Lo Sciamano e il Metafisico


Lo sciamano è stato variamente descritto e definito. Viceversa il metafisico (non il semplice espositore di teorie metafisiche) è un argomento quasi vergine. Basterà che sappia recitare e citare l'opera di Shankara odi Ibn'Arabî (gli unici a cui credo nessuno neghi la qualità magisteriale). Nel senso più vasto la metafisica, ben più che un linguaggio, è un'esperienza trasformativa, il metafisico, grazie a sistemi di simboli, tramuta in metafisica ogni attività e inattività, e di là dagli atti, tramuta la propria vita interiore. E questa metamorfosi intima e totale che definisce il metafisico nel senso più pieno. Egli estirpa ogni identificazione con la sua persona sociale e storica, non si riconosce nell'individuo che sembra essere, nato da certi genitori in certa data, con un suo carico di ricordi, si identifica con l'essere come tale. Lo esprimerà talvolta nei secoli dicendo «sono figlio del cielo e della terra» o, come affermava Guerin Meschino, «sono figlio del Sole e della Luna». Ecco una prima possibilità di distinzione fra lo sciamano e il metafisico. Lo sciamano cinese arcaico, consultato, leggeva la sorte orientando un suo quadratino con sopra l'indicazione dei punti cardinali, a riprodurre la posizione del cliente, ruotando quindi un circolo zodiacale interno al quadratino per riprodurre la posizione degli astri al momento. Sul circolo, oltre ai segni zodiacali disposti sul bordo, figurava l'Orsa Maggiore. Dove la sua coda puntava quando il quadrato e il circolo erano stati situati a dovere, lì si leggeva il responso. Per uno sciamano poteva essere, quella indicazione, un suggerimento per dire la ventura; per un metafisico tutto quell'armeggiare era un modo di diventare l'asse che non vacilla tra cielo e terra, di coincidere con il cardine del cosmo. Lo sciamano si poteva incardinare anche lui nel cosmo, ma forse non giungeva all'impersonalità assoluta. Ad una fase ulteriore il metafisico cessava di identificarsi con l'unità (dell'essere), diventando lo zero. Lo sciamano può rimanere uno, nessuno, centomila, mentre al metafisico compete di raggiungere lo zero assoluto. Come illustrare l'incontro di uno sciamano, che spesso non sta nella pelle, essendo fuor di sé, in viaggio, che si trasfonde in morti e in energie cosmiche e perciò decifra i segni del destino, con un metafisico? Rispondono le Scritture taoiste con un episodio che figura identico tanto nelle «Opere di Ciuang-tze» (V, 7) come nelle «Opere di Lieh-tzu» (VII). I compilatori, per metterlo in entrambe le raccolte, dovettero ben capirne la straordinaria qualità. Ma gli editori hanno torturato il testo, dandoci la prova che ben presto si cessò di capire il significato del confronto fra sciamano e metafisico. Ecco un tentativo di versione:
Nel regno di Cheng c'era uno sciamano [u: l'ideogramma mostra una squadra, che indica il rigore dell'arte, con ai lati due figurine danzanti] (evocatore) di spiriti (SHEN: essenze, forme formanti personificate) chiamato Chi Hsien. Conosceva il tempo della morte e della vita, della sopravvivenza e della rovina, della disgrazia e della fortuna, della lunga vita e della morte precoce, e sapeva segnalare l'evento con la data dell'anno, del mese e della decina, neanche fosse lui stesso uno spirito [shen]. La gente di Cheng, vedendolo arrivare, scappava.
(Quando) Lieh-tzu l'andò a trovare ne ebbe il cuore sconvolto. Tornò dal suo maestro Hu-tzu e disse: - Credevo finora che la Sua via [tao] fosse eccelsa, ma adesso m'accorgo che ce n'è una più alta ancora.
