L’origine del 1° maggio, festa dei lavoratori, è legata alla lotta degli operai dei Paesi più industrializzati per ottenere le otto ore di lavoro giornaliere. AI congresso di Parigi del 1889, durante il quale fu fondata la II Internazionale, fu approvata una proposta del delegato Levigne per l’istituzione di una «... grande manifestazione internazionale, a data fissa, in modo che contemporaneamente in tutti i Paesi [...] nello stesso giorno prestabilito, i lavoratori pongano ai pubblici poteri la condizione di ridurre legalmente a otto ore la giornata di lavoro [...] Visto che una manifestazione simile è stata già indetta per il 1° maggio 1890 dall’American Federation of Labour... questa data è stata adottata per la manifestazione universale». La festa dei lavoratori, concepita come un giorno di lotta, fu accolta in Italia in un periodo in cui le masse operaie e contadine promuovevano forme associazionistiche sempre più organizzate e combattive. L’altra campana, la borghesia - per indicare sommariamente chi non apparteneva al proletariato - aveva diverse opinioni sul 1° maggio e le manifestava anche con pseudo-manifesti come quello pubblicato da "Il Fischietto". Invocata, in didascalia, la pioggia per spegnere le vampate dei ‘facinorosi’, l’autore nel polemico fumetto traccia un racconto permeato di sarcasmo. Premesso che i radicali attizzano il fuoco della questione operaia, "Il Fischietto", nella parte alta della vignetta, ripropone il luogo comune, storicamente duro a morire, della violenza operaia. In basso c’è la resa dei conti, con il trionfo della giustizia che distribuisce premi (pene) ai manifestanti con finale da ‘arrivano i nostri’, cioè i gendarmi a cavallo trionfanti sui lavoratori fin troppo ridicolizzati. "Il Fischietto", 14 aprile 1891
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