LE ORIGINI DELLA MASSONERIA
LE LONTANE ORIGINI DELLA LIBERA MURATORIA
È ormai cosa pacifica e comunemente accettata dagli storici, che le origini della massoneria moderna risalgano all'anno 1717, allorché per la festa di San Giovanni Battista, a Londra si unirono quattro logge di cosiddetti liberi muratori (Free-Masons) e dettero vita alla Gran Loggia d'Inghilterra.
Questo avvenimento coincide cioè con la nascita di una associazione, che, pur derivando dalle antiche corporazioni dei muratori, abbandona totalmente gli scopi pratici dell'associazione originaria per abbracciare finalità umanitarie e filantropiche, le quali nulla hanno più in comune con il mestiere del muratore. In quella data la massoneria operativa, vale a dire l'associazione di mestiere, viene sostituita dalla massoneria speculativa, che attribuisce al linguaggio e agli arnesi dell'arte muratoria il significato simbolico della propria ideologia e delle proprie aspirazioni teoriche.
Eppure, stando così le cose, per comprendere il successivo sviluppo della società, sarà necessario soffermarsi un po' su alcuni aspetti della massoneria operativa, soprattutto in Inghilterra.
Nel secolo XVII la corporazione dei muratori ed architetti era, fra le associazioni di mestiere, una delle più antiche e famose d'Europa. Pur risalendo ai collegia fabrorum dei Romani, l'associazione ebbe il suo momento di maggiore prosperità nel Medioevo, a cominciare dai maestri comacini (secolo VII), cui, nei secoli XI e XII subentrarono associazioni monastiche, per l'edificazione di chiese e di conventi, e, nei secoli successivi - a principiare dal secolo XIV - confraternite laiche ed infine gilde, vere e proprie associazioni di tipo corporativo.
Queste corporazioni, come del resto tutte le associazioni medievali, avevano alcune funzioni specifiche da svolgere nell'interesse degli aderenti. Fra queste in primo luogo l'insegnamento ed il perfezionamento dell'arte, da cui derivano due necessità: il gradualismo e la segretezza.
Il gradualismo collocava i vari componenti nelle varie categorie, secondo le loro capacità e secondo le conoscenze dell'arte. In genere sembra che la corporazione fosse divisa nei tre gradi di apprendista, lavorante e maestro. La sede in cui i membri si riunivano era la capanna eretta nei pressi dell'edificio in costruzione e chiamata appunto loggia. Nell'Europa centro-occidentale, allorché si trattava di edificare una cattedrale gotica, la loggia costruita parallelamente alla chiesa, era come questa rivolta da est (ex oriente lux) ad ovest.
I maestri impartivano l'insegnamento ai due primi gradi e decidevano la promozione dell'aderente da un grado all'altro. Il loro insegnamento non era soltanto tecnico, ma anche di carattere morale e religioso. Di una religiosità piuttosto autonoma per quanto riguarda i simboli ed i riti, ma sempre tale da rientrare nella ortodossia cattolica. Fra i simboli, il più comune e ricorrente è quello che si richiama al tempio di Salomone e al mitico suo architetto Hiram, di cui oggi i liberi muratori si proclamano eredi, attribuendo alla ricostruzione del tempio distrutto il valore simbolico di un rinnovamento dell'umanità. Inoltre l'arte stessa richiedeva alcune conoscenze specifiche come la geometria e la matematica, nonché - per la decorazione delle chiese - una cultura artistica, filosofica e teologica.
Come è ovvio gli insegnamenti dell'arte venivano impartiti sotto il suggello della segretezza: i segreti del mestiere, si dice ancor oggi. E per rendere più solenne e più impegnativa la segretezza, le rivelazioni dell'arte venivano impartite secondo determinati riti e giuramenti, che pur rientrando nell'ortodossia cristiano-cattolica, si distinguevano per una loro particolare caratterizzazione dai culti ufficiali.
Tutta una teoria di santi patroni aleggiava su questi riti.
Patroni dell'arte operante, come i Sancti Quattuor Coronati, quattro poveri scalpellini martirizzati da Diocleziano. Ma anche patroni dello spirito costruttivo che l'arte voleva rappresentare, come i due Giovanni, il battista e l'evangelista, entrambi annunciatori della luce ventura.
Insieme agli insegnamenti tecnici, all'adepto venivano rivelati i segni di riconoscimento particolari al grado cui egli apparteneva. Questi segni, che non potevano essere rivelati agli estranei all'arte, servivano per farsi riconoscere dai «fratelli» muratori. In un tempo in cui non esistevano diplomi, determinavano la qualifica professionale dell'adepto. Essi erano tanto più necessari in quanto lo spostamento degli artigiani da un paese all'altro li costringeva a rivolgersi per lavoro e per assistenza ai fratelli di altre città. Lo spostarsi dei membri di questa corporazione da una parte all'altra dell'Europa era anche favorito dal fatto che la confraternita dell'arte muratoria, fino dal secolo XIV, e, forse anche da prima, aveva ottenuto dalla Chiesa l'affrancamento dai tributi e dalla soggezione alle autorità locali. Da qui il termine di fremasons (1376), di masonfree (1381) che ricorrono in vari documenti inglesi del tempo (1) e che in francese davano successivamente il termine di franc-maçon, ed in Italia di framassone o, più correttamente, di libero muratore.
L'impegno inoltre che la corporazione chiedeva ai propri soci era quello del mutuo soccorso: il fratello muratore, in qualunque parte del mondo si trovasse, doveva essere aiutato, sia che cercasse lavoro, sia nelle altre sue necessità.
