Note

(1) L'intelligenza umana rende beneficamente o maleficamente la potestà dei Numi, I quali - vedi il paganesimo - si vestono di corpo umano per compiere opere umane e qualche volta di corpo animale. Giove si trasformò in Cigno per godere dell'amore di Leda. Il prender ciò alla lettera, come Tertulliano e i più celebri pazzi dei polemisti di suo genere, dimostrerebbe che gli autori delle favole ieratiche furono delle bestie; ma della struttura artistica di tutta la mitologia greco-romana appare che i cerebri dei volgarizzatori dei secreti, rivelatori dell'arcano, dovevano pesare in valore ogni parola che esprimeva un atto divino. Gl'iddii guaritori, come Esculapio e consimili, si manifestarono per la prima volta benefici quando gli uomini doloranti vi fecero ricorso - e si manifestarono attraverso l'umana intelligenza. La qual cosa oltre a stabilire l'antico primato dell'arte divina del sanare, deve all'uomo che alle divinità dei Numi non crede, far supporre che dall'intelligenza umana si sprigionò la favilla del miracolo quando la guarigione si ritenne miracolo. [Torna al Testo]

(2) Non maravigliarti che io dico misticismo scolastico. Pare un non senso nell'insegnamento positivo delle scienze sperimentali, ma in realtà il misticismo arriva fino alla idolatria per certi professori famosi. Nessun dotto può vantarsi d'essere uscito per sempre dal ciclo della credenza, scrive il dott. GUSTAVO LE BON, nei fenomeni incompletamente conosciuti si é obbligati a formulare teorie e ipotesi, vale a dire delle credenze che l'autorità sola dei loro autori fa accettare. Questo é misticismo scientifico e scolastico che non é sfuggito all'osservazione di psicologi spregiudicati! però studiosi seri e sperimentalisti se sono accusati di misticismo vi danno dell'ignorante. Anche per fenomeni studiatissimi, continua lo stesso Le Bon, siamo obbligati, non potendo verificarli tutti, di ammetterli come credenza. La nostra educazione classica non é che un atto di fede di fronte a dottrine imposte per il prestigio di un maestro. Deve (la nostra educazione classica) per questa ragione divenire esperimentale qualche volta con lo scopo di mostrare all'allievo la possibilità di verificare le affermazioni che gli impone e di insegnargli che l'osservazione e l'esperienza sono i soli congegni della vera certezza.

L'impossibilità di verificare l'insieme delle nostre conoscenze rende chimerico il consiglio dato da Cartesio nel Discorso del metodo: non ricevere mai alcuna cosa per vera che io non la conosca evidentemente per vera e rigettare come false tutte quelle su cui possiamo intravedere il minimo dubbio.

Se Descartes avesse tentato di applicare questi precetti non avrebbe ammesso come evidenti delle cose che oggi ci fanno sorridere. Nello stesso modo dei suoi contemporanei e la generalità dei suoi successori egli era dominato dalla credenza. Lo scetticismo più avanzato é in realtà sempre parziale... E poiché un dotto é obbligato di accettare come credenza una gran parte di verità della scienza non ci maravigliamo di vederlo tanto credulo quanto gli ignoranti. Sugli argomenti estranei alla sua specialità li sorpassa di poco.

Il misticismo scientifico e scolastico esiste. Noi crediamo agli illustri specialisti che han fatto un esperimento nuovo solamente sulla fede della loro parola e della loro opinione… che può essere errata. E gli esempi non mancano perché noi non possiamo e non abbiamo i mezzi di controllare.             [Torna al Testo]

