Un'altra vignetta, questa volta da "L'uomo di pietra", il cui tema è quello dei difficili rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Imperi Centrali. In effetti, l'opinione pubblica europea ripose fin dall'inizio molte speranze nell'intervento americano: dopo una prima fase di entusiasmo patriottico, ci si rese presto conto che la guerra sarebbe stata anche per l'Italia lunga e logorante, con esiti senz'altro disastrosi per l'economia e per la società. Le forze in campo erano, nel 1915, ancora in equilibrio e un massiccio apporto statunitense avrebbe senza dubbio fatto pendere bruscamente il piatto della bilancia a favore dell'Intesa, abbreviando di molto il conflitto. Da qui l'auspicio di una pronta risposta di Washington agli appelli degli Alleati, preoccupati dall'enorme potenziale economico e militare di cui disponeva la Germania, senz'altro tale da garantirle un lunghissimo sforzo bellico. Non era sufficiente spuntare gli artigli alla belva-Germania, come facevano gli Stati Uniti, sostenevano gli Alleati: erano le dita, cioè le fonti primarie di ricchezza, che andavano colpite, in modo da costringere l'impero all'inedia. In questa prima fase del conflitto, invece, Wilson preferì insistere su posizioni di attesa, accettando solo più tardi di intervenire direttamente negli affari europei. "L'uomo di pietra", 11 settembre 1915
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