LA GRANDE OPERA

Parte Prima

 

1 - In un breve precedente lavoro presentai alcuni aspetti della dottrina e della simbologia alchemica, cercando di fornire un'idea di quanto l'Alchimia rappresenta, nonchè di come e quanto essa vada dissociata tanto dalla Chimica - della quale usa speculativamente taluni simboli - che dal ciarpame della superstizione sulla quale ingenui ed ignoranti hanno costruito, ed ancora costruiscono , inesistenti castelli.

Ho ritenuto far seguire a quel mio modesto lavoro il presente, il cui scopo è volto a chiarire, fin dove mi sarà possibile, il modo attraverso il quale l'Artista opera. Ma non rimanga deluso chi si aspettasse, da queste righe, una qual sorta di manuale pratico. Infatti la mia esposizione riguarderà sì il modo di operare, ma non già le "tecniche" che, sia detto per inciso, non si conciliano con lo spirito frettoloso degli incauti.

2 - Ancor prima di iniziare l'esame del "come"si sviluppa il lavoro della "Grande Opera", mi è parso opportuno fornire alcuni chiarimenti intorno ai significati di talune espressioni che ricorreranno con frequenza nel corso della presente esposizione. A tal fine si ricordi sempre che:

 

 

a) Zolfo.

É lo Spirito divino, il Sole spirituale, il Sé, l'Atman, la Coscienza universale.

Gli corrisponde il Fuoco tra gli elementi, e l'Oro tra i metalli.

 

SPIRITO

 

b) Mercurio.

É l'anima individuale che si accostata allo Spirito divino e da questo pervasa. Gli oorrisponde l'Aria tra gli elementi, e l'Argento tra i metalli.

 

ANIMA

 

c) Mercurio.

É l'Anima individule, nella complessità delle energie psico-vitali, ancora legata alla Materia. Gli corrisponde l'Acqua tra gli elementi e l'Argento tra i metalli.

 

ANIMA

d)  Sale.

É il Corpo fisico. Gli corrisponde la Terra tra gli elementi, ed il Piombo tra i metalli.

CORPO

 

Taluni Autori, come nel caso di J. Evola, fanno corrispondere allo Zolfo il termine Anima ed al Mercurio (e) quello di Spirito. Al contrario di quanto possa sembrare, non si tratta di inversione dovuta ad errore di sorta; si tratta, invece, del valore che J. Evola ed Altri attribuiscono ai termini da loro usati. Per maggiore chiarezza, dò qui di seguito anche lo schema relativo a quanto detto:

 

a)Zolfo.

É l'Anima universale ed universalmente consapevole . Oro, Fuoco

ANIMA.

b)Mercurio.

É la somma delle energie psicovitali; è lo Spirito della Natura individuato come "psiche-io" ed illuminato dal Fuoco dell'Anima universale. Argento, Aria.

 

SPIRITO.

c) Mercurio.

Come sopra, ma ancora sotto l'influenza lunare, avvinto dalla Materia. Argento, Acqua.

SPIRITO.

d) Sale.

É il Corpo Fisico. Piombo, Terra

CORPO.

 


 

Il problema che sostanzialmente si pone, dopo l'analisi teorica degli elementi che compongono l'Arte, è quello pratico, in altri termini ci si deve chiedere: come si realizza concretamente l'Opera?

Se per secoli si è temuto che la conoscenza anche solo teorica dei principi alchemici potesse risultare deleteria per coloro che non fossero interiormente maturi per accostarsi all'Arte, ciò deve far comprendere che ancor più severa dev'essere stata - ed è - la prudenza attraverso la quale la parte pratica dell'Arte si ricopre di veli sempre più discreti.

Ciò stante, è tuttavia possibile intravedere, qualora si possegga la vista abbastanza acuta, un barlume di luce al di là della fitta cortina protettiva.

