Il tuo browser non supporta il tag embed per questo motivo non senti alcuna musica La Natura degli Élohïm « Gli ÉLOHÏM costituiscono la prima gerarchia delle Potenze create; e, se vogliamo dar loro il nome che meglio corrisponde, sia al termine collettivo ebraico sia alla tradizione cristiana, sono individualmente i "Ministri" del Dio-vivente, e collettivamente gli Angeli o Geni, la Tzaba, l'Armata divina. Per quanto concerne la loro natura in se, gli Élohïm corrisponderebbero esattamente ai SARIN, della Tradizione Orientale, le entità che sono in possesso della Essenza Vivente; e per quanto riguarda il loro effettivo ruolo universale sono gli ARSHIN, della stessa Tradizione: che tradotto significa le Fiamme Viventi, Principi, di dove etimologicamente derivano gli Archetipi, greci e gnostici, con il senso immutato di Principi, Cause efficienti. È interessante considerare, come nella Tradizione Orientale, SARIN e ARSHIN, in verità, sono una sola e identica parola, e si applicano indistintamente alle stesse entità. In queste parole, infatti, l'inversione delle lettere testimonia soltanto due differenti aspetti dello stesso Essere, a seconda che lo si consideri in Se stesso o nella sua modalità di manifestazione; ma non indica per niente una mutazione qualsiasi nella natura di questo essere. Per spingere a fondo l'esame della natura degli ÉLOHÏM, diremo che, nel suo insieme, questa gerarchia esprime soltanto un concetto; vale a dire che dall'eternità, il Verbo possiede delle sue proprie potenze effettuanti universali: e, appena le concepisce, - vale a dire dall'eternità - questi Poteri sono portati in esistenza. Con ciò non s’intende sostenere che questi Esseri sono il Verbo stesso manifestato all'esterno. Il Verbo infinito ed indivisibile per essenza non può assolutamente esteriorizzarsi nel senso stretto del termine; ma i Poteri efficienti concepiti, giacché creati da Lui quindi essenzialmente inferiori ed esterni a Lui, rimangono con la sua Essenza in uno stato di partecipazione talmente intima che la distinzione tra la loro essenza creatrice e la loro essenza creata è, per le nostre intelligenze finite, assolutamente impossibile. È precisamente per questo che, in molti passaggi della Scrittura, L'Élohïm il Malak, il Ministro, l'Inviato, l'Angelo è confuso con Dio stesso. È ancora grazie a questa confusione che nel primo versetto del Genesi la parola Élohïm è stata tradotta con Dio, trascinando, a seguito di tale errore una nozione dell'atto creatore completamente discordante a quella che realmente ci è stata trasmessa da Mosé, o chi per lui. S. Agostino, nel suo "De Genesi ad litteram", è assolutamente di questo parere, quando afferma: Ogni vita priva di ragione, ogni volontà debole o cattiva è sottomessa agli Angeli sublimi che godono di Dio con sottomissione e lo servono con beatitudine. – Da ciò consegue che percepiscono in Lui la verità immutabile e regolano la loro volontà sulla sua. Sono dunque sempre partecipati della sua eternità, della sua verità della sua volontà fuori del tempo e dallo spazio. In compenso, sono mossi dalla sua potenza, anche temporalmente, mentre il suo movimento resta fuori d’ogni temporalità. Salvo riserva, da parte nostra, che l'influenza dei Geni o Angeli non è limitata esclusivamente alla vita priva di ragione, o alla volontà debole o cattiva, siamo in piena comunione di idee col il Pontefice africano. Da quanto detto, in ogni modo, non si deve inferire che tutti gli Élohïm sono uguali tra loro. Tutta la Tradizione della Qabalah, difatti, dai tempi più antichi fino a Luria ha ammesso la diversità dei doni attribuiti dal Creatore alle proprie creature; e, di conseguenza, una distinzione quantomeno gerarchica e qualitativa tra queste creature. Come la Qabalah anche, il