Il 1873 fu un anno di crisi finanziaria: il credito italiano perse di stabilità e la lira precipitò a quotazioni bassissime. Di conseguenza diverse agitazioni scossero tutto il Paese e gli oppositori della Destra ebbero agio di accusare Sella e Minghetti, raffigurato nella vignetta quale uno stolto San Giorgio che invece di colpire la Banca Nazionale (il drago) e di schiacciare il corso forzoso (il serpente) calpesta e uccide il commercio, il solo che aveva bisogno di protezione e di cure. Era la seconda grave crisi economica che travagliava il Paese dall’Unità. La prima, scoppiata nel 1866 a causa di una generale depressione europea e della conseguente richiesta di rimborso da parte dei creditori stranieri, aveva indotto Sella e Minghetti a istituire il corso forzoso privilegiando la Banca Nazionale come istituto di emissione dei biglietti. Oltre a queste iniziative si ricorse, per tornare a galla, alla vendita di proprietà demaniali ed ecclesiastiche che favorirono la speculazione e alle tasse che, impoverendo i risparmiatori, sottrassero capitali essenziali ai fini di un possibile decollo industriale. A neppure dieci anni di distanza la situazione si ripresentava faticosa e l’intolleranza popolare cresceva a misura dei sacrifici richiesti. Tuttavia la tenacia degli uomini della Destra venne ‘premiata’ e Minghetti nel 1876 poté finalmente annunciare il pareggio del bilancio. "Il Pappagallo", 14 dicembre 1873.
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