di Angela Pellicciari Da «il Timone» n. 64, giugno 2007
«Poiché quasi nessuno è disposto a servire tanto passivamente uomini scaltriti e astuti come coloro il cui animo è stato fiaccato e distrutto dal dominio delle passioni, sono state individuate nella setta dei Massoni persone che dichiarano e propongono di usare ogni accorgimento e artificio per soddisfare la moltitudine di sfrenata licenza; fatto ciò, esse l’avrebbero poi soggiogata al proprio potere arbitrario, e resa facilmente incline all’ascolto»: così scrive Leone XIII il 20 aprile 1884 nell’Humanum genus, l’enciclica che con più precisione filosofica analizza i presupposti, la natura e l’operato della massoneria (il paolino Rosario Esposito - che recentemente ha reso nota in pompa magna la sua affiliazione massonica - calcola che i pronunciamenti antimassonici del solo Leone XIII siano 2.032). La Chiesa cattolica condanna la massoneria moderna dal suo primo apparire: la Gran Loggia di Londra nasce il 24 giugno 1717 e Clemente XII emette la prima condanna ventuno anni dopo, il 28 aprile 1738 (enciclica In eminenti). I papi tentano di ostacolare il diffondersi di un’associazione i cui membri si riuniscono nel segreto, sono vincolati (pena la morte) a patti giurati di cui nessuno deve rivelare il contenuto, sono l’anima, a partire dalla Rivoluzione francese, di tutti gli sconvolgimenti che, nell’Ottocento, stravolgono la vita religiosa e civile delle nazioni dell’Europa e dell’America Latina.
Condannando i cattolici liberali (che fanno proprie molte delle parole d’ordine della massoneria), Gregorio XVI così scrive nella Mirari vos (15 agosto 1832): «accesi dall’insana e sfrenata brama di una libertà senza ritegno, sono totalmente rivolti a manomettere, anzi a svellere qualunque diritto di Principato, onde poscia recare ai popoli, sotto colore di libertà, il più duro servaggio». La massoneria è certa di conoscere la strada che conduce l’umanità alla felicità e si ripromette di mettersi alla testa del progresso che ritiene di incarnare: il progresso che essa ha in mente prevede la fine della superstizione cattolica. Per conseguire questo obiettivo l’ordine ha bisogno dell’assenso della popolazione. Come ottenerlo? L’ostacolo principale ai disegni massonici è la fede cattolica capillarmente diffusa. Come convincere un individuo sposato, con figli, credente in Cristo, e cioè nella vita eterna e nell’amore di Dio, bene inserito nella comunità civile ed ecclesiale, come convincerlo che la sua vita diventa più bella e più felice nel mondo progettato dai massoni? Come convincerlo che i battesimi, i funerali, i matrimoni, i catechismi, le cresime, le agapi, i concistori, gli altari, i sinodi, i concili massonici, sono migliori di quelli cattolici, di cui ricalcano il nome? Si tratta di trasformare quella persona, quell’individuo ben inserito in un corpo sociale ed ecclesiale, in un individuo solo. È necessario far saltare l’istituzione che lega i singoli in un vincolo stretto, il matrimonio, "liberando" così le energie individuali. Bisogna smantellare tutta la rete di solidarietà sociale e professionale che si è sviluppata durante i secoli animati dalla cultura cristiana. Si tratta di fare il deserto intorno all’individuo ben sapendo che l’uomo, non potendo resistere alla disperazione della solitudine, avrebbe cercato una via d’uscita ed avrebbe imboccato quella che prontamente gli sarebbe stata offerta: la possibilità di entrare a far parte di una loggia. L’attacco alla famiglia (ed alla donna che ne costituisce l’anima) è iscritto nel DNA delle associazioni segrete. Solo "liberando" l’uomo dalla famiglia si può fare di lui ciò che si vuole. Che le cose stiano così lo provano non solo la dinamica della Rivoluzione francese e le politiche familiari centrate sul divorzio di tutte le amministrazioni massoniche a cominciare da quella napoleonica; che le cose stiano così lo provano anche i documenti della Carboneria rinvenuti dalla polizia pontificia e pubblicati dallo storico francese Jacques Crétineau-Joly (1803-1875) sotto il pontificato di Gregorio XVI.
