Il LAVORO nella concezione massonica
Per quel che concerne la terza parte del fine complessivo dell’umanità, a quella [cioè], che la natura priva di ragione venga interamente sottoposta al volere razionale, e l’essere razionale domini sul morto meccanismo, - appartiene essenzialmente al suo modo di pensare, che egli sappia questo, che egli riconosca in ciò lo scopo dell’umanità, e che egli pertanto consideri e valorizzi ogni attività umana, per minima che sia, da questo lato. La familiarità con questo fine, e il rispetto per esso, gli serve ad apprezzare gli uomini non secondo il grande o piccolo posto che essi occupano, ma secondo la fedeltà con cui lo amministrano. Il più basso lavoro meccanico, considerato da questo punto di vista, é pari alla più alta attività spirituale: poiché tanto quella che questa estendono il dominio della ragione e ampliano l’impero da lei conquistato. un contadino o un operaio che, in grazia del suo dovere e per amor del tutto, esercita l’opera sua con vero attaccamento e attenzione, e la porta a compimento, agli occhi della ragione ottiene un posto più alto dei dotti incapaci e degli inetti filosofi. Chi si impadronisce di questo concetto, non solo valuterà con giustizia il mondo e le sue relazioni, ma anche innalzerà il proprio valore mediante il sublime punto d’appoggio che ha acquistato.
Far sorgere, consolidare, vivificare questa maniera di pensare é il punto a cui deve sboccare tutta l’istruzione che io chiamo massonica. Ora voi potrete considerare come dovrebbe essere impartita questa istruzione, e del pari, come nulla potrebbe venir acquisito senza istruzione.