LA GRANDE OPERA

Parte Terza

La necessità di riunione tra il Corpo e lo Spirito che, nell'esperienza mercuriale, l'aveva abbandonato è ben descritta nella tredicesima figura dove il vecchio Padre, in presenza dell'Anima, abbraccia il Figlio ritornato ed allo stesso tempo lo inghiotte. Così leggiamo nel commento, per quel che si riferisce alle parole del Padre ed al suo comportamento:

 

"Figlio, in tua assenza, io ero morto,

La mia esistenza si trovava in grande pericolo,

Che gioia mi dà il tuo ritorno!

Fin da quando il Figlio entra nella dimora del Padre

Il Padre lo circonda con le sue braccia

E nel medesimo tempo lo inghiotte

Nella sua bocca. Il Padre lo divora."

 

Fino a questo punto abbiamo seguito le prime due fasi dell'Opera, e cioè: quella al Nero e quella al Bianco. Questo significa che siamo di fronte al momento in cui l'Artista ha posto lo Zolfo (Figlio, Spirito) in contatto con il Mercurio (Guida, Anima) affrancando il primo dalla soggezione dal Sale o Corpo. Tuttavia lo Zolfo non è ancora libero, come l'allegoria stessa dimostra: infatti esso si è mosso sotto la tutela della Guida. Per essere più chiari: sebbene la materia non sia più condizionatrice dello Spirito, tuttavia questo non ha ancora realizzato il suo primato, ma è sottoposto all'influenza dell'Anima individuale.

 


 

L'Opera al Rosso scaturisce dalla quattordicesima figura, dove il Padre è rappresentato solo e disteso, ammalato, nel suo letto. Qui è da notarsi subito la "solitudine": Spirito e Anima sono rientrati nel Corpo, l'unione si è ristabilita ma in una nuova condizione e, come leggeremo dal commento, è ora il Corpo stesso che desidera la "liberazione" dello Spirito, del Figlio divorato. Ma ecco le parole di Lambsprinck:

 

"Qui il Padre è coperto di sudore a causa di suo Figlio

E prega dal profondo del cuore il Signore

A cui tutto è possibile, in verità,

Giacchè crea tutte le cose,

E gli chiede di fare uscire nuovamente suo Figlio dal suo Corpo

perché possa resuscitare alla vita prece dente.

Il Signore non vuole disdegnare la sua preghiera E ordina al Padre di dormire.

Allora, appena egli riposa nella pace del sonno,

Dio fa discendere dall'alto una pioggia

Attraverso la limpida volta stellata,

Una pioggia feconda e d'argento puro

Che bagna e ammorbidisce il Corpo paterno."

 

É evidente che siamo dinnanzi ad una nuova "crisi" che il Trimundio umano sta vivendo; una palingenesi si preannuncia nella sofferenza paterna: necessità di liberazione del Figlio () dalla commistione con il Mercurio, argentea ed alata guida dei suoi primi passi. E questo significa la "pioggia feconda e d'argento puro": il liquefarsi del Mercurio dal quale si separa, così, lo Zolfo o Spirito, mentre il Sale stesso si ammorbidisce nella sua "fissità" lievitando, sicchè è possibile dire che mentre lo Zolfo cede "volatilità" al Sale, questo riversa la sua "fissità" allo Zolfo. Dice una frase di Lambsprinck posta in testa alla figura in esame: "Qui il Padre è coperto da un abbondantissimo sudore da cui cola la vera Tintura".

 


 

 

Eccola, in altre parole, la sintesi dell'Opera, come si definisce nella quindicesima ed ultima figura della quale le ultime tre strofe del commento dicono:

 

"Assisi sul loro seggio il Padre con il Figlio.

In mezzo ad essi appare l'antico Maestro

Che porta un lungo mantello colore del sangue."

 

In particolare si riconosca nell'antico Maestro la vecchia Guida, cioè il Mercurio con sulle spalle un mantello "colore del sangue", ossia rosso, come il colore del Fuoco, dello Zolfo: anche il Mercurio, ora, è soggetto allo Zolfo, al segno dell'ARIETE.

Il primato dello Spirito è affermato nella stabilità aurea dell'Opera compiuta.

 


 

 

CONCLUSIONE

Come è facilmente rilevabile, ho dedicato maggiore spazio alla prima fase di quanto ne abbia riservato alle altre: primo, perché mi sono rivolto a coloro che, come me all'inizio dell'Arte, devono innanzi tutto riflettere su quanto è loro più prossimo ed a ciò verosimilmente prepararsi, ovvero porre in ordine quanto possono, senza sapere, avere iniziato senza tuttavia averne il controllo; secondo, perché tenuto debitamente conto che la fase "al nero", o "separazione", è la più difficile tra le fasi - e questo anche per la totale inesperienza dell'Artista nel campo del "volatile" - mi è parso responsabile, da parte mia, insistere nell'accennata fase. Per personale esperienza - che ribadisco nella misura del minimo - credo che sia essenziale avere un buon inizio, il che equivale a non avere fretta ' ed all'avere le idee chiare; poche idee, ma chiare ed attuali, valgono più di mille idee sofisticate, ma confuse.

 

Indice

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