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Il 21 marzo, senza neppure attendere il voto di fiducia della Camera, Sonnino rassegnò le dimissioni da capo del governo. Al suo posto il mandato fu conferito a Luigi Luzzatti, conservatore illuminato ed esperto economista, già ministro nel precedente governo. La caduta di Sonnino (il quale non era affatto il ‘luogotenente’ di Giolitti come sostenuto da "L’Asino" del 9 -1 - 1910) fu interpretata come l’inizio della nuova scalata al potere di Giolitti, resuscitato dal limbo apparente in cui si era posto.
In effetti, artefice della caduta del governo e della designazione del nuovo presidente del Consiglio fu proprio lo statista piemontese, che aveva ritenuto insostenibile un gabinetto - quello di Sonnino - cui si opponeva la quasi unanimità del Parlamento e nel contempo riteneva prematura una propria immediata ricandidatura. Nella composizione della nuova compagine ministeriale Giolitti fece la parte del leone, collocando suoi uomini di fiducia, come Facta, Tedesco e Calissano in posti chiave.
Politico duttile e di consumata abilità, Luzzatti seppe ben adattarsi al ruolo di comprimario, muovendosi con estrema prudenza e con atteggiamenti sempre sfumati nei confronti di Giolitti.
Agli occhi dell’opinione pubblica quest’ultimo era riuscito a presentarsi come il vero e proprio uomo della Provvidenza, senza il cui contributo e il cui assenso era impossibile dar vita a qualsiasi maggioranza. La sua nuova escalation era inarrestabile e per circa un anno - tanto durò il governo di Luzzatti - egli preparò il suo ritorno trionfale. AI momento opportuno, il 20 marzo dell’anno successivo, Giolitti provocò la caduta del gabinetto Luzzatti.


"L’Uomo di pietra", 26 marzo 1910