(3) Ordinariamente sulla medicina antichissima, occulta, sacerdotale e divina le idee sono imperfettissime perché questa che fu INIZIATICA, si confonde con la libera pratica della profana medicina, che, dati i tempi e il loro stile, obbedendo a forme magiche, molte volte era schiettamente empirica. Le recenti scoperte negli scavi di Egitto e delle terre appartenenti all'antica Caldea, ad ogni papiro o ciottolo inciso che porta una formula di medicina magica si attribuisce un gran valore storico - e si dice che a Tebe o a Menfi o a Babilonia si curava così o così. Ma questo patrimonio nuovo della storia dell'antichissima medicina empirica e profana non deve confondersi con quella che chiamasi medicina sacerdotale e divina o INIZIATICA. L'iniziazione sacerdotale non era, come tante volte ho avuto l'onore di chiarire, una università ermetica di studii e cognizioni letterarie filosofiche e naturali come si potrebbe intendere ora: l'iniziato non era l'uomo a cui si svelava un secreto medico o naturale che alle plebi si doveva nascondere, ma un ermetista nel senso che io ho dato sempre a questa parola, cioè un uomo integrato al punto che aveva libertà di azione del suo Ermes o Corpo mercuriale o intelligenza effettiva. Quindi della medicina veramente iniziatica e sacerdotale nella sua purità non se ne può sapere niente, perché come sistema scientifico e dottrinario non esisteva che nelle condizioni specifiche in cui lo costituivano volta per volta gli iniziati. Il valore ermetico del VERBUM CARO, cioè della realizzazione in carne della parola realizzatrice, esclude assolutamente che un sistema omogeneo fosse adottato anche nei contatti volgari, dagli iniziati di tutti i templi. Esculapio nei diversi templii di Cos, Sicione, Epidauro, Neupacto si manifestava volta per volta con forme ed esteriorità diverse. I templii corrispondevano allora alle moderne cliniche dove i malati erano ricevuti per cura sotto la protezione del dio medicatore, con la differenza che le cliniche attuali a New-York, a Parigi, a Londra, a Berlino, a Roma sono più o meno identiche per metodi, mentre allora ogni tempio aveva il suo. Le infermità degli occhi ad Epidauro si curavano coi serpenti che leccavano la cornea degli infermi e a Neupacto col sangue del gallo bianco e a Sicione con le lacrime di pino. Alcuni eruditi volgari pretendono che i tempii possedessero un formulario sperimentale completo raccolto attraverso le lunghe epoche di pratiche: ciò potrebbe essere vero nei templi di non INIZIATI ma di aspiranti riuniti in conventi quasi profani, ma già allora si tratta di medicina empirica volgare che prepara le ricerche di quaranta secoli posteriori nelle università europee. La medicina INIZIATICA deve essere intesa nel senso ermetico della realizzazione di un potere e questo non cade nel dominio dello storico comune, che non può discorrere ragionevolmente che della sola medicina jatrèa (l’aqreia la bottega del medico) che é volgare e industriosa e commerciabile. [Torna al Testo]

(4) Anche nei singoli casi d'ispirazione o lucidità o chiaroveggenza di clinici sommi il lato buono della manifestazione divina dell'intelligenza umana (nume buono) è visibile e tangibile. Porto un esempio. Il diabete zuccherino nei primi stadi non presenta quasi nessuna alterazione nell'apparenza di uomo che molti credono florido e sano. Un medico che a primo sguardo indovina la glicosuria non può che essere un lucido, un ermetista per incidente. È ciò che si pretende attribuire all'occhio clinico di alcuni medici, cioè il potere di indovinare a primo colpo di vista l'esatta infermità del dolorante. Si racconta di Domenico Cirillo che senti lo starnuto seguito da uno sbadiglio del carbonaio che scaricava la sua mercanzia, gridò: vai a coricarti e cavati sangue perché corri pericolo immediato di morte. L'altro rise e la sera morì. Se ne raccontano tante dei nostri professori contemporanei più famosi. [Torna al Testo]

(5) Dal resoconto del Giornale d'Italia del 5 novembre, leggo la conclusione del discorso inaugurale dell'Università di Roma di questo anno, fatta dal professore Mingazzini, neurologo valorosissimo. Egli dice dopo aver parlato del cervello umano:

Da questa compendiosa sintesi, discende legittimo il corollario, che il cervello ubbidisce alle stesse ed identiche leggi le quali reggono il resto dell'epoca animale: e che i fenomeni mentali sono legati a processi biosofici e biochimici, svolgentisi nel cervello: per esso natura creò privilegi!

Ma un'altra conclusione pur troppo ingrata ne discende, e cioè, che malgrado tanti progressi inaspettati sulla conoscenza della struttura del meccanismo e delle funzioni dell'encefalo essi ci hanno negato per ora almeno, qualsiasi lume per comprendere in che modo abbiano origine e si svolgano i processi della psiche.

A molti degli ascoltatori che si attendono un peana, la scienza risponde adunque con una elegia. Dopo si numerose ricerche, per quanto feconde agli studi medici, altrettanto sterili, per il postulato filosofico, il pensiero si rivolge ad Emmanuele Kant. Egli ci ha insegnato che i fenomeni soltanto, e non la essenza delle cose in sé, riescono ad essere afferrati dalla nostra mente. E appunto in nome di Kant, poiché altra cosa è conoscere le condizioni di un fenomeno, altro è il fenomeno stesso, a noi è vietato, giusto il precetto degli scolastici, trarre conclusioni aventi la bocca più larga delle premesse.

