Tra i problemi assillanti e drammatici che il governo democristiano - nato dall’imponente successo elettorale del 18 aprile - si trovò ad affrontare, quello della carenza di abitazioni era certo il più grave. Non solo il settore edilizio in generale, infatti, tardava ad assestarsi su ritmi produttivi adeguati alla domanda, ma era anche orientato verso scelte il più delle volte speculative, senza la minima preoccupazione di una seria programmazione a favore dell’edilizia economico-popolare. Per porre fine a questa situazione, che creava non pochi disagi nella popolazione, intervenne un piano elaborato dall’allora ministro del Lavoro Fanfani che prevedeva, in sintesi, un sistema di rastrellamento fiscale di fondi da investire in abitazioni a carattere economico. A detta di molti esperti, si trattava di un provvedimento del tutto inadeguato alla gravità della situazione, il cui effetto avrebbe potuto solo lenire, ma non risolvere alla radice il male. Alle polemiche tra macroeconomisti si affiancò la preoccupazione della gente comune, che vedeva nella legge le premesse più per la creazione di una solida rete di clientele politiche che per l’effettiva risoluzione dei suoi bisogni. Da qui il tono sarcastico di questa vignetta del "Travaso". "Il Travaso", 10 ottobre 1948
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