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Mentre il potere politico della Democrazia cristiana aumentava di giorno in giorno, feroci polemiche dividevano le sinistre. I comunisti furono estromessi dalla compagine governativa nel maggio 1947 e subito tentarono di promuovere un unico blocco compatto di opposizione.
I socialisti erano però divisi tra massimalisti e riformisti e l’ala moderata del partito preferì conservare l’alleanza con De Gasperi. Nel gennaio 1948, durante il XXVI congresso nazionale del Partito socialista, il corpo principale dei socialisti facente capo a Nenni promosse, in vista delle elezioni, l’ipotesi di formare un’unica lista con i comunisti: la sua proposta non fu accolta da vari gruppi minoritari, che, confluendo nel partito socialdemocratico di Saragat, si separarono per seguire una linea indipendente e centrista. Nel corso di quel congresso si accesero polemiche roventi, cui prese parte tutta l’opinione pubblica: dai più Nenni fu accusato (ma abbiamo visto che già in passato gli si rinfacciava questa debolezza) di non avere la minima autonomia dalle pressioni e dalle ingerenze di Togliatti.
In più, per certe brusche sterzate di atteggiamento politico, si guadagnò il nomignolo di Zolì Tapì, cioè di venditore di tappeti. In effetti, le vicende del Fronte popolare rivelarono che il leader socialista aveva compiuto un errore imperdonabile: non solo il cartello delle sinistre subì una dura sconfitta alle elezioni, ma anche il rapporto di forza con il Partito comunista si rovesciò a favore di quest’ultimo, che da quel momento in poi rappresenterà sempre, anche numericamente, la forza egemone della sinistra.


"Merlo giallo", 27 gennaio 1948