Cristianesimo ha conservato questa Tradizione che divide l'Angeologia in nove Gerarchie o Cori; e, a questo proposito c’è da sottolineare che questo numero 9 non è stato preso arbitrariamente. Per le sue proprietà particolari, questo numero, infatti, segna simbolicamente la distinzione, che abbiamo indicato sopra, tra l'Essenza angelica e l'Essenza divina manifestata nei suoi Poteri. Quest'ultima, essendo simboleggiata dal numero 10 e la lettera ebraica corrispondente, y, fa si che il numero 9, attribuito all'Angeologia, c'i informi che soltanto il possesso tramite il Verbo creatore dell'Unità indivisibile in se, lo distingue dai suoi Poteri. Ma quale distinzione! E quanto incommensurabile! giacché misura (consentendoci l’espressione) la distanza assolutamente inconcepibile che separa l'Assoluto dal Relativo; l'Infinito dal Finito; il Creatore dal creato. È inoltre ben evidente che, in queste condizioni, niente s'oppone (qualunque cosa possa essere affermata) a che ogni Élohïm possieda una personalità distinta. L'unione della Triunità divina con la pienezza dei suoi Poteri costituisce ciò che la Tradizione antica ha indicato con il nome di Cielo dei Cieli; Mondo divino; Terra dei Viventi. Corrisponde anche al Pleroma greco; ma non a quello degli Gnostici di Valentino che è più propenso a presentare gli Élohïm come delle proliferazioni inferiori del Verbo. Quest’ipotesi è, in ogni caso, soltanto un panteismo mascherato e, per giunta, anche male! Per terminare con la natura degli Élohïm, notiamo che questa natura vela sotto la propria unità una dualità, che potrebbe indicarsi come, antinomica - analoga a quella che si constata in tutti gli esseri creati - a seconda che si consideri questi Élohïm nella loro essenzialità o nella loro attività specifica. Nel primo caso devono essere considerati per la loro partecipazione eterna con Lui, come sempre presenti nell'intimità indivisibile del Verbo-Essenza. Nel secondo caso devono necessariamente, per agire nell'universalità dei mondi e nell’ordine temporale e spaziale, essere in qualche modo esterni e separati da Lui. Sono queste le ragioni che li compartecipano, al tempo stesso, del Cielo dei Cieli Mondo dei Principi, e dell'ordine gerarchico universale chiamato dalla tradizione orientale Cielo di Indra, Mondo delle Forme. Troveremo in seguito (VII, 16) nel testo stesso di Mosé, una prova suasiva della distinzione che faceva il grande legislatore, tra Gli Angeli Élohïm ed il Dio-vivente, YHVH. Ecco quanto avevamo da dire su Élohïm; e se ci siamo dilungati su questa parola, lo è perché era assolutamente indispensabile rendergli, una volta per tutte, il suo reale senso esoterico il quale, unito alla lettura esatta delle parole Berechith Bara (In principio creò), muta completamente il senso comunemente attribuito al testo del Genesi. Alla creazione immediata, infatti, effettuata da Dio stesso, vedremo sostituirsi una creazione mediata, tramite Poteri che, a causa della loro unione continua con l'ordine gerarchico che li precede e quello che li segue, costituiscono gli anelli di una catena ininterrotta, unendo l’infima e più bassa delle manifestazioni effettuate al Verbo creatore. Per concludere, se qualcuno volesse sollevare l'obiezione, in questo caso di ordine grammaticale, che il prefisso Ath (ta), che segue subito dopo, firma dell'accusativo in ebraico, manca davanti alla parola Élohïm, la nostra introduzione, che fa di questa parola il regime diretto e non l'argomento del verbo BARA, non sarebbe esatta, e dunque che la nostra argomentazione cadrebbe interamente, ma risponderemo a questa falsa obiezione quando andremo ad esaminare la particella in causa ». Indice Analisi della Parola La Natura degli Élohïm
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