Il barlume di luce di cui ho fatto cenno è tuttavia percepibile ancora per allegoria, e colgo qui l'occasione per ricordate che allegorie e simboli fanno parte del metodo alchemico: ciò in ragione del fatto che l'Artista deve arrivare alle varie fasi dell'Opera attraverso il continuo impegno mentale onde superare taluni atteggiamenti mentali, talune presunte verità o costruiti del pensiero soggettivo, tutte cose che costituiscono una precisa zavorra al suo procedere. A tale proposito vale la pena di non dimenticare che il compimento dell'Opera non è l'acquisizione di un "bene" esterno all'Artista; un antico filosofo greco sosteneva che la Verità non va trovata, bensì "ricordata", alludendo chiaramente ad un processo d'indagine intimo ed interiore.

Come già noto, tre sono le parti dalle quali l'Alchimia ci dice essere composto l'Uomo, e cioè: Sale, Mercurio e Zolfo (, , ). Il rapporto fra i tre è definito da una espressione alchemica che afferma essere lo "Zolfo dei Filosofi" immerso in un "carcere tenebrosissimo" del quale Mercurio ( ) tiene le chiavi; Mercurio, poi, è a sua volta -continua l’affermazione alchemica - sottoposto a Saturno ().

Quanto ci occorre ora è chiarire l'anzidetta allegoria; per fare ciò vediamo subito di tradurne il linguaggio in termini comprensibili.

Lo Zolfo ed il Mercurio rappresentano - già fu chiarito nella premessa - rispettivamente lo Spirito e l'Anima individuale. Saturno, invece, è il Corpo.

L'obiettivo dell'Opera è rappresentato dallo Zolfo ()

Dobbiamo, perciò, trovare il modo di aprire il "carcere tenebrosissimo" nel quale lo Zolfo langue prigioniero. Ma per realizzare ciò dobbiamo convincere Mercurio a svincolarsi dalla dipendenza da Saturno ed a votarsi alla "causa" del nobile prigioniero, aprendo la porta del suo carcere.

Tutti gli Autori di scritti alchemici indicano concordemente, tra le varie "fasi" dell'Opera, la SEPARAZIONE come prima fase. Riferendoci, quindi, alla metafora delle precedenti righe possiamo dire che bisogna innanzi tutto "separare" il Mercurio dal Sale o, se si vuole, affrancarlo dalla dipendenza da Saturno.

Conviene, qui, fare cenno a diverse espressioni, che gli Artisti usano per indicare la prima fase; non ci si faccia quindi, ingannare da una pluralità di espressioni volte tutte, in effetti, a riferirsi al medesimo momento. Così dicasi per "fase al Nero", "ala nera del corvo", "morte", "putrefazione", "calcinazione", "estrazione", "preparazione del Mercurio dei Saggi", "riduzione alla Materia prima", "abluzione", "denudazione", e così via.

Avendo chiarito che le precedenti espressioni indicano l'inizio di una attività volta a non consentire più alle forze mercuriali di essere influenzate da quelle caratteristiche che sono proprie del mondo fisico - caratteristiche che "fissando" il Mercurio non gli consentono di essere attivo e sensibile su altri piani - traduciamo ulteriormente quanto precede. Il mondo del'"io" dell'individualismo, delle forze psico-vitali - che nell'insieme sono identificabili genericamente in Psiche - sono rappresentate simbolicamente dal Mercurio Lunare ().

Tale mondo, in questa prima fase, deve essere svincolato dall'immobilismo limitativo della vita materiale per prendere contatto e consapevolezza circa una dimensione nuova; ma non si ritenga che la "separazione" in argomento possa essere tradotta in una generica adesione "morale" al distacco dalle cose materiali, ad una accettazione in linea di principio del primato dello Spirito sulla Materia.