Certo, né l'iniziazione gradualistica, né la segretezza, né il mutuo soccorso erano l'esclusiva caratteristica dell'arte dei muratori: tutte le corporazioni, tutte le gilde, più o meno, praticavano i loro riti particolari e si ispiravano agli stessi principî. Ma la corporazione dei muratori rimase più compatta attraverso i secoli: forse perché più delle altre arti legata alla Chiesa, nella costruzione di cattedrali, di pievi e di altri edifici ecclesiastici; forse perché nei viaggi attraverso il continente, più degli altri artigiani, i muratori, gli scalpellini e gli architetti sentivano la necessità di un legame più intimo e più efficiente.
Comunque non è dubbio che quando nel corso del sec. XVI ed agli inizi di quello successivo le corporazioni entrarono in crisi, quella che più delle altre conservò - almeno in Inghilterra - una struttura organizzativa fu la corporazione dei freemasons. Ma anche questa andava incontro ad una evoluzione interna.
I LIBERI MURATORI ACCETTATI E LA CONFRATERNITA DEI ROSA-CROCE
Durante il Medio Evo alcuni ecclesiastici facevano sempre parte della corporazione, probabilmente in veste di assistenti spirituali ed anche come sorveglianti e garanti dell'ortodossia cattolica. In seguito, col costante laicizzarsi delle istituzioni, vi entrarono a far parte, per quanto riguarda l'Inghilterra, anche alcuni signori nobili e ricchi, sia perché invitati da parte della gilda che aveva bisogno del loro aiuto e della loro protezione, sia per loro stessa richiesta, poiché l'appartenere ad una associazione così antica, così famosa per la sapienza e la cultura dei suoi maestri, era considerato da molti un grande onore o una scelta eccentrica da suscitare curiosità nel mondo profano.
Ma molti personaggi ricercarono l'affiliazione alla corporazione anche perché questa, diffusa in tutto il continente, offriva ai suoi membri la possibilità di amicizie e di appoggi nelle varie città, l'iniziazione a nuovi apprendimenti culturali e infine la tutela della segretezza nei rapporti fra gli associati. Questi associati, che non esercitavano la professione, venivano chiamati muratori accettati (accepted masons) e, una volta entrati nella fratellanza, acquisivano ipso facto - anche se di cultura e di livello sociale più elevati - gli stessi doveri e diritti degli altri, in base al principio dell'uguaglianza rigorosamente professato ed esercitato dalla corporazione artigiana.
Fu proprio attraverso questi muratori accettati che in seno all'arte confluirono correnti eretiche e seguaci dei più disparati insegnamenti esoterici.
Già nella prima metà del secolo XVII sarebbero così confluiti nelle logge anche i seguaci di Christian Rosenkreutz, i cosidetti rosacrociani.
Questi in origine erano un gruppo di filosofi e di teologi luterani di Tubinga nel Würtemberg, che, raccolti intorno al pastore Johann Valentin Andreae (1586-1654), avevano dato vita ad una società di iniziati, mossi dal desiderio di superare i dissensi religiosi e politici fra cattolici luterani e calvinisti, in nome di un Cristianesimo, esoterico nei suoi contenuti ideali e cosmopolita nella sua forma organizzativa. Essi esposero la loro dottrina ermetica (2) in una serie di pubblicazioni (3) - o manifesti, come vengono chiamati dai loro studiosi più recenti - apparsi fra il 1614 e il 1616 che hanno come punto di partenza la vita e le gesta di Christian Rosenkreutz, un dotto cavaliere tedesco che sarebbe vissuto dal 1378 al 1484, il quale durante i suoi viaggi giovanili in Oriente ed in Africa, tra Damasco e Fez, sarebbe stato iniziato ai più grandi misteri della tradizione orientale e della Qabalah. Egli sarebbe poi morto in Germania alla bella età di 106 anni. Ma solo nel 1604, per un misterioso caso, fu reperita la sua tomba, nella quale i discepoli avrebbero trovato il corpo del maestro con in mano un libro ermetico di pergamena scritto in lettere d'oro, circondato di oggetti rituali, campanelli e specchi dalle più strane virtù, lampade perpetue, macchine parlanti ed altre cose del genere.
Si tratta evidentemente di un personaggio mitico - mitico anche il nome, che in italiano suonerebbe come: la cristiana croce di rose (4) - la cui storia ha un significato allegorico non sempre evidente. Vi è comunque adombrato il contenuto cabalistico, neoplatonico, gnostico ed alchimistico del Cristianesimo esoterico professato dall'iniziale gruppo di Tubinga, che affermava appunto la necessità di una riforma universale, di carattere religioso (5) e sociale.
Influenzati dai mistici medievali, da Giordano Bruno , dall'utopismo di Tommaso Campanella (6) e
soprattutto dall'insegnamento di Paracelso, vogliono promuovere il rinnovamento dell'uomo mediante l'ergon: la ricerca interiore del lapis philosophorum, che ha come scopo la santificazione dell'adepto, da cui però deriva il panergon, la ricerca materiale della pietra filosofale, capace di purificare, di santificare anche la materia bruta, trasformandola in oro.
Da questo gruppo iniziale nacquero vari altri nuclei clandestini, non gerarchizzati fra loro, che assunsero il nome di Rosacroce, specie in Germania, in Olanda, in Boemia - ove Comenius fu in rapporto di amicizia e di collaborazione con Andreae -, in Francia, in Italia e soprattutto in Inghilterra. Sono gruppi che hanno alle loro spalle la tradizione esoterica medievale confluita nelle Accademie dell'Italia rinascimentale. Gruppi di iniziati, in contatto tra di loro, ed in cui la ricerca alchimistica finisce in molti casi a prevalere sul fine teologico.
Nasce così l'affermazione di una tradizione segreta con un seguito ininterrotto di grandi iniziati, che sono i veri Rosacroce, i quali di generazione in generazione si tramandano i misteriosi veri, da cui solo può derivare la salvezza della umanità. Sono questi i maestri invisibili, i maestri sconosciuti, i quali - senza che alcuno li riconosca - si aggirano tra gli uomini, facendo del bene, e cercando gli eletti cui trasmettere la loro dottrina e le loro conoscenze segrete. Essi non solo hanno il segreto della pietra filosofale, ma anche quello del moto perpetuo e quello della panacea, la medicina universale che, fra l'altro, prolunga la vita all'infinito.