Se dobbiamo ripetere ancora una volta con Pascal, periculosum est credere e non credere è ingiusta pretesa sottrarre all'uomo il diritto di trarre da altre fonti ipotetiche sia pure dalla metafisica, argomenti per la soluzione del problema cui la filosofia intende da si lungo volgere dei secoli.

Noi dobbiamo uguale rispetto tanto a coloro che, monisti convinti, credono pensiero e materia la cosa stessa, quanto agli altri che cercano al di fuori del mondo corporeo la causa dei fenomeni spirituali. È crudeltà combattere sentimenti, sia pure illusori, che dalla scienza anche l'uomo di scienza invoca spesso, mai indarno a suo conforto.

Questi misteri vitali pari a quelli dell'eredità, e della natura delle forze, non solo abbracciano i fenomeni della vita mentale ma perfino quelli della vita fisica. Da qualche anno siamo abituati a parlare di esseri patogeni ultramicroscopici, cioè di agenti veri e propri di malattie, e che neanche coi 2000 diametri di ingrandimento riusciamo a scoprire; eppure per ipotesi li ammettiamo.

Quella che un biologo olandese di altro secolo chiamò natura naturans si sottrae adunque a qualunque nostra indagine: ci pare sempre di raggiungerla, e intanto ci si invola. Il velo d’Iside non é ancora squarciato perché il comprensibile - e dobbiamo essere riconoscenti ed Eberto Spencer - ha i suoi limiti.

Comprendere la sfera dell'incomprensibile - ed io aggiungo dell'ultra visibile - é inutile e vano conato.

Mi consolo che l'università romana abbia ascoltata una conferenza simile e non mi stupisco delle conclusioni fortemente accentuate nel senso dubitativo dell'illustre oratore, perché tutti i neurologi trovandosi a contatto del cervello umano, o nella sala anatomica o vivente negli organismi vivi, devono arrestarsi nel limite della comprensibilità quando i fenomeni psichici si manifestano in noi e fuor di noi. L'anatomia del cervello non ha conchiuso con alcuna scoperta essenziale intorno alla manifestazione dei fenomeni di un ordine intelligente. Lo stesso oratore disse:

Tutti i fenomeni mentali accessibili a misure sono stati sottoposti ad una analisi metodica. Con speciali saggi o strumenti delicati, si misura il grado di attenzione, la prontezza del comprendere, la capacità dell'immaginazione, la robustezza della memoria, la potenza della critica. L'uomo tende a diventare, secondo l'ideale del pensatore greco, il metro di tutte le cose.

Alla psicofisica siamo grati per averci insegnato che la velocità del movimento attraverso i nervi, é meno rapida del volo dell'aquila e che ad ogni nostra operazione intellettuale e ad ogni insorgere di affetti corrisponde una modificazione apprezzabile nella circolazione sanguigna e nella temperatura del cervello. Il tumulto dei nostri sentimenti, le scariche dell'odio al pari del raptus d'amore, il momento in cui l'attenzione e la riflessione chiamano a raccolta, per risolvere un problema, le loro forze, il sonno e la veglia, tutti questi atti si convertono se non in vari equivalenti tecnici e chimici, certo in variazioni apprezzabili di calore all'interno della massa cerebrale. Anche gli affetti adunque sebbene si traducano in modificazioni fisiche, sono legati all'organo della mente; e se nelle emozioni palpita il cuore gli é soltanto perché si modifica il lavorio cerebrale.

L'amore adunque - se lo ricordino i giovani che qui mi ascoltano - è qualche cosa di più alto che non il semplice e fugace contatto fra due epiteli.

Dopo aver accennato allo sforzo compiuto dai filosofi per scoprire il modo di formarsi dei fenomeni psichici, sforzi rimasti inutili, l'oratore continua:

Alcuni sperarono invano che qualche sprazzo di luce provenisse dallo studio delle alterazioni del cervello che da tempo la psichiatria postulava. Ma il risultato di tante minute ricerche ci ha provato che nella grande maggioranza delle malattie mentali non si hanno reperti costanti, e tali da poter mettere in rapporto le lesioni della compagine nervosa con le manifestazioni morbose della psiche. Noi non riusciamo a sorprendere che l'effetto finale delle alterazioni degli elementi nervosi e questi sono di una uniformità sorprendente. Ma anche quando l’ideale degli psichiatri si avverasse, e si riuscisse a constatare che, per es. ad ogni forma di manifestazione psicopatica corrispondesse un'alterazione di una struttura determinata od uno spostamento congenito delle cellule corticali, ciò non gioverebbe punto alla comprensione mentale.

