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Cairoli, presidente del Consiglio, e Zanardelli, ministro degli Interni, riuscirono a imprimere alla politica del Paese un indirizzo liberale aspramente contrastato dall’opposizione di destra esplicitamente preoccupata per l’eccessiva tolleranza che il governo accordava a uomini e a organizzazioni di sinistra. Ma c’era dell’altro e "L’Asino" del 28 ottobre 1878 lo denuncia con profetica puntualità in quanto Cairoli ebbe la sfiducia parlamentare oltre un mese e mezzo dopo l’uscita del giornale. C’era dunque la lotta ai carrozzoni dei privilegi dei pochi contro gli interessi della nazione. Cairoli, intransigente moralizzatore, per molti non alieno da ingenuità, e con un alto senso dello Stato, non poteva che urtare con un certo clamore contro il mondo dell’affarismo e dell’alta finanza, mettendoci un tale impegno da avvicinarlo, almeno per questo aspetto, a un Quintino Sella. Eppure il primo ministero Cairoli cadde non per ragioni peculiarmente politiche, ma per un grave episodio di terrorismo. Infatti il 17 novembre, a Napoli, mentre accompagnava in carrozza Umberto I, lo stesso presidente del Consiglio fu ferito alla coscia destra da una pugnalata dell’attentatore Passanante, pugnalata diretta al sovrano. Cairoli ottenne l’assegnazione della medaglia d’oro al valor militare, ma dovette dimettersi sotto le pesanti accuse dirette al suo ministro degli interni Zanardelli responsabile di non aver saputo controllare la situazione.


"L’Asino", 28 ottobre 1878.