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La ‘Sezione antropologica del Museo Borghese’ pubblicata nel 1898 potrebbe utilmente spiegare lo spirito dissacratore dell’ "Asino". La fortuna del settimanale satirico, edito a Roma dal 1892 al 1925, che recava nella testata "Come il popolo è l’asino: utile, paziente e bastonato", si configura più come un fatto di costume che non come un caso giornalistico.
I richiami ispiratori al socialismo sono sempre stati evidenti, ma a un socialismo becero, certamente non scientifico, visceralmente anticlericale. Molti furono i lettori che accettarono, senza riserve, la polemica d’urto di Podrecca, direttore e fondatore dell’ "Asino", riservata soprattutto agli uomini più in vista del Paese, scambiandola per intransigenza. D’altronde la cultura di base del popolo italiano non era allora delle migliori e un vignettismo esasperato, condotto senza sottintesi, derisorio e minaccioso, doveva riuscire intelligibile anche agli scatenati più rozzi.
Come osserviamo dalla vignetta tra i personaggi alla berlina figurano alcuni protagonisti della storia d’Italia, da Di Rudinì (Antonio Starabba) a Giolitti, da Sonnino a Zanardelli.
Le armi della critica, anche spietata, sono completamente assenti e sostituite da un terrorismo verbale del tutto simile al linciaggio. L’insulto denigratore sembra eretto a sistema: si badi la laconica didascalia dedicata ad Alessandro Fortis. Non meriterebbe, il Fortis, alcun commento, basta attribuirgli la ‘delinquenza’ degli altri ‘segnalati’. Eppure Fortis era uomo della Sinistra, grande avversario dei governi reazionari, ‘reo’ tuttavia di aver aderito alla Sinistra costituzionale dopo l’abbandono dell’estremismo.


"L’Asino" 1898, numero unico