Il Corvo e il Cigno

 

Il simbolismo del Corvo è sempre stato associato a qualcosa di negativo. Il nero del Corvo è il nero delle tenebre è il colore della morte. In Alchimia è l’inizio della Grande Opera, la prima fase attraverso la quale il cammino verso la trasmutazione iniziava. La materia prima veniva scaldata vigorosamente nell’uovo alchemico posto sull’athanor finchè la materia, mediante il processo di putrefatio, si calcinava carbonizzandosi: nigredo. Quando la nigredo avveniva seguendo un processo di riscaldamento forte e veloce l’operazione si diceva eseguita secondo la via secca e il simbolo impiegato negli scritti era il Corvo. In alternativa alla via secca esisteva quella definita umida in cui la materia, comunque, giungeva allo stato di putrefazione, ma in un tempo estremamente più lungo con un riscaldamento lento e una continua circolazione. In questo caso l’animale utilizzato per la metafora era il rospo. Un’altra allegoria per la rappresentazione di questa fase fu il Dragone Ouroboros un consueto abitante dell’ampolla degli alchimisti. Il significato del dragone fu quello dello spirito che esala dalla terra quando la sostanza primigene inizia a rilasciare le parti essenziali che poi si sublimeranno nell’alto dell’ampolla. La putrefazione culminava nella calcinazione la cui corrispondenza era il Bianco Cigno.
 
Nel candore e nella forma del Cigno gli alchimisti trovarono sia la luce solare, sinonimo della natura maschile, sia la luce lunare immagine della femminilità. Il lungo collo diventava l’accezione del simbolo fallico e il corpo rotondeggiante il senso del corpo femminile. Il simbolismo del Cigno fu anche quello dell’uovo del Mondo e del corpo androgino frutto dell’unione degli opposti. La concezione che il cigno fosse collegato alla realizzazione dei desideri facilitò l’accostamento alla fase del processo di calcinazione che per sua peculiare caratteristica, la materia assumeva un colore bianco latte, ingannò gli sperimentatori facendo credere di aver raggiunto la purezza assoluta. L’associazione al Cigno, dello stadio temporaneo, fu una conseguenza di quanto gli alchimisti osservarono nel compiere la loro opera seguendo la via umida. Infatti la materia una volta calcinata per via umida alle volte formava una crosta che si rompeva sotto riscaldamento liberando cristalli bianchi assomiglianti a dei cigni galleggianti sopra le acque di un lago. Quando la via seguita era la secca la fase veniva contraddistinta dal simbolismo dell’aquila bianca.

 

L’animale fiabesco, rappresentato con il corpo da serpente, la testa di gallo, ali e zampe d’aquila, nel medioevo era considerato l’espressione infernale la cui triplice natura si anteponeva a quella divina. Fulcanelli nelle Dimore Filosofali lo definisce come il «piccolo re», il «regulus» precorritore della primavera dell’Opera. Nelle numerose riproduzioni iconografiche del XV e XVI secolo il Basilisco è anche il dragone che sputa fuoco vivo capace di uccidere chiunque trovi sul suo cammino. Sant’Agostino lo definisce il "re dei serpenti", cioè il demonio. L’alito del basilisco è velenoso come pure il suo sguardo e le leggende medioevali raccontano che l’unico modo per difendersi dall’«immonda fiera» era quello di usare uno specchio nel quale il drago, rispecchiandosi, avrebbe trovato la morte per opera del proprio veleno. La raffigurazione del Basilisco simboleggia la materia prima da trasformare che dallo stato vile passa a quello paradisiaco e perfetto. C. G. Jung nei suoi studi individua, in tutto ciò che è infimo, la prima materia a buon mercato da cui partire per lo svolgimento dell’Opera. I bestiari medioevali, a conferma della visione di Jung, usavano le allegorie dei più demoniaci animali quali il serpente, il drago, il basilisco, il corvo per identificare lo stato d’infimo ordine da cui partire per il raggiungimento del «tesoro dei tesori». Il Basilisco è così il malefico guardiano che deve essere battuto per aver accesso al tesoro, il simbolo del Mercurio Filosofale emblema della germinazione del Mondo, il Leviatano che dimora nelle acque, manifestazione della pioggia accompagnata da lampi e tuoni, segnali dell’attività celeste.

 

 

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