Vittima della satira è, questa volta, Marco Minghetti, lo statista bolognese che detenne la carica di ministro degli Interni nel 1861 e di presidente del Consiglio nel 1863-1864 e nel triennio 1873-1876. L’aneddotica ce lo tramanda uomo di profonda cultura, viaggiatore e conoscitore dell’Europa, a differenza di molti suoi contemporanei e dotato di tale eloquenza da essere soprannominato la ‘sirena’. Sappiamo che fu leader della Consorteria, quella parte della Destra che si contrapponeva all’altra, la Permanente, perché meno campanilistica e più preoccupata dei generali interessi del Paese. Minghetti fu infatti un acceso regionalista e cercò di opporsi all’accentramento politico e amministrativo del Piemonte. Per il resto, era uomo tipico della Destra, di cui condivideva la politica economica della lesina, già espressa da Quintino Sella, e il progetto del pareggio del bilancio da conseguirsi attraverso la pressione fiscale. Mantenne la tassa sul macinato e fu fedele alla norma del ‘prevenire e non reprimere’, in materia di ordine pubblico. Come del resto i suoi compagni di corrente, fu personalmente onestissimo. Divise con loro, però, anche il torto di credersi tra i pochi portatori del patriottismo e i pochissimi esperti capaci di guidare la nazione. "Il Fischietto", 10 aprile 1875
|