Come già in passato Napoleone, anche Hitler credette che l’invasione della Russia avrebbe potuto, squilibrando l’assetto difensivo dei nemici, incrementare notevolmente le proprie possibilità di successo. Teoricamente esatta dal punto di vista strategico, da quello strettamente operativo l’impresa si rivelò ben più ardua del previsto, a causa sia delle insormontabili difficoltà logistiche sia della consumata abilità dei Russi nelle manovre militari sul loro suolo. All’invasione, che ebbe inizio nel giugno 1941, presero parte anche 200.000 soldati italiani, inviati da Mussolini contro lo stesso parere dei generali italiani: male armati e nient’affatto addestrati a simili operazioni, essi furono le prime vittime di questa infausta iniziativa italo-tedesca. Le difficoltà dell’avanzata si manifestarono quasi subito, ma furono tenute rigorosamente nascoste all’opinione pubblica dalle fonti di informazione del regime. Anzi, si fece di tutto per accreditare l’impressione di una campagna breve e di esito sicuramente positivo, che di li a poco sarebbe stata coronata dalla capitolazione di Mosca. Di questa visione ottimistica è una testimonianza esemplare questa vignetta pubblicata dall’umorista Mosca sul "Bertoldo", che interpreta l’avvenimento quasi fosse una sagra sportiva. "Bertoldo", 11 luglio 1941
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