La crisi agraria europea incominciò a manifestarsi attorno al 1875. I raccolti registrarono una carenza di vaste proporzioni nell’inverno 1878-79 quando la produzione granaria risultò gravemente insufficiente rispetto ai fabbisogni. Ma la vera avversaria non era l’inclemenza delle stagioni bensì la concorrenza transoceanica che non dava tregua e che si rivelò irresistibile per gli esperti europei. In Italia la crisi si manifestò, lievemente in ritardo sugli altri Paesi europei, attorno al 1880-81, una volta cessati i benefici della protezione costituita dall’aggio della lira. Fu tuttavia un dato oggettivo che investì le maggiori produzioni agrarie italiane, ma che escluse quella del vino in quel periodo in piena espansione e spesso trionfante sulla cultura granaria scarsamente redditizia. A dar man forte all’industria della viticoltura italiana intervenne anche la fillossera, l’insetto che uccide la vite, oggetto della satira dello "Spirito Folletto", un’autentica pestilenza che si abbatté sui vigneti francesi. Delle serie difficoltà in cui versava l’industria del vino francese ne seppe approfittare la tradizionale nemica italiana che se ne avvantaggiò sensibilmente tanto da aumentare forse eccessivamente l’area destinata ai vigneti, soprattutto in Puglia e in Sicilia. Quando, alla fine degli anni ottanta, i Francesi ricorsero alle più resistenti viti americane, il ‘monopolio’ italiano cominciò a traballare, fino all’abdicazione coincisa con l’affermazione, anche da noi, dell’infernale insetto. "Spirito Folletto", 18 settembre 1879
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