Dopo che i menzionati abiti giacquero per cinque anni nella mia camera da letto e io non sapevo e chi servissero, pensai finalmente di bruciarli, allo scopo di ripulire il posto; e passai l'intera giornata aggirandomi con tali pensieri. La notte seguente mi apparve in sogno la donna di cento anni ed essa mi parlò aspramente così: O uomo ingrato per cinque anni ti ho affidato gli abiti di mia figlia, e in mezzo ad essi vi sono i suoi più preziosi gioielli e durante tutto questo tempo tu non li hai puliti né tolto loro le tarme e i vermi e ora tu vuoi bruciare questi vestiti e non ti basta di essere la causa della morte di mia figlia? Al che il sangue mi andò alla testa e risposi: Come devo intendere il fatto che tu vuoi rendermi responsabile di una morte? Per cinque anni non ho visto tua figlia e non ho neppure udito nulla di lei, come posso dunque essere la causa della sua morte? Ma esse non mi lasciò finire e disse: é tutto vero, ma tu hai peccato contro Dio perciò non puoi ottenere mia figlia, ne la lisciva filosofica che ti promisi per lavare e pulire gli abiti, perché all'inizio quando Salomone ti diede spontaneamente mia figlia e tu ne aborristi gli abiti, questo rese furioso in pianeta Saturno che é il suo antenato, e pieno di rabbia e stato lui che l'ha trasformata in quella che era prima della sua nascita; e poiché tu hai infuriato Saturno con il tuo disdegno hai causato la sua morte, putrefazione e distruzione finale, poiché essa é colei di cui il Senior dice: Ah! ecco mi si porta una Vergine nuda quando il mio primo corpo non era buono da essere guardato e io non fui mai madre finché non fui rinata, allora generai i1 potere di tutte le radici delle erbe e nel profondo del mio cuore fui vittorioso. Tali parole e altre simili mi causarono una grossa pena ed erano anche molto strane ma tuttavia mi trattenni per quanto mi era umanamente possibile e allo stesso tempo protestai vivamente contro il suo discorso e dissi che io della figlia non sapevo nulla, tanto meno della sua morte e putrefazione e sebbene io avessi tenuto i suoi abiti per cinque anni nelle mia camera da letto, per mia grande cecità non li riconobbi ne mai scoprii l'uso e perciò ero innocente di fronte e Dio e a tutti gli altri. Questa mia giusta e ben fondata scusa doveva essere piaciuta non poco alla vecchia donna, perché essa mi guardò e disse: Io sento e osservo dalla tua coscienza onesta che sei innocente e la tua innocenza deve essere ricompensata bene e pienamente. Perciò ti rivelerò in segreto e per il mio buon cuore che mia figlia per particolare amore ed affetto verso di te ti ha lasciato un piccolo scrigno di marmo grigio come eredità e che questo si trova tra i suoi abiti ed é ricoperto da una custodia nera rozza e sporca (e nel frattempo essa mi diede un bicchiere pieno di liscivia e continuò a parlare) e tu devi liberare questo piccolo scrigno dallo sporco e dal puzzo che ha ricevuto dagli abiti. Non hai bisogno di una chiave, ma si aprirà da solo e vi troverai dentro due cose: una piccola scatola bianca d'argento riempita di magnifici diamanti tagliati col piombo e anche un gioiello d'oro ornato di rubino solare; e questo é il tesoro e l'intero lascito della mia defunta figlia che essa lasciò a te come eredità prima della sua trasformazione. Se tu con arte metterai questo tesoro tra gli altri e lo pulirai al massimo e silenziosamente lo riporrai con pazienza in un luogo caldo, nascosto, trasparente, umido e ripieno di vapore e lo proteggerai dal freddo e dal vento, dalla grandine, dal veloce fulmine e dal caldo tuono e dalaltre distruzioni esterne, fino alla raccolta del grano, allora tu vedrai l'intera gloria della tua eredità e ne godrai. In quel mentre mi risvegliai per la seconda volta e invocai Dio, pieno di paura, pregandolo di illuminare la mia confusione si che potessi vedere lo scrigno che mi era stato svelato e promesso in sogno. E dopo aver pregato cercai con grande diligenza tra gli abiti e trovai lo scrigno, ma la sporcizia vi era così appiccicata tutto intorno che vi sembrava cresciuta per natura cosicché non fui capace di toglierla e non potei quindi pulirlo con alcuna liscivia, né spezzarlo