Pare che nuclei di ermetisti-rosacruciani esistessero anche in Italia. Difatti il loro storico, il noto editore berlinese, Friedrich Nicolai, illuminista e massone illuminato, c'informa che a «Venezia e a Mantova esistevano rosacroce in relazione con quelli di Erfurt, Lipsia e Amsterdam... e forse rosacroce fu quell'alchimista e settario (7) milanese Giuseppe Francesco Borri, che formò scuola e finì la sua vita nel Castel Sant'Angelo». Ma costui - che intendeva fondare una nuova religione, che vendeva un elisir chiamato «acqua degli Dei», che teneva un tono di vita sfarzoso, riuscendo ad annoverare fra i suoi seguaci Cristina di Svezia - era forse più (8) che altro un precursore degli avventurieri del secolo successivo quali Saint Germain e Cagliostro.
Sembra che l'Ordine nella sua prima fase perseguisse anche finalità politiche e religiose, in senso antiromano e protestante, poiché i suoi seguaci furono veementemente attaccati dai padri gesuiti, dai quali vennero additati come eretici, maghi e cabalisti. Ma non tutti erano fabbricatori d'oro e taumaturghi. Come abbiamo già detto, per molti occultisti la trasformazione della materia bruta in metallo puro, in oro, aveva un valore metafisico, significando la purificazione dell'uomo in un essere di più elevata spiritualità.
Fra i rosacroce e gli alchimisti va ricordato il famoso medico e filosofo inglese Robert Fludd (1574-1637), nonché teosofo e alchimista, permeato di gnosticismo e manicheismo. Egli era noto nel mondo settario con il nome di Joachim Frizius (9) e di Rudolfus Otreb, mentre le sue opere erano pubblicate con lo pseudonimo di De Fluctibus.
Lo stesso Descartes, convinto delle teorie mistiche ed umanitarie dei rosacroce durante il suo soggiorno in Germania ed in Olanda - dove erano numerosi soprattutto ad Amsterdam - «ebbe l'occasione di affiliarvisi, senza dubbio per mezzo del suo amico, il matematico Faulhaber; e il famoso "Sogno" (10) di Cartesio, così come diversi opuscoli di gioventù, quali gli Olympica, sono rivelatori di ciò».
Ed in stretto contatto con rosacruciani di Baviera fu perfino Leibniz, come risulta da una sua lettera del 1668; tanto che alcuni studiosi (11) riscontrano influenze cabalistiche nel suo sistema filosofico e nello stesso concetto della monade.
È certo che alcuni di questi occultisti, dediti allo studio della Qabalah e dell'alchimia, entrassero nella corporazione dei freemasons (12), per servirsene come copertura e per facilitare i loro incontri segreti.
Fece parte della corporazione Elias Ashmole (1617-1692), il fondatore del museo di Oxford «archeologist, astrologer, historian, rosicrucian and freemason» come lo definisce nel titolo della sua biografia D. Wright (13). L'Ashmole era cattolico e stuardista, poiché col passare degli anni gli interessi occultisti non incontravano più l'opposizione della Chiesa cattolica, che nell'ermetismo magico trovava un alleato contro il razionalismo dei filosofi. Fu ufficiale al servizio di Carlo I e - dopo la restaurazione - anche di Carlo II: nel suo diario ci narra la sua affiliazione come accepted mason in una loggia inglese nel 1682.
Rosacroce, cattolico e stuardista era anche Christopher Wren, il famoso architetto, costruttore della cattedrale di S. Paolo a Londra, che fu addirittura Gran Maestro delle logge londinesi dal 1688 al 1702 (14).
Ma molti altri, oltre ai suddetti, fecero parte della gilda muratoria, come membri invitati ed accettati. Non tutti occultisti - questi anzi costituivano una ristretta e chiusa minoranza - ma anche aristocratici ed intellettuali, di varia origine e di vari interessi.
DALLA MASSONERIA OPERATIVA ALLA MASSONERIA SPECULATIVA
Col passare degli anni, gli elementi speculativi - nobili o alchimisti che fossero - presero il sopravvento in seno alle logge. Sembra che tale processo avesse avuto inizio molto per tempo in Scozia e cioè fino dal secolo XVI (15) ; mentre in Inghilterra esso si intensificò a cominciare dal 1607, quando Giacomo I si proclamò protettore della corporazione e nominò Inigo Jones maestro della stessa: costui organizzò - come in Scozia - le logge sul modello delle Accademie italiane (16).
Comunque, già nella seconda metà del secolo XVII, in Inghilterra, le logge, col prevalere dei massoni accettati, perdono ogni caratterizzazione professionale, per assumere - se non in via ufficiale e statutaria, almeno nella realtà dei fatti - la configurazione di un'associazione culturale e filantropica, che si avvale dei riti, dei simboli, della disciplina e della segretezza ereditate dall'antica corporazione dei liberi muratori.
LA POLITICIZZAZIONE DELLE LOGGE
Questa lenta trasformazione della massoneria da operativa in speculativa, si stava realizzando in Inghilterra, mentre era in corso la lotta fra gli Stuart e il Parlamento e, successivamente, fra gli Stuart e gli Orange.
In tale situazione «le società segrete diventavano punti di riunione per i vinti, i quali se ne servono per i loro intrighi» (17). Non è dunque un caso se per primi fossero proprio gli Stuart a pensare di servirsi delle logge per i loro fini, dato che ufficialmente la massoneria rientrava ancora nell'osservanza del culto romano, praticando l'obbligo - riconfermato nel 1693 - di essere «fedele a Dio e alla Santa Chiesa», secondo le disposizioni che si trovano ancora negli statuti del 1704 emanati dalla loggia di York.
