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In questa macabra vignetta natalizia Scalarini mette l'accento sulla maggiore preoccupazione che, al di là della confusione generale in campo politico, agitava la mente dell'opinione pubblica più sensibile: il sorgere e il rapido affermarsi del fascismo.
Indicibile miscuglio di idealismo e banditismo, di populismo e antisocialismo, il movimento fece la sua comparsa ufficiale a Milano nel marzo del 1919, presentando un programma acceso di venature esasperatamente nazionalistiche e anticapitalistiche: tra le sue proposte figuravano tra l'altro una forte imposta straordinaria sul capitale, il sequestro dell'85% dei profitti di guerra, la partecipazione dei lavoratori al funzionamento dell'industria e l'istituzione di una milizia nazionale.
Senza solide basi ideologiche, il fascismo poteva contare però su una situazione diffusa di malcontento nei confronti del risultato bellico e della situazione interna, cui la debolezza e il disorientamento delle forze politiche istituzionali conferivano un aspetto di estrema precarietà.
Dopo una fase iniziale costellata di insuccessi, il movimento si affermò progressivamente sia grazie all'impiego indiscriminato della violenza e dell'intimidazione, sia in virtù dell'abilità tattica di Mussolini, leader indiscusso, che seppe sfruttare ogni occasione offertagli dagli avversari per proporsi come solida alternativa di governo.
Al pericolo di un'adesione di massa alle suggestioni del fascismo si opposero i socialisti, i quali consideravano il fascismo come naturale conseguenza della destabilizzazione verificatasi con quella guerra cui si erano fieramente opposti.


"Avanti!”, 24 dicembre 1920