con ferro, acciaio o qualsiasi altro metallo. Lo lasciai quindi com'era e non sapevo cosa fare con esso, e pensavo che si trattasse di un oggetto magico e pensai al detto del Profeta: Perché anche tu ti lavi con la liscivia e prendi pure molto sapone, pure la tua iniquità é segnata di fronte e me, dice il Signore. Dopo che fu passato ancora un anno e non sapevo dopo aver pensato e riflettuto con ogni cura come rimuovere il grassume dello scrigno, me ne andai una volta a passeggiare nel giardino per liberarmi da pensieri melanconici e dopo una lunga camminata mi sedetti su una pietra di selce e caddi in un profondo sonno. Io dormivo, ma il mio cuore era sveglio e mi apparve la dama centenaria che mi disse: hai ricevuto l'eredità di mia figlia? Risposi con voce triste, negativamente, che sebbene avessi trovato la cassettina, da solo mi era impossibile togliere da essa lo sporco e che la liscivia che mi aveva dato non era efficace contro di esso. A questo mio semplice discorso la vecchia donna rise e disse: Vuoi forse mangiare muscoli e granchi con la conchiglia? Non devono prima essere preparati e cotti dal vecchio pianeta Vulcano? Ti ho detto di pulire per bene lo scrigno grigio con la liscivia che ti ho dato e che é nata interamente da esso e non di pulire il rimanente grassume, Questo tu devi bruciarlo in modo particolare nel fuoco dei Filosofi e allora tutto risulterà per il meglio. E perciò essa mi diede diversi carboni ardenti avviluppati in un leggero taffetà bianco e mi istruì ancora e mi indicò che dovevo fare da ciò un fumo filosofico e del tutto artificiale e bruciare lo sporco, così che avrei trovato ben presto lo scrigno grigio. E in quel momento cominciarono a soffiare insieme un vento dal nord e uno dal sud, attraverso il giardino, per cui mi risvegliai, mi ripulii gli occhi dal sonno e notai che i carboni ardenti avvolti in taffetà bianco giacevano ai miei piedi; li afferrai subito con gioia, pregai con diligenza e invocai Dio, studiai e lavorai giorno e notte e nel frattempo pensavo ai detti grandi ed eccellenti del Filosofo che dice: Ignis et Azoth tibi sufficiunt. Su ciò Esdra dice nel suo quarto libro: E mi diede una coppa che era ricolma di fuoco, e la sua forma era di fuoco, e quando io lo bevvi crebbe in me la saggezza: e Dio mi diede la quinta ragione e il pio spirito era mantenuto nella memoria e la mia bocca aperta e nuovamente chiusa e, passate quaranta notti furono pronti 204 libri, dei quali 70 soltanto per i più sapienti, ed essi erano degni di essere letti e scritti su del legno duro. E procedetti quindi in silentio et spe come la vecchia donna mi aveva rivelato in sogno, finche secondo la predizione di Salomone dopo un lungo tempo la mia ragione diventò argento e la mia memoria oro. Ma secondo le istruzioni e l'insegnamento della vecchia donna io rinchiusi in modo adatto e del tutto artistico il tesoro di sua figlia e, cioé: gli splendidi e brillanti diamanti lunari e i rubini solari, ambedue i quali erano usciti e furono trovati dallo scrigno e dal paese io udii la voce di Salomone che disse: La mia amata é bianca e rossa, la prima tra diecimila. La sua testa e come l'oro più fine, i suoi capelli sono riccioluti e neri come un corvo, i suoi occhi sono come occhi di colomba presso i corsi d'acqua bagnati con latte e ben posti, le sue guance sono come l'aiuola delle spezie in crescita del farmacista, le sue labbra come rose da cui scende della mirra profumata; le sue mani sono come degli anelli d'oro ornati di turchesi; il suo corpo é come avorio puro ornato di zaffiri. Le sue gambe sono come colonne di marmo, poste su piedistalli d'oro: il suo aspetto é come il Libano, eccellente come i cedri, la sua gola é amabile e amabile: questa é la mia amata, questo il mio amico, o figlie di Gerusalemme; voi dovete perciò trattenerla e non lasciarla andare finche l'avrete portata nella casa di sua madre, e nella sua camera. Salomone ebbe detto queste parole, io non seppi come rispondergli, e divenni silenzioso, ma volli tuttavia aprire nuovamente il tesoro riposto, con cui potessi aver pace e rimanere indisturbato. Allora io udii un'altra voce: Ti incarico o figlia