Ma anche i seguaci degli Orange cercarono alleati nella massoneria, concedendo a questa la loro
protezione; lo stesso Guglielmo III vi si fece affiliare e tenne la presidenza di una loggia a Hampton Court, infondendovi lo spirito che aveva ispirato la sua azione politica. Cosicché lo statuto di questa loggia nel suo primo articolo non impone la fedeltà alla Santa Chiesa, ma dice semplicemente: «Il vostro primo dovere è quello di essere fedeli a Dio e di evitare tutte le eresie che Lo disconoscono» (18).
È proprio in questo contrasto fra cattolici e protestanti, fra Stuart e Orange, che la libera muratoria inglese sceglierà la via della tolleranza religiosa, offrendo a tutti i «fratelli» - indipendentemente dalla professione di fede - l'asilo della segretezza e l'aiuto della fratellanza massonica.
Da allora, una volta entrati nella loggia, i fratelli dimenticano tutto ciò che nel mondo profano li divide, dimenticano i contrasti religiosi, riconoscendo nel grande architetto dell'universo, il vero Dio superiore ad ogni religione rivelata. Non era certo questa una scoperta massonica, era piuttosto l'attuarsi dei principî filosofici professati fino dal tempo della Riforma da pensatori isolati come Chatillon, da gruppi minoritari come i sociniani ed i Rosacroce. Principî filosofici che proprio nella Gran Bretagna di quegli anni trovavano seguaci ardenti e l'ambiente adatto per estrinsecarsi. Era, in un tanto turbinare di guerre che rovinavano i popoli, l'affermarsi del sentimento umanitario e di quella libertà di pensiero, già propugnata da Locke nel suo saggio Del governo civile (1683) (19) e realizzata in Inghilterra con il Bill of Rights (1689) proclamato appunto da Guglielmo d'Orange.
Ed è la loggia massonica che nella vita sociale offre per la prima volta l'esempio concreto di uomini dalle fedi diverse, uniti nel vincolo della fratellanza dalla medesima disciplina consorziale.
Va però sottolineato che le logge offrivano così anche un punto d'incontro non solo per trattative diplomatiche, per conversioni ed accordi, ma anche per lo svolgersi di una sottile azione di spionaggio.
LA GRANDE LOGGIA DI LONDRA
In un primo tempo, nonostante il mutato spirito di quegli anni, il controllo delle logge inglesi rimase in mano ai cattolici ed agli stuardisti, dato che nel 1688, quando venne detronizzato Giacomo II, gran maestro della libera muratoria di Londra era rimasto il già ricordato Christopher Wren, cattolico e stuardista, che tenne tale carica fino al 1695. E proprio al tempo del suo maestrato si organizzò il partito giacobita, che evidentemente trovò un comodo rifugio nelle logge da lui presiedute.
Dopo di lui, il titolo di gran maestro toccò addirittura ad un capo del partito giacobita, a Charles Lennox, duca di Richmond, figlio adulterino di Carlo II e della bellissima Louise de Keroualle, duchessa di Portsmouth. Nel 1698 è di nuovo gran maestro lo Wren, che terrà la carica fino al 1702.
Ma ai primi del secolo XVIII, da parte dei seguaci degli Hannover, per lo più protestanti o deisti, si cerca di reagire a questo stato di cose e di strappare il controllo delle logge agli stuardisti, opponendoalla massoneria giacobita una massoneria hannoveriana.
Si presta a tale impresa l'esistenza in Londra di una serie di logge che avevano perduto ogni carattere operativo, cui nulla avevano saputo sostituire, vivacchiando alla meno peggio, come un'accolita di buontemponi, i quali si raccoglievano di tanto in tanto per bisbocciare in determinate locande o trattorie dalle quali appunto derivavano il loro nome.
Furono appunto quattro di queste logge che, per iniziativa di alcuni dirigenti hannoveriani, si fusero e dettero vita il 24 giugno del 1717 - durante la solennità massonica di San Giovanni Battista - alla Gran Loggia di Londra (20).
La Grande Loggia si assunse subito l'incarico di unificare i regolamenti della massoneria e si può dire che da questo momento i semplici artigiani sparirono dalle assemblee e la massoneria cessò di essere una corporazione di maestri d'opera per diventare un corpo puramente speculativo.
Il promotore di siffatta impresa era certamente un abile politico ed un uomo d'indubbie qualità intellettuali e morali. Si chiamava Jean-Théophile Desaguliers (1683-1744) ed era nato a La Rochelle, figlio di un pastore ugonotto, emigrato con la famiglia in Inghilterra dopo la revoca dell'editto di Nantes. Egli stesso divenne pastore, dopo avere finito i suoi studi ad Oxford, dove tenne anche la cattedra di filosofia sperimentale. Nominato cappellano del principe di Galles egli è nello stesso tempo un matematico, tanto da legarsi in stretta amicizia a Isacco Newton, di cui volgarizzò anche l'opera. Membro della Royal Society, fu autore di varie opere scientifiche, nonché di un poema sul sistema newtoniano. La sua versatilità arrivò al punto di fare in pubblico
esperimenti di elettricità animale, di studiare un sistema per migliorare il tiraggio dei caminetti e di progettare un cannone che sparasse ventitre colpi al minuto (21).
Fu nei 15 anni che vanno dalle dimissioni di Christopher Wren, l'ultimo gran maestro cattolico, alla fondazione della Grande Loggia di Londra, che Desaguliers, con l'aiuto di alcuni dotti collaboratori, fra cui il pastore protestante James Anderson, realizzò la trasformazione della massoneria da operativa e cattolica in speculativa e protestante.
