I tempi del non expedit, dell’astensione intransigente del Vaticano nei confronti della vita politica italiana, erano solo un ricordo ormai lontanissimo. I democratico-cristiani, guidati da De Gasperi, rappresentavano anzi la forza politica più cospicua e compatta, il cui programma era in grado di aggregare ampi strati dell’opinione pubblica di centro-destra. Abolizione dei monopoli di Stato, cogestione di lavoratori e imprenditori nelle industrie, politica agricola favorevole ai contadini: questi i punti salienti delle enunciazioni di principio della Democrazia cristiana. In realtà la forza vera di questo partito stava nell’immenso apparato promozionale e di controllo messo a disposizione dalla Chiesa, la cui capillare rete organizzativa favorì in ogni dove il rafforzamento della formazione di De Gasperi. In più, tra i dirigenti democristiani e i vertici della Confindustria si andavano intavolando accordi vantaggiosissimi a entrambi, tanto da porre questa forza come la rappresentativa di gran parte del potere economico del Paese. Tutto ciò non poteva che indispettire e insospettire le sinistre, che consideravano scorretto il ricorso da parte della Democrazia cristiana a canali fino allora estranei al dibattito politico istituzionale. Questo disegno di Barbara, in cui il confessionale è trasformato in tribuna elettorale, ne è un esempio eloquente. "Orlando", 1° settembre 1945
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