di Gerusalemme, per le cerve e le daine dei campi di non disturbare e di non risvegliare il mio amore, finche a lei piaccia poiché essa é un giardino racchiuso, una sorgente chiusa, una fonte sigillata, essa é la vigna di Baal-hamon, e di Engeddi, il giardino di frutti e di spezie, la montagna di mirra, la collina di fumo di incenso, il letto, la lettiga, la corona, l'albero di palma e il melo, il fiore di Sbaron, lo zaffiro, il turchese, il muro, la torre, la difesa, il giardino di delizia, amore di Salomone nella sua concupiscenza: essa é la più cara a sua madre, la sua preferita, ma la sua testa é riempita di rugiada, e i suoi capelli delle gocce della notte. Attraverso questo discorso e rivelazione io ero così informato che conoscevo il proposito del saggio e non toccai il tesoro riposto finché per grazia di Dio, il lavoro della nobile natura e quello delle mie stesse mani, l'opera fosse felicemente compiuta. Poco dopo questo tempo, proprio nel giorno del mese in cui la luna era nuova, avvenne un eclisse del sole, che si manifestò in tutto il suo terrificante potere, all'inizio verde scuro e con alcuni colori mescolati, finché divenne nero come il carbone, oscurò il cielo e la terra e molti ne furono spaventati, ma io ne gioii, pensando alla grande misericordia di Dio, e alla nuova nascita, come Cristo stesso ci indicò, che un seme di grano deve essere gettato nel terreno, affinché vi marcisca, altrimenti non porta frutto. E accadde allora che l'oscurità era ricoperta di nuvole e il sole cominciò a risplendere attraverso, sebbene allo stesso tempo tre parti di esso fossero pesantemente oscurate ed ecco un braccio apparve tra le nubi, e a causa di ciò il mio corpo tremò ed esso teneva nelle sue mani una lettera con quattro sigilli che pendevano da essa e su essi stava scritto: Io sono nera ma bella. O sì, figlie di Gerusalemme, come le tende del Cedro, come il tappeto di Salomone; non guardatemi perché sono così nera, pioche il sole mi ha bruciato, ecc. Ma appena il fixum agì sullo Humidum, si levò un arcobaleno e io pensai al patto dell'Altissimo e alla fedeltà del mio Ductoris e a ciò che avevo imparato, ed ecco, con l'aiuto dei pianeti e delle stelle fisse, il sole vinse la tenebra e su ogni montagna e valle un'amabile e chiara giornata venne; allora ogni terrore e paura ebbero fine e tutti coloro che videro e vissero questo giorno lodarono il Signore e dissero: l'inverno é passato, e così pure la pioggia, sulla terra appaiono i fiori; il tempo del canto degli uccelli e venuto, e la voce della tortora si fa sentire nel nostro paese, l'albero ha fatto crescere i suoi fichi verdi, e le vigne con i teneri grappoli danno un buon odore. Lasciate quindi che ci affrettiamo a prendere le volpi, le piccole volpi che danneggiano le vigne, cosiccbé possiamo raccogliere i grappoli in tempo e con essi fare e bere il vino, ed essere nutriti al tempo giusto con latte e miele; così che possiamo mangiare ed essere saziati. E, passato il giorno e caduta la notte, l'intero cielo divenne pallido e sorsero le sette stelle con raggi gialli e fecero il loro corso naturale durante la notte, finché al mattino esse furono oscurate dall'apparire della rossa alba del sole. Ed ecco i saggi che abitavano nel paese si alzarono dal sonno, guardarono il cielo e parlarono. Chi é colei che brilla come il mattino, bella come la luna, chiara come il sole, in essa non vi e macchia, poiché il suo splendore é fervente e come una fiamma del Signore, cosicché neppure molta acqua potrebbe estinguere l'amore, né alcun fiume sommergerlo; perciò noi non la abbandoneremo poiché essa e nostra sorella e sebbene essa sia ancora piccola e non ha seni, la porteremo ancora nella casa di sua madre, in una sala trasparente dove é già stata prima, per succhiare dai seni di sua madre. Allora essa avanzerà come una torre di David, costruita con parapetti di difesa su cui appendere migliaia di scudi e molte armi di uomini potenti; e quando si presentò, le figlie la lodarono apertamente e così pure le regine e le concubine; ma io caddi sul mio viso, ringraziai Dio e lodai il suo santo nome.
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