Naturalmente per una simile operazione era necessario procedere con cautela. Ed il grande merito di Desaguliers fu - a nostro avviso - quello di non avere contrapposto ad una massoneria cattolica una massoneria protestante, ma di avere cercato di salvare - indipendentemente ed al di sopra dei contrasti politici e religiosi - quei principî essenziali che si credevano peculiari dell'antica arte muratoria.
Uno di questi principî era quello della fratellanza («fratelli» si chiamano infatti tra di loro i liberi muratori), anche tra appartenenti a religioni ed a partiti politici diversi. Qualunque fossero le loro opinioni politiche e religiose, i massoni dovevano considerarsi fratelli in seno alle logge, e se, scontrandosi nel mondo profano, non potevano applicare i principî del mutuo soccorso, erano tenuti almeno a non nuocersi sul piano personale.
Dal principio della fratellanza derivava così quello della tolleranza, principio che del resto vigeva già nella coscienza del tempo e che era un punto fondamentale del programma politico portato avanti dal partito orangista; del resto la tolleranza religiosa era raccomandata anche dal cattolico Giacomo II ai suoi seguaci, fra cui si contavano non pochi protestanti, per i quali si doveva trovare una possibilità d'intesa con l'elemento cattolico prevalente a corte.
Va poi notato che il principio di uguaglianza, praticato nelle logge della massoneria operativa, trasferito in quella speculativa, acquistava un significato nuovo, un significato politico, unendo nell'organizzazione muratoria, non solo cattolici e protestanti, deisti ed atei, ma anche nobili e borghesi, cui era imposto, tramite i legami massonici, sentirsi e comportarsi da «fratelli».
Inoltre il principio della segretezza, rendeva ancora più stretto il vincolo della fratellanza.
Infine, la libera discussione in seno alle logge, la periodicità e la eleggibilità delle cariche, le decisioni prese a maggioranza e la votazione a testa introducevano la prassi della democrazia, cui cominciava ad aspirare la parte più consapevole dell'opinione pubblica inglese ed europea.
Il grande merito di Desaguliers - nel contrasto con la massoneria stuardista - fu proprio quello di avere puntato su questi principî essenziali, che, fatti propri dal partito hannoveriano, giovarono in ultima analisi alla causa protestante più che non una presa di posizione grettamente anglicana.
LE COSTITUZIONI DI ANDERSON
Questi principî professati da Desaguliers e dai suoi compagni furono codificati dal «fratello» James Anderson, anche lui pastore presbiteriano, in un'opera che diventerà famosa: The Constitutions of the Free Masons. Containing the History, Charges, Regulations, etc. of that Most Ancient and Right Worshiplul Fraternity. For the Use of the Lodges [Le costituzioni dei massoni, comprendenti la storia, i doveri, le regole ecc. di questa antica e venerabile confraternita. Compilato ad uso delle logge] (22).
L'Anderson, anche se una parte dell'opera fu direttamente ispirata da Desaguliers, fece negli anni che vanno dal 1718 al 1723 una fatica non indifferente, collazionando gli antichi testi della massoneria operativa (che poi distrusse) e studiandoli con scrupolo filologico, prima di arrivare alla stesura definitiva del suo testo, che, sfrondando e riassumendo, condensava in un'unica redazione i concetti essenziali dell'arte muratoria.
Il libro pubblicato nel 1723, divenne subito la legge ufficiale della libera muratoria, ogni loggia - anche se indipendente dalla gran loggia di Londra o addirittura in concorrenza con essa - lo ritenne come il proprio testo sacro ed ogni massone lo considerò come il proprio breviario.
Si tratta in realtà di un'opera assai curiosa, in cui, con una lettura attenta, si può cogliere lo spirito e le intenzioni riformatrici, sia in campo religioso sia in campo politico, degli estensori.
Si divide in due parti. La prima costituisce una storia leggendaria ed assai singolare della massoneria, la seconda espone gli obblighi, i doveri dei fratelli.
La storia identifica l'arte muraria con la stessa scienza, la base di entrambe è la geometria, la cui iniziale si identifica con quella di Dio (God)!
Il libro delle Costituzioni fa risalire la fondazione della massoneria niente meno che ad Adamo, donde l'insegnamento dell'arte sarebbe passato a Caino - e non al povero Abele! - quindi a Seth, ai profeti, al re Salomone, agli Assiri, agli Egizi, ai Greci, ai Romani, che infine avrebbero introdotta l'arte muraria in Inghilterra. Gesù Cristo è ricordato in una sola riga, come grande architetto della Chiesa.
Si tratta insomma di una storia del progresso scientifico che dopo Adamo, avrebbe avuto i suoi capisaldi nelle mitiche figure di Pitagora, Archimede, Tubal Cain... «La storia massonica dell'umanità - dice il Faÿ - è un panorama dei progressi scientifici e materiali compiuti dall'uomo dopo la creazione del mondo» (23). Ma non manca chi in questa vicenda scorge allusioni e allegorie di una religione esoterica, della quale lo stesso Anderson sarebbe stato un cultore (24).
Comunque la parte che ha per noi un interesse più immediato è quella che espone i doveri del libero muratore. E qui è necessario soffermarci su due punti fondamentali: quello che riguarda la religione e quello che riguarda la politica.
In fatto di religione, il testo dell'Anderson dice espressamente nell'art. I:
Un massone ha l'obbligo in virtù del suo titolo, di obbedire alla legge morale; e se ben comprende l'arte non sarà mai uno stupido ateo, né un libertino senza religione. Negli antichi tempi i massoni erano obbligati in ogni paese di professare la religione della loro patria o nazione, qualunque essa fosse; ma oggi, lasciando a loro stessi le particolari opinioni, si trova più a proposito di obbligarli soltanto a seguire la religione sulla quale tutti gli uomini sono d'accordo: essa consiste nell'essere buoni, sinceri, modesti, e persone d'onore, qualunque sia il credo che li distingue; da ciò se ne deduce che la massoneria è il centro di unione e il mezzo atto a conciliare una sincera amicizia fra le persone che non avrebbero mai potuto senza di ciò, divenire componenti della stessa famiglia (25).