Sicché oggi - dopo si abbondante messe di studi microscopici - la psichiatria é obbligata, raccogliendo le vele, a rientrare nel tempio dell'empirismo clinico. E come delle allucinazioni sì sa poco più della definizione datane da Amleto, così per la paranoia, dobbiamo contentarci di richiamare sopra 1’intuizione geniale della malattia che ne ebbe Shakespeare, quando al Re Lear fa dire: Ho un delirio sì, ma vi è dell'ordine in quel delirio! [Torna al Testo]

(6) Se la morte così come fisicamente si considera presenta mille casi di falsa apparenza, definendola come lo stato di cessazione della intelligenza è incontrollabile. L'intelligenza cessa o no la sua manifestazione in coscienza, anche quando le relazioni funzionali sono rotte e la sua manifestazione all'esterno ne è impedita? Chi può dirlo? come controllarlo? Un paralitico che non può articolare parola né fare movimento alcuno ha o no coscienza del suo stato e quindi l'intelligenza dell'essere? Un cadavere è il corpo vivo in un senso diverso dalla funzionalità animale perché é in dissoluzione chimica, quindi in una funzionalità vitale di un ordine inferiore e fin quando ne esisteranno le ossa si può dire in via di trasformazione, lenta in terra. Il problema della coscienza, se é superstite l'intelligenza, non é sondabile. Perché scientificamente nessun può controllare che la persistenza dell'unità cosciente sia dentro o fuori, aderente o separata, al corpo in trasformazione. Generalmente le vie che raccolgono i voti maggiori degli uomini sono due: o si muore col corpo o si sopravvive al corpo morto; ma la sopravvivenza si considera sempre come una separazione immediata più o meno. Spogliarsi del corpo come di abito logoro é una bella concezione per chi non sia un pezzente che non ha altro vestito, né sa tesserne uno provvisorio mentre qualcuno non glielo cuce da capo con stoffa nuova. Questa é una domanda che indirizzo a tutti i credenti nell'angelizzazione dell'uomo ben fornito di natura di un corpo astrale naturale. Parlano i simboli ermetici di questa omogeneità di possesso di un secondo corpo fluidico che sarebbe portatore dell'io intelligente e cosciente separabile? Il mistero della morte con un convenzionalismo di parole si risolve nella vita pratica come una gita in aeroplano. Dinnanzi ad un cadavere si dice: pregate, l'anima è volata al cielo! ma lo scienziato e l'ignorante possono benissimo supporre che la coscienza del morto stia in letargo in un corpo che chimicamente si dissolve oppure stia sveglia e lucida nel corpo che non risponde più alla volontà dell'essere intelligente? Il mistero della morte é il limite a cui si arresta l'investigazione della scienza umana così come la si concepisce nelle cliniche e nelle università, ma il limite che l'ermetica deve prendere come punto di partenza per determinare, se é possibile, con quale tenuità di materiale l’Io pensante può esimersi dalla necessità delle funzioni corporee. [Torna al Testo]

(7) A questo punto molti osserveranno che sono inesatto, perché tutti i medici dal più umile al più illustre fanno della suggestione visitando e curando un ammalato; quindi alla terapeutica officinale aggiungono la presa in considerazione di questo valore positivo dell'influenza morale che non é trascurato. Ma questo non é nel senso che diventi un coefficiente di enorme o assoluta potenzialità curativa. La suggestione naturalmente adoperata in terapeutica é così blandamente limitata al puro necessario per quanto la suggestione dei mercanti sui clienti, perché più interessata, mi pare molte volte più energica. La colpa non é dei medici, é della coscienza scientifica della terapeutica. Un medico visita un ammalato di tisi - sa per scienza che la terapeutica ordinaria non guarisce la tisi - non può ammettere che un sol caso di tisi si guarisca con le buone parole, figurarsi se può con volontà energica suggestionare un malato, se non crede nella possibilità della salvezza. Il valore dei santuari miracolosi, degli stregoni di professione, dei ciarlatani in fatto di influenza morale sull'ammalato é mille volte tanto perché il prete, se buono, é ben persuaso che Dio tutto può fare e gli altri per supina ignoranza credono che tutto possa avvenire grazie al loro intervento. [Torna al Testo]

