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Nonostante alcune pericolose ed esplicite deviazioni (memorabile quella di Mussolini, cui, in seguito alla pubblicazione sull' "Avanti!" di un articolo intitolato “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante” non solo fu tolta la direzione del giornale ma venne espulso dal partito), il fronte socialista manifestò nei confronti della guerra un atteggiamento di rigorosa ostilità, paragonabile per coerenza solo a quello del papa Benedetto XV.
L'adesione di alcuni partiti socialisti europei alle tesi nazionaliste frantumò l'unità dell'Internazionale, nella quale tuttavia le componenti italiana e svizzera rappresentarono gli elementi più conseguentemente neutralisti, coagulati intorno allo slogan di Costantino Lazzari: «Né aderire, né sabotare la guerra».
Tale atteggiamento fu confermato nel congresso di Zimmerwald, nel corso del quale fu stilato un manifesto contro la guerra che, nonostante il veto della censura, fu pubblicato anche sull"'Avanti!". Ne seguirono dure ripercussioni sia per il giornale sia per molti dirigenti socialisti: tuttavia, la campagna antimilitarista non accennò a calare d'intensità.
Ne è un esempio questa vignetta di Scalarini, della fine del novembre 1915, in cui sono esplicitamente indicati i gruppi di potere che trarranno maggior vantaggio dalla guerra.


"Avanti!", 24 novembre 1915