Quindi per quanto riguarda la religione, il massone non è obbligato a seguire una religione rivelata, anche se è opportuno che segua quella praticata nel suo paese. È sufficiente che pratichi quella religione «sulla quale tutti gli uomini sono d'accordo» e cioè quella generica morale cristiana, che in fondo s'identifica con la religione naturale dei deisti.
Per quanto riguarda la vita politica, i doveri del massone «relativi al magistrato civile» gli impongono obbedienza e lealismo nei confronti del potere costituito. Ma, forse in vista di una espansione della libera muratoria sul continente, e soprattutto nella nemica Francia, assolutista e cattolica, la legge massonica lascia aperto un sia pur modesto spiraglio per un intervento più o meno diretto di qualche fratello nella vita politica e addirittura nella rivolta contro lo Stato:
... qualora un fratello si ribellasse contro lo Stato - dice il testo dei Doveri - non dovrà essere sostenuto nella
sua ribellione. Pertanto si potrà averne pietà, come per un disgraziato; e per quanto la fedele confraternita debba sconfessare la sua ribellione e non debba dare in avvenire né ombra, né provocare il benché minimo risentimento politico del governo, se il ribelle non è colpevole di altro crimine, non potrà essere escluso dalla loggia ed il suo rapporto con essa resterà immutato (26).
Come abbiamo già detto, questo spirito di tolleranza in fatto di religione e di vita politica, non è determinato soltanto da convinzioni teoriche ma anche dal fatto che nelle logge sono presenti, accanto agli hannoveriani gli stuardisti, accanto ai protestanti i cattolici, accanto ai mistici i razionalisti. Anzi, fino a tutto il terzo decennio del secolo XVIII è proprio la massoneria stuardista (27) ad avere maggiore sviluppo e diffusione; anche se siamo meglio informati sulla prima, dato che la Grande Loggia di Londra, che uscì vincitrice dalla lotta, ebbe tutto l'interesse a mettere in evidenza la parte da lei sostenuta e non quella della corrente avversa.
L'affermarsi della massoneria hannoveriana fu anche dovuta al fatto che la gran loggia di Londra stabilì una certa disciplina e un certo ordine nel mondo latomistico, concedendo patenti solo a ragion vedute, tenendo una regolare amministrazione e corrispondenza, di cui si conserva tuttora la documentazione; mentre le logge stuardiste continuarono a vivere e a moltiplicarsi a loro beneplacito, senza istituire tra loro alcuna autorità gerarchica.
In questo primo decennio successivo alla fondazione della Grande Loggia di Londra, Desaguliers ed i suoi compagni, per realizzare la vittoria della corrente hannoveriana, puntano sulla caratterizzazione liberale della confraternita, che vogliono aperta ad entrambi i partiti politici, a entrambe le fedi religiose, in nome dello spirito di tolleranza. La loggia si presenta così come un possibile terreno d'incontro, per un colloquio aperto ed anche per un'azione di spionaggio.
Concludendo, con la fondazione della Grande Loggia di Londra (1717) e poi con la pubblicazione de Il libro delle Costituzioni (1723) nasce la massoneria moderna. Scompare la vecchia massoneria operativa per dar luogo alla nuova massoneria speculativa. Si abbandonano gli interessi corporativi e professionali, le cui pratiche ed i cui simboli vengono ora impiegati per un'azione sociale e politica nell'ambito della società civile. La massoneria si presenta adesso come una corporazione universale, come «una confraternita morale, che unisce tutti gli uomini di buona volontà, d'ogni paese, d'ogni lingua, d'ogni razza, d'ogni condizione sociale, indipendentemente dalle loro opinioni politiche e religiose» (28) per affermare gli ideali di libertà e di progresso, quali si andavano forgiando nella società inglese sullo scorcio del secolo XVII e agli inizi del XVIII. Ed anche il simbolismo ed il rituale, barocco e ridicolo, quale veniva praticato nelle logge aveva una sua ragione storica e sociale, come giustamente afferma Franco Venturi:
Le complicate ed arcane cerimonie massoniche, sono formule che sfatano, diradano e allentano le complesse e tacite regole del cerimoniale dellediverse classi sociali, nei loro rapporti tradizionali, nella fissità ancor seicentesca dei loro incontri e scontri (29).
IL PERDURARE DELL'ESOTERISMO OCCULTISTA
Nell'ambito di questa massoneria dal carattere filantropico, con implicazioni notevoli di carattere politico e sociale, continuano a sussistere in seno alle logge nuclei di occultisti e di alchimisti alla ricerca della pietra filosofale, della panacea e del contatto immediato col mondo degli spiriti.
Secondo alcuni storici, l'esoterismo si sarebbe affermato nella libera muratoria con la creazione di un terzo grado, quello di maestro. Difatti le prime logge inglesi non conoscevano che due gradi: quello di apprendista e quello di compagno (30). Il titolo di maestro spettava solo a colui che presiedeva le adunanze della loggia e che in seguito avrà il titolo di «venerabile». Ciò si rileva anche da quanto viene affermato nella prima edizione del Libro delle Costituzioni di James Anderson (1722), che parla solo dei primi due gradi.
Il grado di maestro, come grado a sé stante, fu introdotto nelle logge inglesi a partire dal 1724 o 1725 ed il suo rituale è ispirato alla leggenda di Hiram, il quale nella parte storica del testo di Anderson viene appena ricordato come direttore dei lavori nella costruzione del tempio di Salomone. Invece nel rituale del terzo grado - quello di maestro - Hiram diventa il biblico architetto, al quale il re Salomone affidò la costruzione del tempio. Egli sarebbe stato ucciso da tre compagni, i quali volendo arrogarsi - senza esserne degni - il titolo di maestro, cercarono di strappargli la «parola», vale a dire il segno di riconoscimento, che solo Hiram conosceva. Al suo rifiuto lo uccisero, lo seppellirono e sulla terra smossa piantarono un ramo di acacia. Fu questo ramo che permise ai compagni, messisi alla ricerca del maestro, di scoprirne il corpo e di dargli sepoltura. Si tratta di una leggenda che si è prestata a varie interpretazioni simboliche, come la ricerca della parola perduta o la volontà di vendicare la morte del padre da parte dei «figli della vedova», come da allora si denominavano i massoni.