Hu-tzu disse: - Ti ho insegnato finora la parte esteriore e non la sostanza e tu ti credevi già di possedere la dottrina [tao]. Come se le pollastre volessero far l'uovo senza il gallo. Agiti in faccia alla gente ciò che sai e così ti dai a conoscere per chi sei. Cerca di portarmi (codesto sciamano) e mi farò esaminare. (Lo sciamano) andò (dal maestro) e dopo disse a Lieh-tzu: - Ahimè! Il Suo maestro è come morto. Non ne avrà per più di dieci dì. Ho veduto in lui una strana cosa: della cenere bagnata. Lieh-tzu rientrò piangendo, il colletto intriso di lacrime, e riferì a Hu-tzu, che disse: - Or ora mi sono manifestato come terra, che vive [germoglia], eccome, senza però agitarsi e senza reprimere niente [il passo è tormentato dagli editori; prevale la lezione: «MENG HU PU CHEN PU CHENG», dove MENG indica il germogliare dal suolo; HU è un'esclamativa; PU CHEN vale: «senza agitarsi» o «senza accalorarsi», mentre PU CHENG vale: «senza deviare», «senza fermarsi», CHEN indica anche il «restare incinta» e nell'ideogramma CHENG Karlgren addita l'idea del piede che calca e reprime un germoglio. E lecito anche intendere: «la terra che germoglia immobile e incessante»]. Egli ha potuto ravvisare in me soltanto la stasi [Tu: «impedimento», «l'arresto», l'ideogramma mostra un albero accanto a un pilone fallico] dello zampillo [CHI che può anche significare «segreto» o «congegni»] dell'energia cosmica [TÉ «energia magica», VIRTUS]. Prova a riportarmelo.
Il dì seguente tornarono a vedere Hu-tzu. Uscendo, lo sciamano disse a Lieh-tzu: - Che fortuna! Nel Suo maestro dopo la mia visita la vitalità (sheng) è ritornata. Sta guarendo. Ho visto sciogliersi l'impedimento alla sua vitalità.
Rientrando Lieh-tzu riferì a Hu-tzu, che disse: - Or ora mi sono manifestato come cielo e terra, senza [alla lettera: senza che c'entrassero più] né nome né denaro e l'energia (chi) scattava colmandomi su dai talloni (dall'origine). Forse ha visto in me la pienezza [l'ideogramma di SHAN comporta i due segni del montone e del flauto: della festa] dell'energia zampillante. Prova a riportarmelo.
Il giorno dopo tornarono da lui.
(Stavolta lo sciamano) disse a Lieh-tzu: - Il Suo maestro non ha continuità, non ho potuto decifrarlo. Quando si sarà rimesso tornerò a decifrarlo. Lieh-tzu rientrò e riferì; Hutzu disse: - Or ora mi sono manifestato a lui come l'assoluto vuoto e non si è sentito di decifrarmi. Non ha potuto vedere altro che l'equilibrio delle correnti d'energia. Quando (una balena volteggia) le onde s'addensano e si forma un vortice; quando le acque ferme si addensano, si forma un vortice; quando le acque correnti si addensano, si forma un vortice. Il vortice ha nove nomi ed io ne sono venuto manifestando (successivamente) tre. Prova a riportarmi (lo sciamano). Tornarono l'indomani a trovare Hu-tzu. Ancor prima di presentarsi (lo sciamano) scappò esterrefatto.
- Rincorrilo! ingiunse Hu-tzu, ma per quanto corresse, Lieh-tzu non cela fece. Tornò e riferì: - E sparito! Sparito! Non ho potuto riprenderlo. Hu-tzu disse: - Or ora mi sono manifestato a lui come ancora non emerso dall'origine, come vuoto, fluido e duttile. Non ha potuto decifrarmi. Io miserello ero l'infinità [MI: «remoto», «pervasivo», «compiuto», (fermo»; nell'ideogramma l'arco, simbolo di tensione e di genesi] dei possibili (o: camaleontica), ed è scappato. Dopo di ciò Lieh-tzu sentì di non aver neanche cominciato a imparare. Tornò a casa e rimase per tre anni senza uscire, sostituì la moglie in cucina, diede da mangiare ai maiali come fossero persone. Si appartò dagli affari. Rifece grezza la pietra già scolpita. Il corpo gli diventò come quello d'una tartaruga. Restò sigillato in sé anche nel trambusto, si mantenne nell'Uno, uguale a se stesso fino alla fine.
 

Il brano è tratto da: "Conoscenza Religiosa", La Nuova Italia, Firenze, 4, 1975 a cui si rimanda per gli approfondimenti.