Nel giugno-luglio 1894 Crispi era riuscito a ricostituire una maggioranza che, seppure variegata e irrequieta, garantiva una relativa stabilità al suo gabinetto. Ma la rottura con i radicali di Cavallotti (il cane nella vignetta) e la violenta polemica con Giolitti, che durava dai tempi dello scandalo della Banca Romana, misero a dura prova le sue capacità di consumato navigatore politico. Un primo scacco gli venne da Giolitti, che pubblicizzò i contributi finanziari forniti dalla Banca Romana alle attività della famiglia Crispi destando grande scalpore: vista la mala parata, il capo del governo decretò l’8 maggio lo scioglimento della Camera e indisse le elezioni per il 26 maggio e il 2 giugno. Manipolando abbondantemente i risultati delle urne riuscì, nonostante la mancata collaborazione dei cattolici, a garantire un notevole margine di vantaggio alla maggioranza governativa, forte anche di un innegabile appoggio di gran parte della stampa. Tuttavia nuovamente fu messo sotto accusa da Cavallotti con una Lettera agli onesti di tutti i partiti (alla cui redazione pare non fosse estraneo il Di Rudinì, il gatto in paziente attesa della vignetta) in cui accusava apertamente Crispi di falsa testimonianza, concussione, corruzione e millantato credito. La polemica che ne seguì, passata. alla storia come ‘questione morale’, vide più volte vacillare il prestigio del capo del governo, che resistette al suo posto soprattutto per la protezione e la copertura fornitegli dal re Umberto I. Nonostante la precaria situazione interna, sarà paradossalmente una vicenda di politica estera, la sconfitta di Adua, a far cadere l’anno successivo il gabinetto Crispi. L’anonimo disegnatore del meneghino "L’uomo di pietra" ha sintetizzato con l’efficacia del dialetto milanese la ‘posizione incomoda’ in cui si dibatteva in quei giorni il capo del governo: «É su, sta su, lo tengono su, è vero / Ma se sta su ridotto in questo modo / È un povero uomo, perché si può giurare / Che oggi o domani il capitombolo lo farà». "L’uomo di pietra", 22 giugno 1895.
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