Questo grado, sostengono alcuni storici, sarebbe stato introdotto nella libera muratoria, dagli alchimisti e dagli occultisti, quasi un appello ai maestri visibili dei rosacroce in nome del segreto massonico e della fraternità cristiana. Dato che il mito di Hiram, oltre a postulare la ricerca della parola perduta con la morte del maestro, nella putrefazione del cadavere e nel suo recupero mediante un particolare rito, si raffigurerebbe un adattamento da parte degli ermetisti di un particolare mito solare «per rappresentare allegoricamente le operazioni successive che, con la dissoluzione, decomposizione e sublimazione, dovrebbero trasformare le materie prime in oro filosofico» (31).
Non è quindi da escludere che affiliati all'ordine dei rosacroce aderissero alla libera muratoria onde meglio occultarvi la propria attività. Oppure - ed una cosa non esclude l'altra - che gruppi di occultisti, fermamente convinti della esistenza di superiori sconosciuti e di iniziati in possesso dei veri segreti alchimistici, credessero che costoro si celassero dietro la segretezza ed i riti esoterici della corporazione e aderissero con questa speranza alla confraternita.
Si potrebbe trovare una conferma a ciò nel fatto che il dotto medico inglese William Stukeley, membro della «Royal Society», il primo che dopo la fondazione della Grande Loggia di Londra fu accolto come libero muratore, nel suo diario sotto l'anno 1720 così scrivesse di sé: «His curiosity led him to be initiated into the mystery of Masonry, suspecting it to be the remains of the mysteries of ihe antients...» (32).
Sembrerebbe dunque che anche nella massoneria inglese, nella cosiddetta massoneria moderna, la cui data di nascita coincide con la fondazione della Grande Loggia londinese, accanto all'umanitarismo razionalista, al cosmopolitismo e al deismo integrale, sussistesse fino dalla sua prima origine, in forma più coperta, una tradizione esoterica che nell'organizzazione della fratellanza vedeva la possibilità di un punto d'incontro fra alchimisti ed occultisti.
1. D. Knoop e G. P. Jones, The Mediaeval Mason, Manchester 1933, p. 84, cit. da Paul Naudon, nel suo ottimo
libretto (La Franc-Maçonnerie, Paris, PUF, 1965, p. 21) che, nonostante la mole modesta - fa parte della collana «que sais-je?» - reca quantità di notizie esposte in maniera chiara ed esatta.
2. P. Arnold, Histoire des Rose-Croix et les origines de la Franc-Maçonnerie, Paris 1955; La Rose-Croix et ses
rapports avec la Franc-Maçonnerie, Paris 1970.
3. I tre scritti fondamentali sono: (1) Allgemeine und general Reformation der gantzen weiten Welt. Beneben der Fama Fraternitatis dess löblichen Ordens des Rosenkreutzes, an alle Gelehrte und Häupter Europas geschrieben [Comune e generale riforma di tutto il vasto mondo, con aggiunta la Fama Fraternitatis del lodevole Ordine della Rosa Croce, indirizzata a tutti i sapienti e i Capi d'Europa], Kassel 1614; (2) Fama Fraternitatis. Beneben Confession oder Bekanntniss derselben Fraternitet, an alle Gelehrte und Häupter in Europa geschrieben [Fama Fraternitatis, seguita dalla confessione della detta fraternità, indirizzata a tutti i sapienti e capi d'Europa], Frankfurt a.M. 1615; (3) Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz: Anno 1459 [Nozze alchemiche di Cristiano Rosenkreutz nell'anno 1459], Strassburg 1616. La critica moderna considera queste opere come un attacco mascherato alla Chiesa cattolica, come un tentativo di propagandare una religione puramente evangelica e liberata dai dogmi. Cfr. R. Le Forestier, La Franç-Maçonnerie occultiste et l'Ordre des Élus Coëns, Paris 1928, p. 402.
4. Questo accostamento fra la rosa e la croce, oltre che in tanti altri, fra cui Dante, si ritrova anche nello stemma di Lutero, con i due versi: «Des Christen Herz auf Rosen geht | Wenns mitten unterm Kreuze steht» (Il cuore del cristiano riposa sulle rose, quando sta esattamente sotto la croce).
5. F. A. Yates, Giordano Bruno and Hermetic Tradition, London and Boston 1964.
6. Tobias Adami, che dopo il 1610, in Napoli, aveva accesso alla prigione di Campanella e poté così trafugare il
manoscritto de La città del Sole, era uno degli autori e promotori del primo manifesto rosacruciano (cfr. P. Arnold, La Rose-Croix cit., pp. 57-58).
7. Friedrich Nicolai, Einige Bemerkungen über den Ursprung und die Geschichte der Rosenkreutzer und Freymaurer, Berl8in-Stettin 1806, cit. da G. De Castro, Il mondo segreto, Milano 1864, vol. IV, p. 33.
8. De Magri, Giuseppe Borri ovvero un settario del secolo XVII, in «Rivista Europea» 1843. «Borri, Milanais, enthousiaste, chimiste, hérésiarque et prophète» sembra che abbia ispirato all'abate de Villars la figura del conte di Gabalis, protagonista del suo romanzo, celebre fra gli occultisti (cfr. A. Viatte, Les sources occultes du romantisme, Pari9s 1965, vol. I, p. 30).