Chi così ritenesse di dover intendere la "separazione" sarebbe in errore e resterebbe nel consueto atteggiamento di pura e semplice adesione per fede ad un principio superiore, come ordinariamente si riscontra nei non-iniziati appartenenti a tutte le Religioni. La situazione, invece, è affatto diversa: qui si tratta di separare realmente il Mercurio dal Sale, Psiche dal Corpo. Se questo non è chiaro, possiamo essere certi che l'Opera è fallita in partenza e l'aspirante Artista si confermerà semplice " soffiatore di vetro". D'altro canto bisogna rendersi conto che come reale e concreta è l'azione esercitata dall'organismo animale (Sale, o Saturno, o Corpo) sulla forza psico-vitale, altrettanto concreto e reale dev'essere l'affrancamento del Mercurio dall'anzidetto organismo animale.

Dobbiamo ora chiederci: quale nuova dimensione e perché deve entrare in contatto con il Mercurio?

La risposta è che tale Mercurio, una volta estratto, si "sposta", per così dire, dalla precedente zona di influenza lunare a quella ignea solare, dalla quale comincerà ad essere influenzato fino a produrre in sé un mutamento. In tale situazione il principio solare sarà così l'ispiratore del "carceriere" della metafora, che dal simbolo del Mercurio lunare transiterà a quello di Fuoco dell'Ariete diventando .

In questo mutamento deve essere identificato il Mercurio disposto ad usare le sue chiavi per aprire il "carcere tenebrosissimo" che rinchiude lo Zolfo ().

Leggiamo, in proposito, quanto scriveva Pemety: "Tutto il segreto della Filosofia Ermetica consiste nell'avere il Mercurio puro, nello stato in cui si trovava prima di essere mescolato con qualsiasi metallo. (vale a dire: prima di divenire ciò che è in un essere individuato). Questo è il Mercurio-Principio, da cui si distingue il Mercurio volgare, che è come morto quando è fuori dalla Miniera (ovvero: quanto è estraniato dalla condizione di universalità e reso inane da Saturno), perché il suo Fuoco interno è assopito e non può agire se non è messo in azione dal Mercurio-principio".

Poichè ci proponiamo di separare il Mercurio dal Sale, dobbiamo necessariamente capire perché i due si sono uniti, quale sia la necessità di tale unione così fortemente fissata.

Dobbiamo fare un passo indietro e rifarci alla dottrina ed al simbolismo alchemico. In altre righe si disse che il Tutto, o Caos, o Acque primordiali, uscì dalla sua immobilità per la rottura di equilibrio tra due polarità, l'una raffigurata dal geroglifico del Sole ( ), l'altra da quello della Luna ( ), dando così inizio al processo di "individuazione". Tale processo di individuazione dell'Uno sorto dal Tutto diede origine alla Manifestazione in tutte le sue forme. Fu anche ricordato, in proposito, il mito di Kronos, divoratore della propria progenie, onde significare la tendenza del Caos a non manifestarsi, a non divenire. La mitologica vicenda di Zeus, sfuggito alle fauci del padre e poi a questi successore nel regno e sposo della propria madre Rhea (incesto filosofale) sta a significare il prevalere dell'individuazione che, sebbene avversarla della non-individuazione, è attivata dalla medesima energia.

La spinta che porta alla rottura dell'equilibrio tra il polo passivo, conservativo, negativo, lunare ed il polo attivo, positivo, solare è alchemicamente definita come "sete ardente", "brama", "fame":un cieco bisogno di godimento, di sensazione e pertanto necessità di individuazione, di identità, di immedesimazione: ciò che è la sfera sublunare dei mutevole mondo del "divenire"

Il Caos è anche detto "Acque cadenti", la cui raffigurazione simbolica è un triangolo con il vertice rivolto in basso (). Se tale simbolo appare con una linea orizzontale che attraversa il vertice capovolto, assume il senso specifico di un arresto, di una sincope allo sfrenato cadere delle Acque: è la Terra (), elemento tipico nel quale la "brama", la "farne", il "godimento" sono colti attraverso l'immedesimazione nell'incessante divenire: sete che cerca sete.

Le "Acque cadenti", o Caos, sono anche dette Mercurio, mentre la fissità delle "Acque arrestare" - la Terra - specificamente riferite all'essere individuato, sono dette "Sale".

