Introduzione Questo breve saggio cerca di delineare i caratteri salienti delle riviste a livello nazionale del GOI pur nella consapevolezza che questo rimane un settore della storia massonica italiano tutto da esplorare e dal quale possono uscire stimolanti ricerche. In Italia non sono molti, a differenza della Francia e della Spagna, gli studi sulla stampa massonica a livello nazionale e locale per il periodo che va dall’Unità ai nostri giorni. Questa lacuna ha generato alle volte confusioni tra stampa massonica e stampa filo-massonica, riviste di contenuto esoterico, riviste occultiste o di sette magiche. Prima di passare pertanto all’analisi dei periodici del GOI riteniamo opportuno fornire una griglia interpretativa che chiarisca gli ambiti d’intervento e delimiti precisamente i soggetti da analizzare. Il vasto panorama della pubblicistica massonica e filo-massonica si può raffigurare con tre cerchi concentrici. Il primo, il più interno, riguarda la stampa dichiaratamente massonica, ossia riviste che erano espressione ufficiale di una Obbedienza, di un Rito, di una o più logge o di singoli massoni e la cui specificità massonica fosse esplicitamente contenuta nel titolo o nel sottotitolo o nel programma. Il secondo riguarda riviste che non riportavano precise indicazioni di appartenenza massonica, ma di cui si ha documentazione certa che furono pubblicate dalla massoneria. L’esempio più interessante è senza dubbio la rivista «Idea Democratica» (segnalata dalla «Rivista massonica» come una rivista «di difesa e di propaganda dei principi democratici e per le idee, pel diritto, per la rispettabilità e il prestigio dell’Ordine») la cui pubblicazione fu decisa dalla Giunta del Grande Oriente d’Italia nel 1913 per contrastare la rivista dei nazionalisti, «Idea nazionale», fortemente antimassonica. Esistono altri esempi locali, come il periodico fiorentino «Il Temporale» (1864-66) o il settimanale d’istruzione e d’educazione «La famiglia e la scuola» (1876-78) pubblicato con il contributo della loggia milanese «La Ragione». Nel terzo cerchio si considerano le riviste e i quotidiani ritenuti, a torto o ragione, vicini alla massoneria. In questo caso la ricerca si dilata, scende nella storia locale, assume contorni meno definiti. Due esempi paradigmatici furono i quotidiani «L’Espero» e «Il Diritto», portavoce ufficiosi, nei primi anni dopo l’unificazione nazionale, di due massonerie contrapposte: del Grande Oriente Italiano, d’ispirazione moderata, il primo; della loggia «Dante Alighieri» e del Rito Scozzese, di matrice democratica, il secondo. Sulla stampa del primo cerchio, ossia quella specificamente massonica, recentemente lo storico francese Charles Porset ha elaborato una classificazione che divide questo tipo di pubblicistica in tre grandi categorie: I Bollettini, che contenevano informazioni amministrative o tecniche - se così si può dire - degli organismi massonici (decisioni degli organi dirigenti, verbali di assemblee e riunioni, sentenze dei tribunali massonici, necrologi). Questo tipo di riviste pubblicava quindi notizie a livello nazionale ma anche informazioni sulla vita delle singole logge e aveva una diffusione strettamente interna. Le riviste culturali, dedicate a temi di carattere storico, filosofico e scientifico trattati secondo una prospettiva massonica. Queste pubblicazioni potevano appartenere a una Obbedienza, a un Rito o a singole logge, riflettere l’opinione di più organismi massonici o, all’opposto, funzionare come organo di opposizione interna. Questo tipo di pubblicazioni era diffuso anche all’esterno e rappresentava un veicolo per la diffusione del pensiero massonico. Le riviste «rituali» che si occupavano specificatamente di esoterismo e tradizione. Queste riviste erano in genere prodotte dalle Camere rituali dei Riti, in particolare dal Rito Scozzese, e la loro distribuzione era vincolata al grado massonico raggiunto. Da un’attenta analisi risulta che le riviste libero-muratorie italiane, espressione diretta del Grande Oriente d’Italia, sfuggono a questa classificazione in quanto la stragrande maggioranza dei periodici erano una via di mezzo tra il bollettino e la rivista culturale, con queste due componenti presenti in proporzioni diverse a seconda dei casi. |