Theophrast Bombastus von Hohenheim, detto Paracelso


Un altro allievo di Tritemio fu Paracelso, che divenne anche il successore di Fra’ Pacioli alla guida della fratellanza. Theophrast Bombastus von Hohenheim, detto Paracelso nacque a Einsiedeln; il padre Wilhelm vi esercitava la professione medica, la madre morì poco dopo la sua nascita. Trascorse a Einsieldeln i primi anni della sua infanzia, frequentò varie università tedesche da Heidelberg da Wittenberg a Ingolstadt e Monaco, ma soprattutto Tubinga. Fu, come ho già detto, discepolo di Giovanni Tritemio e da questi introdotto alla occulta philosophia (astrologia, alchimia, cabala cristiana). Intorno agli anni 1520 si stabilì in Tirolo per studiare le miniere, le caratteristiche dei minerali e le malattie dei minatori; inoltre iniziò una lunga serie di viaggi, come medico militare, al seguito di diversi eserciti in vari paesi d'Europa. Intorno al 1527 guarì Erasmo da Rotterdam ed ottenne il doppio incarico di medico municipale e di insegnante presso l’Università di Basilea. Successivamente iniziò ad essere perseguitato da problemi giudiziari e dai suoi nemici, soprattutto medici sostenitori della medicina galenica che lui avversava. Perciò Paracelso dovette sempre fuggire di città in città ed infine morì a Salisburgo il 24 settembre del 1541, pochi giorni dopo aver dettato, conoscendo evidentemente l’approssimarsi della sua morte, ad un notaio il suo testamento in cui lasciava i suoi scarsi beni a un paio di amici e ai poveri della città. Accusato di essere un ubriacone, un beone, un negromante, un imbroglione, di essere dedito a pratiche diaboliche, Paracelso fu un medico ed uno scienziato straordinario. Egli portò in superficie la scienza della confraternita, soprattutto nel campo della medicina, precedendo gli rosacrociani del 1614-15: la Fama Fraternitatis e la Confessio Fraternitatis; il mistico Jakob Bohme, il fondatore dell'omeopatia Hahnemann, filosofi come Francesco Bacone, Novalis, Lessing; poeti come Goethe.

C.G.Jung, in “Paracelso come medico” scrisse di lui: “Egli agì come un possente vento di tempesta che sradica e trascina nei suoi vortici tutto ciò che in qualche modo si lascia smuovere dal luogo consueto. Come un vulcano in eruzione, ha devastato e distrutto, ma anche fertilizzato e vivificato”. Come afferma Jung in “Paracelso come fenomeno spirituale”: “Il tema fondamentale del pensiero paracelsiano è l’autonomia dell’esperienza della natura nei confronti dell’autorità della tradizione….Questo atto liberatorio ma innescò anche quel conflitto fra “fede e conoscenza” che avvelenò in particolar modo il clima culturale del diciannovesimo secolo.” Filosofo, chimico, medico, alchimista, vedi figura tra le sue formule fu considerato da molti come il maggior pensatore del Rinascimento, ed ebbe fama anche nei secoli successivi: ad esempio Goethe si ispirò alla sua figura per scrivere il “Faust”. Paracelso scrisse: “Di ciascuna cosa si deve fare l’uso a cui è destinata e non dobbiamo averne timore; Dio infatti è il vero medico e la medicina stessa.” Nel testo “Paragranum” teorizzò, in antitesi alla medicina tradizionale da Avicenna a Galeno, che la scienza dovesse fondarsi su quattro pilastri, la filosofia, l’alchimia, l’astronomia e le virtù, ed una colonna centrale, l’amore per prossimo. Sulla base della centralità del principio dell’analogia tra il macrocosmo e il microcosmo sottolineò l’unità del tutto: “vi sono nomi distinti ma non vi sono arti o saperi cioè scientiae distinti: l’uno, infatti, è in tutti." Nel pensiero stesso di Paracelso “Non vi è che un solo numero nel quale noi dovremmo vivere quaggiù: è il numero uno, e non dovremmo contare oltre. La divinità racchiude il numero tre, ma esso si riporta all’unità. E così noi, noi umani, dovremmo dedicarci solo ed unicamente al numero uno ed in questo numero vivere. E in questo numero, ed in nessun altro, che ci è serenità e pace. Ogni numero più alto attira lotte e contese fra gli uni e gli altri. Quando uno che fa calcoli pone una cifra e lo fa più di una volta, quante colonne vi saranno, e quanto grande sarà il numero? Ecco la nostra miseria, ed il verme che ci rode. Che gioia e che fortuna, vivere nell’unità! Anche i corpi celesti, la terra e tutte le cose hanno il loro corso in questo numero.”