Da ciò è possibile comprendere come il Mercurio è "fissato" al Sale dal bisogno di "godimento", dalla"fame". Il simbolo seguente racchiude l'aspetto caratteristico dell'Acqua-Mercurio, dove il principio lunare (=) sovrasta, dominandoli, i quattro elementi (=Acqua, Tetra, Aria, Fuoco) usciti dal Tutto ( ).

Quindi quando leggiamo che bisogna "prosciugare" l'Acqua -ovvero il Mercurio - dobbiamo intendere che bisogna eliminare l'umidità simboleggiante la "forza-desiderio".

La forza-desiderio, dunque, è la causa del connubio Mercurio-Sale, dello sponsale Psiche-Soma, Anima-Materia, Volatile-Fisso. Ecco perché la "separazione" è detta anche "calcinazione della umidità superflua contenuta nella Materia". A proposito della umidità unita alla Materia, bisogna fare attenzione in quanto taluni Autori di scritti alchemici, parlando della separazione usano l'espressione "inumidire il secco", in palese contrasto con quella precedente di "prosciugare la Materia". In effetti il contrasto è solo apparente perché è sempre il concetto di desiderio che viene espresso anche nel secondo caso, sebbene specificamente come "sete", come intrinseca "aridità" per la quale l'incessante necessità di bere del succo del divenire, di quel succo che lungi dall'estinguere il bisogno è a questo incremento. Come già detto: sete che beve sete.

Avendo chiarito ciò, riprendiamo ad osservare nel concreto la prima fase, quella che è definita anche "Morte", "Opera al Nero", "ala del Corvo".

Già sappiamo che l'affrancare il Mercurio dal Corpo porta il primo ad esporsi all'influenza del principio solare, identificabile nel Fuoco (). Ma ecco che, ad onta della più scrupolosa correttezza del metodo seguito dall'Artista, si manifesta per questi, una "crisi" che ricorda quella del "seme". Infatti è proprio del seme che questo, onde poter fruttificare, debba morire nella profonda Terra, debba precipitare nella tenebra per guadagnare la luce. Così è anche per l'Artista che viene colpito in tutte le sue facoltà, coscienza compresa. Questo chiarisce le espressioni, riferite al Mercurio, quale "arma che percuote", che "tramortisce", che "uccide" ed ancora di "acqua dissolvente", "aceto filosofale", "tossico", "vipera". E il momento della "putrefazione" ermetica cui si associa la "nigredo", o "colore più nero del nero": è la Materia che si disgrega nella sua composizione, è il Misto che si sfalda, il Composto che si scinde nel suoi componenti.

Poiché la su accennata fase è una condizione reale dell'essere, chiediamoci a quale particolare stato di tale essere la fase al Nero corrisponde.

Sentiamo in proposito, quanto scrive J. Evola (1):

"Ora,tutto il segreto della prima fase dell'Opera Ermetica consiste in questo: nel far si che la coscienza non sia ridotta e poi sospesa già sulle soglie del sonno, ma possa invece accompagnare questo processo in tutte le sue fasi, sino ad una condizione equivalente alla morte. La "dissoluzione- - continua l'Autore - diviene allora un'esperienza vissuta, intensa, indelebile - e questa è la morte alchemica, il "più nero del nero", l'ingresso alla "tomba di Osiride", la conoscenza dell'oscura Terra, il regime di Saturno dei testi".

Si impone, a questo punto, chiarire un aspetto essenziale in seno al concetto di Morte. La così detta "tomba di Osiride" non deve essere confusa con quella tomba nella quale si entra giunti alla fine del vivere biologico; l'espressione "conoscenza della oscura Terra" ci dà modo di comprendere la differenza: infatti in questo caso è proprio la consapevolezza che è deliberatrice della esperienza, e non già la necessità biologica - che può solo esser subita. Esperienza attiva, quindi, che ben si differenzia dalla passività della Morte ordinaria dove è la necessità biologica a determinare l'evento e non già la volontà. Ancora: mentre la Morte - quale necessità della Vita - è distacco dell'Anima in conseguenza del venir meno del Corpo, la "mors philosopharum" è volontà dell'Anima che, colto il suo potere, si svincola dal Corpo. Il Mercurio diviene, così, "volatile" in conseguenza di un atto di VOLONTA’, di un atto deliberato,consapevole.

