Il 20 agosto 1914 Pio X era morto e al soglio papale era asceso il 5 settembre Benedetto XV. Fin dai suoi primi atti di governo il nuovo papa si manifestò assolutamente ostile alla guerra, che condannò inappellabilmente il 1° novembre con l'enciclica “Ad Beatissimi apostulorum Principis Cathedram”, in cui essa era definita come turpe conseguenza dell'allontanamento dell'umanità dai principi del cristianesimo. Successivamente egli non perse mai occasione per censurare quella che più tardi definirà l’inutile strage, alla quale contrapponeva una pacificazione che lasciasse inalterate le situazioni territoriali preesistenti. Benedetto XV riuscì, con un'azione prudentissima ed efficace, a fare in modo che il Vaticano non desse mai l'impressione di propendere per questo o quel contendente, salvaguardando l'estraneità degli istituti religiosi dalla barbarie terrena della guerra. Oltre all'azione pastorale, il papa diede il via a una fitta trama di relazioni diplomatiche che tentarono di sanare, con opportune pressioni su tutti i governi coinvolti nel conflitto, tutti gli elementi di discordia sul tappeto, riuscendo a guadagnarsi il loro favore con l'invito esteso a tutti i cristiani ad accettare in tutto e per tutto gli ordini delle autorità civili. Nonostante l'impegno profuso, la sua iniziativa fin dall'inizio non sembrò poter sortire esiti positivi, dal momento che l'entità della posta in gioco era considerata da tutti ben superiore a qualsiasi richiamo a valori di umanità e religione: è questo il senso della vignetta de "IL Travaso", che tuttavia lascia trasparire l'apprezzamento generale per l'atteggiamento del Vaticano nelle difficili circostanze. "Il Travaso", 8 agosto 1915
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