure, per te un trono è stato deciso nell'assemblea degli dei,
mentre per il vagabondo è stata destinata feccia invece di ambrosia;
i rifiuti e la spazzatura sono per lui come nettare,
egli è vestito di stracci, [ ]

270

 

come una cintura viene buttato via;
poiché egli non ha senno né saggezza,
egli non possiede intendimento, [ ]".

Gilgamesh, allora, alzò i suoi occhi e disse:

"Chi, (se non) il loro signore può riempirli di [ ],

275

 

[ ]
[ ] Sin e Marduk? [ ]
[ ] Sin e Marduk [ ]
si sono alzati gli dei [ ]
agendo senza sosta [ ]

280

 

da quando [ ]
e tu pianifichi e [ ]
la tua compagnia [ ]

Se Gilgamesh si cura dei santi templi degli dei
[ ] i sacri santuari [ ]

285

 

[ ] gli dei [ ]

 

Mancanza nel testo di 6 righe

 

[ ] umanità
essi lo anno condotto al suo destino.

Perché ti sei agitato tanto? Che cosa hai ottenuto?

290

 

Ti sei indebolito con tutti i tuoi affanni;
hai soltanto riempito il tuo cuore di angoscia.
Hai soltanto avvicinato il giorno lontano della verità.

300

 

L'amara verità di Utnapishtim (303-324)

 

 

L'umanità è recisa come canne in un canneto.

Sia il giovane nobile, come la giovane nobile

 

 

sono preda della morte.

Eppure nessuno vede la morte,
nessuno vede la faccia della morte,
nessuno sente la voce della morte.
La morte malefica recide l'umanità.

305

 

Noi possiamo costruire una casa,
possiamo costruire un nido,
i fratelli possono dividersi l'eredità,
vi può essere guerra nel paese,
possono i fiumi ingrossarsi e portare inondazione:

310

 

(il tutto assomiglia alle) libellule che sorvolano il fiume
il loro sguardo si rivolge al sole,

e subito non c'è più nulla.

Il prigioniero e il morto come si assomigliano l'un l'altro!
Nessuno può disegnare la sagoma della morte;

315

 

l'uomo primordiale è un uomo prigioniero.

Dopo avermi benedetto,
gli Anunnaki, i grandi dei, sedettero a congresso;
Mammitum, colei che crea i destini, ha decretato
assieme al loro destino:

essi hanno stabilito morte e vita;
i giorni della morte essi non hanno contato a differenza
di quelli della vita".

320

 

Gilgamesh parlò a lui, al lontano Utnapishtim.

311