9. Scrisse in tale veste un'opera di netto carattere rosacrociano, intitolata Apologia compendiaria, Fraternitatem de Rosea Cruce suspicionis et infamiae maculis aspersam, veritatis quasi fluctibus abluens et abstergens, Leida 1616. Nel 1617 scrisse inoltre un Tractatus apologeticus integritatem societatis de Rosea Cruce defendens contra Libanium et alios.
10. Cfr. in proposito la bibliografia citata da S. Hutin, Le società segrete, Milano 1955, p. 51 n.
11. H. Grasl, Aufbruch zur Romantik Bayerns Beitrag zur deuttschen Geistesgeschichte (1765-1785), München 1968, pp. 103-104.
12. La recente opera di F. A. Yates (The Rosicrucian Enlightenment, London and Boston 1972) pone splendidamente in evidenza la connessione fra il mondo esoterico del sec. XVII e la massoneria; fra i «liberals» italiani, come Sarpi, Bruno, Campanella, Boccalini e altri con il mondo protestante-rosacruciano della Germania meridionale.
13. D. Wright, Elias Ashmole: Archaeologist, Astrologer, Historian, Rosicrucian and Freemason, London 1924. Egli fu ammesso nella loggia di Warrington assieme al suo avversario politico Henry Mainwarin, esponente del partito parlamentare (cfr. Alec Mellor, La charte inconnue de la franc-maçonnerie chrétienne, Tours 1965, p. 38).
14. P. Naudon, La Franc-Maçonnerie, Paris 1965, pp. 29 e 82. Wren, data la sua qualità di architetto, ricopriva nella gilda tale carica quasi per diritto professionale.
15. Em. Rebold, Histoire des trois Grandes Loges des Franc-Maçons en France, Paris 1864, pp. 673-674. R. F. Gould, The History of Freemasonry, London 19513, pp. 673-674.
16. P. Naudon, op. cit., p. 28.
17. B. Faÿ, La massoneria e la rivoluzione intellettuale del secolo XVIII, Torino 1939, p. 100.
18. P. Naudon, op. cit., p. 30.
19. Il saggio di Locke, pubblicato nel 1690, fu iniziato dal filosofo inglese nel 1681 ed era con ogni probabilità già compiuto nel 1683, allorché partì dall'Inghilterra.
20. I nomi delle quattro logge che dettero vita alla Grande Loggia di Londra sono i seguenti: (1) The Goose and
Griridion, Ale House in St. Paul's Church-Yard (2) The Crown, in Parkers Lane, near Deury Lane; (3) The Apple Tree, Tavern in Charles Street at Covent Garden; (4) The Rummer and Grapes, Tavern in Chanel-Row, Westminster. Come si vede, le logge avevano i nomi tipici delle taverne o birrerie dove i fratelli tenevano le loro riunioni.
21. Sul Desaguliers esiste una voluminosa bibliografia per la quale rimandiamo all'opera di J. Palou, La Franc- Maçonnerie, Paris 1964, p. 92 ss. Un profilo biografico assai brillante, ma non privo di maliziose punte polemiche, si trova nell'opera dello studioso antimassonico B. Faÿ (op. cit., p. 113 ss.).
22. Il libro dell'Anderson ebbe subito un grande successo e ne vennero pubblicate varie edizioni inglesi. Fu ristampato in Irlanda nel 1730; Franklin ne fece una edizione americana nel 1734. Fu tradotto in tedesco nel 1741, in francese nel 1745. Circa l'antica documentazione sui cui l'Anderson lavorò, cfr. A. G. Mackey, The History of Freemasonry, New York 1898, cap. III. Una parte del detto capitolo si trova tradotto nella «Rivista Massonica» 6 1970 (luglio), pp. 271- 274.
23. B. Faÿ, op. cit., p. 123.
24. J. Palou, op. cit., p. 88.
25. Il testo integrale dell'opera di J. Anderson si trova tradotto in italiano nella «Rivista massonica» 4 1969 (aprile-giugno), pp. 165-203. Il solo testo de «Gli antichi doveri di un libero muratore» si trova in "Le charte fondamentali della universale massoneria di rito scozzese antico ed accettato", Roma, Casa editrice Atanòr, 1960, p. 15-55. È da quest'ultimo testo che ricaviamo i brani citati [Il testo è integralmente riprodotto in questo sito nella sezione dedicata a "Storia e Massoneria"].
26. Ivi, pp. 16-17.
27. Molti studiosi e storici della libera muratoria, chiamano la massoneria cattolica, favorevole agli Stuart, massoneria scozzese - in contrapposizione a quella hannoveriana chiamata inglese - per il fatto che gli Stuart sono una dinastia scozzese e perché la Scozia costituiva la roccaforte del loro partito e quindi scozzesi erano la maggior parte degli aderenti. Noi invece preferiamo adottare il termine di massoneria stuardista e - dopo la deposizione di Giacomo II - massoneria giacobita, perché pochi anni dopo, in Francia nascerà la vera e propria massoneria scozzese, che si identifica con la creazione degli alti gradi e che - come vedremo - con la Scozia avrà ben poco a che vedere, se non per il fatto di essere quest'ultima la patria d'origine del suo creatore: A. M. Ramsay. Quindi, per evitare confusioni, fra la massoneria scozzese e la massoneria favorevole agli Stuart, chiameremo quest'ultima stuardista o giacobita.
28. O. Wirth, Le dédoublement de la Franc-Maçonnerie, in «Le Symbolisme», giugno 1930, p. 141.
29. F. Venturi, Settecento riformatore, Torino 1969, p. 54.
30.Talvolta la denominazione dei due gradi era: apprendista-compagno e emaestroe.
31. R. Le Forestier, La Franc-Maçonnerie templière et occultiste au XVIII et XIX siècles, Paris-Louvain 1970, p. 48.
32. E. Lennhoff, Il libero Muratore, Livorno 1972, p. 43.