La realizzazione della "separazione" determina una nuova situazione in due direzioni, e cioè: verso il Mercurio, rendendolo soggetto all'influenza del Fuoco ( ), e verso il Corpo che, a causa della stessa opera al nero, subisce profondi mutamenti nei suoi diversi elementi.

Ora, proprio in relazione agli accennati mutamenti, si deve tener presente che tutto ciò non e privo di rischi. E opportuno che ci soffermiamo un momento su questo.

In primo luogo bisogna tenere presente che l'Uomo - il così detto "Misto" - nella sua costituzione psico-somatica non conosce soluzioni di continuità, per cui, sotto il profilo funzionale, v'è un intimo compenetrarsi delle attività dei vari organi sistemi ai diversi livelli, il tutto retto da una delicatissima rete di rapporti e scambi. Basta considerare ciò, e tenere presente che le operazioni alchemiche vanno ad alterare, mutandole, le delicate relazioni tra Psiche e Soma, per comprendere come la mancata realizzazione della fase di "separazione" possa lasciare gravi e profonde alterazioni patologiche, quale triste retaggio di un'incauta o affrettata esperienza. Ecco, quindi, un motivo in più che giustifica la prudenza dei Filosofi d'ogni tempo nella diffusione dell'Arte alchemica.

Da quanto precede è facile comprendere che la prima fase presenta notevoli difficoltà. Gli stessi Alchimisti la definiscono "cosa difficilissima", una "fatica d'Ercole" e paragonano le restanti operazioni ad un "lavoro da donna", oppure ad un "gioco da bambini"; la prudenza, inoltre, e l'assenza di ogni fretta viene raccomandata, pena la rovina tanto dell'Opera che dell'Operatore.

Per sottolineare definitivamente l'estrema prudenza con la quale la prima fase deve essere accostata, quanto la sua importanza, riporto dalla conversazione tra due Filosofi, come è possibile leggere nell'Opera "Dialogo tra Eudossio e Pirofilo su l'antica guerra dei Cavalieri", il discorso di Eudossio:

" ... La materia non ha bisogno che di essere sciolta ed in seguito coagulata; la mistione, la congiunzione, la fissazione, la coagulazione e le altre operazioni analoghe avvengono quasi da sole, ma la soluzione è il grande segreto dell'arte.

É questo punto essenziale quello che i Filosofi non rivelano. Tutte le operazioni della prima opera o della prima medicina, non sono, a parlar propriamente, che una soluzione continua di maniera che calcinazione, estrazione, sublimazione e distillazione sono una vera e propria soluzione di materia. Geber ha messo in evidenza la necessità della sublimazione perché essa non soltanto purifica la materia dalle sue scorie, ma soprattutto la prepara alla soluzione da cui deriva l'umidità Mercuriale che è la chiave dell'Opera." (2)

Il discorso di Eudossio è molto importante in ordine a tre ragioni, e cioè: primo, perché evidenzia che specificamente la "soluzione"2 è la prima fase; secondo, perché, citando Geber, suggerisce la necessità di far precedere alla difficile, quanto pericolosa, "soluzione" un'opportuna preparazione, definita "sublimazione", che "purifica la materia dalle sue scorie"; terzo, perché ribadisce che nell'ottenimento del Mercurio liberato è l'obbiettivo essenziale, appunto "la chiave della Opera", dell'Artista.

 

 

1 J. Evola – La Tradizione Ermetica – Ediz. Mediterranee

2 G. Ranque - La Pietra Filosofale - Ediz. Mediterranee.

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