In un documento noto col nome di Istruzione Permanente redatto nel 1819, l’Alta Vendita della Carboneria (la direzione strategica rivoluzionaria del tempo) indica l’obiettivo che l’ordine persegue ed i mezzi scelti per conseguirlo. La Carboneria vuole una "rigenerazione universale" inconciliabile con la sopravvivenza del cristianesimo: «Il nostro scopo finale è quello di Voltaire e della rivoluzione francese: cioè l’annichilamento completo del cattolicesimo e perfino dell’idea cristiana». Il documento fa leva sulla debolezza della natura umana che si ripromette di assecondare: «L’uomo ama le lunghe chiacchiere al caffé e assistere ozioso agli spettacoli. Intrattenetelo, lavoratelo con destrezza, fategli credere di essere importante; insegnategli poco a poco ad avere disgusto delle occupazioni quotidiane, e così, dopo averlo separato da moglie e figli e dopo avergli mostrato quanto è faticoso vivere adempiendo ai propri doveri, inculcategli il desiderio di una vita diversa». Crétineau-Joly pubblica anche la corrispondenza privata tra cugini (così si chiamano i membri delle vendite carbonare). Il carbonaro conosciuto con lo pseudonimo di Piccolo Tigre scrive: «L’essenziale è isolare l’uomo dalla famiglia, è fargliene perdere le abitudini. [...] Quando avrete insinuato in qualche animo il disgusto della famiglia e della religione (l’una va quasi sempre a seguito dell’altra) lasciate cadere qualche parola che provocherà il desiderio di essere affiliato alla Loggia più vicina. Questa vanità del cittadino o del borghese di infeudarsi alla Massoneria ha qualcosa di così banale e universale che sto sempre in ammirazione della stupidità umana. [...] Il fascino di ciò che è sconosciuto esercita sugli uomini una tale potenza, che ci si prepara tremando alle fantasmagoriche prove dell’iniziazione e dei banchetti fraterni. Diventare membri di una Loggia, sentirsi, senza moglie e figli, chiamati a conservare un segreto che nessuno vi svela mai, rappresenta, per alcune nature, una voluttà e un’ambizione».
Isolare l’uomo dalla famiglia non basta: per distruggere la Chiesa bisogna distruggere la donna. I rivoluzionari sono convinti che non si avanzerà di molto su questo terreno fino a quando la donna rimarrà ancorata alla buona notizia cristiana; per staccarla dall’amore di Cristo bisogna corromperla. Il 9 agosto 1838 così scrive il settario noto con lo pseudonimo di Vindice: «Abbiamo deciso che non vogliamo più cristiani; evitiamo dunque di fare martiri: pubblicizziamo piuttosto il vizio presso il popolo». Vindice cita l’opinione di un cugino secondo cui «per abbattere il cattolicesimo bisogna cominciare dall’eliminazione delle donne». Il carbonaro commenta: «In un certo senso questa frase è vera; ma, visto che non possiamo sopprimere le donne, corrompiamole insieme alla chiesa. Corruptio optimi pessima». I papi sanno che la strategia settaria fa leva sulla perdita del senso morale. La "sfrenata licenza" di cui parla Leone XIII è caparbiamente pubblicizzata da quanti vogliono che uomo e donna dimentichino la propria somiglianza con Dio. Isolati dagli affetti più cari, ridotti come canne al vento, schiavi e non re delle passioni, gli uomini saranno sottoposti a quel "duro servaggio" di cui scrive Gregorio XVI.
Ricorda
«Quanto al consorzio domestico, ecco a un dipresso tutta la dottrina dei Naturalisti. Il matrimonio non è altro che un contratto civile; può legittimamente rescindersi a volontà dei contraenti; il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato. Nell’educare i figli non s’imponga religione alcuna: cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada. Ora questi principi i Frammassoni li accettano senza riserva: e non pure li accettano, ma studiansi da gran tempo di fare in modo, che passino nei costumi e nell’uso della vita. In molti paesi, che pur si professano cattolici, si hanno giuridicamente per nulli i matrimoni non celebrati nella forma civile; altrove le leggi permettono il divorzio; altrove si fa di tutto, perché sia quanto prima permesso. Così si corre di gran passo all’intento di snaturare le nozze, riducendole a mutabili e passeggere unioni, da formarsi e da sciogliersi a talento». (Leone XIII, Enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884)
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