Uno degli aspetti tipici che accompagnarono tutta la parabola del fascismo fu la retorica patriottarda con cui venne ammantata l'effettiva inconsistenza ideologica del movimento. L'ignoranza sembrava essere oltretutto una delle prerogative di molti gerarchi fascisti, assurti a posizioni di potere in virtù di doti che nulla avevano a che fare con l'intelletto. Slogan come «Credere, obbedire, combattere» indicano, nella loro scabra formulazione, che l'accento viene posto su altri aspetti ritenuti essenziali per un buon fascista: la cultura, per il suo sostanziale impulso critico, era anzi addirittura considerata come pericoloso fattore di disgregazione, tanto che più avanti Mussolini stesso insisterà, analogamente al collega e alleato Hitler, in una violenta campagna contro ogni forma di espressione intellettuale giudicata 'degenerata'. In questa acuta vignetta " Becco Giallo" sottolinea proprio questa aberrazione dei regime, l'ignoranza dei cui capi fu spesso addirittura portata a esempio di un'autentica virtù fascista. "Becco Giallo", 5 aprile 1925
|