Un mezzo espressivo cui la satira ricorre frequentemente, per ridicolizzare il potere, è la caricatura dei personaggi sulla cresta dell’onda, resi in foggia e atteggiamento infantili. Nessuna meraviglia quindi se nel numero del 3 marzo 1891 apparvero sulle pagine del "Fischietto" ritratti deformati di uomini di rilievo del firmamento politico nazionale. Il lettore s’imbatte dunque in Pelloux, generale e politico, più volte ministro della Guerra, armato di scopa per cacciare un innocuo animale domestico. Ferraris, dal grande naso (o dal grande fiuto), deputato dal 1848, senatore, vicepresidente della Camera, sindaco di Torino, ministro degli Interni e successivamente di Grazia e Giustizia, appare come un abile opportunista. Chimirri, come ministro dell’Agricoltura, recita la parte di un pastorello da presepio, piuttosto effeminato. L’economista Luzzatti, uno dei protagonisti del risanamento delle finanze statali, non ha nemmeno un volto, ma soltanto un salvadanaio, simbolo dell’avarizia. Sconcertante (lo si legge nella didascalia) e d’indubbia grevità lo sberleffo alle sue origini ebraiche. Più garbata invece l’ironia riservata al presidente del Consiglio Di Rudinì, conosciuto per l’eleganza dell’abbigliamento e per il caratteristico monocolo. Il disegnatore avanza l’ipotesi che il marchese fin dall’infanzia usasse distinguersi portando una caramella per ben impressionare le bambine. Scontati l’abito alla marinara e la barchetta dell’ammiraglio Saint-Bon, capo di Stato Maggiore della Marina, alla quale si dedicò con largo impegno per il riordinamento, la riforma delle scuole navali e il potenziamento della flotta. "Il Fischietto", 3 marzo 1891
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