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Nel 1863, anno in cui apparve su "Spirito Folletto" la vignetta di A. Trezzini, Venezia si trovava ancora in mano austriaca. La Serenissima, che nel 1848 si era fatta protagonista, sotto il comando politico di Daniele Manin e quello militare di Guglielmo Pepe, della resistenza ad oltranza contro l’Austria, costituiva un obiettivo fondamentale nella politica post-unitaria.
Venezia, oltre che sempre presente nei sentimenti del popolo quale città italiana, aveva un’enorme importanza strategica per la sua posizione, estrema punta del Paese a nord-est, baluardo contro la tanto temuta espansione austriaca nei Balcani, espansione che avrebbe reso l’Adriatico un lago austriaco. Si tentò da più parti di risolvere il problema: Mazzini e Garibaldi caldeggiarono una spedizione italiana su Venezia, minacciando, in caso di rifiuto da parte del Re, di riprendere la propaganda repubblicana. Essi confortavano la loro tesi con la convinzione che Slavi e Ungheresi sarebbero insorti apertamente contro l’impero. Nel 1863-’64, proprio su questi temi, Vittorio Emanuele e Mazzini ebbero frequenti contatti.
I ministri del re, dal canto loro, erano impegnati a suscitare una guerra tra potenze occidentali e Russia, sperando che l’Italia potesse giovarsi in qualche modo di una diversa e nuova ripartizione territoriale.
In realtà, falliti questi ed altri tentativi d’accordo, solo la guerra dei 1866 riuscì a restituire Venezia all’Italia.


"Spirito Folletto", Milano, 24 agosto 1863.