(8) Bisogna inchinarsi - e tutti gli illuminati, si prostreranno - innanzi alla fede che fa miracoli. La potenzialità mirabile della fede é nella legge delle combinazioni ermetiche che sono l'espressione del Tetragrammaton. Ma quando gli uomini di fede vogliono far teorie la cosa bisogna prenderla a burletta. La Scienza Cristiana che combatte i medici e gli studi medici, per esempio, diventa semplicemente la scienza dei beòti... del senso comune. Uno spiritista per le stesse leggi ermetiche di cui sopra guarisce un uomo, fa opera meritevole e ammirabile; ma se, dopo guarito, attribuisce il miracolo alla ricetta medianica ottenuta dallo spirito di Hanneman o da quello di Brow-Sequard chi volete che s'inchini? Io?

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(9) Tifo, viene dal greco che significa stupore: è la febbre che rende stupido, sonnolente. Dunque lo stato di oscuramento della coscienza viene dalle funzioni anormali che influiscono sull'intelligenza, come i narcotici, come i veleni. Se é vero che sia il solo bacillo di Herbert che causa il tifo, bisognerebbe assolutamente persuadersi che l'intelligenza è alla mercé del piccolo batterio patogenico. Ma il fatto che lo stesso bacillo in altri uomini é digerito, senza che abbia la possanza dì avvelenarli; dimostra che la potestà reattiva della coscienza, sulle funzioni quando è energica agisce da espulsore dei principii morbosi. Di questa teoria e pratica della medicina aurea parlerò altrove, ma qui come esempio resta notato che gli uomini che vivono in uno stato di equilibrio mentale e di parca vita sono i non colpiti di tutte le epidemie per la reazione attiva della mentalità sulle cause morbigene.

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(10) Cfr. Picus Mirandolanus, De Auro Libro 3, Capitolo II. Lo stesso si potrebbe dire di Claudius Berigardus di Pisa, citato nella Histoire de la Philosophie Hermetique. - Paris, 1742. [Torna al Testo]

(11) La pietra filosofale, per il tanto sentirne parlare e per aver fatto perdere la testa ad un numero stragrande di ricercatori, fu presa a burla e diventò l'espressione umoristica dell'inverosimile. Così l'elixir dilunga vita diventa il farmaco dei dottori Dulcamara delle fiere, e la quadratura del Circolo qualche cosa di simile. Ma come nei detriti della cucina si può rinvenire un brillante, così nella diffamazione delle vecchie idee può trovarsene una lucentissima. Le difesa dell'Alchimia è fatta da un mondo di scrittori moderni che vi vedono l'origine della miracolosa chimica contemporanea ed in Italia il prof. Rizzatti, dell'ateneo di Torino, ha scritto una storia dell'Alchimia molto precisa e con serenità obiettiva (Dalla Pietra Filosofale al Radio, Fratelli Bocca, Torino) tanto che in alcuni punti la lettura dell'autore ci fa domandare se per caso gli alchimisti volessero dire cosa diversa di quello che appare a prima vista. Veramente dovremmo domandarci perché quelli che pretendevano di sapere il gran secreto della trasformazione ne hanno tanto scritto se non volevano farsi capire, ma è ovvio che oltre i pochissimi che possiamo supporre possessori di parte o dell'intiera intelligenza dell'arte, si contano scrittori a centinaia che certamente ignoravano tutto e niente praticavano. Scrivere di Alchimia, pretendere alla fama di alchimista, pareva un diritto di tutti quelli che si avviavano alla conquista della fama. Come oggi per le scienze occulte: chi non pretende di sapere la vera via per arrivare? chi dei più noti scrittori non é un adepto vero o all'orientale o all'occidentale? Ma se anche nessuno degli autori di Alchimia raggiunse il secreto naturale dell'enunciato alchimico, non é meno ammirevole la sola intenzione di chi prima lo espose che non sia il semplice amo di far oro e argento per convitare i filosofi poverelli al Palagio delle Dívizie. Come poi nascesse la chimica da tutti i tentativi e le prove, è facile intendere: la, fabbrica dell'elisir, sotto tanti geroglifici ascosi, per alcuni sapienti divenne la distillazione dell'alcool e la sua purificazione, e via via. [Torna al Testo]

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