"Atalanta Fugiens Fuga L°"

Michaël Maier 1687

 

Un nostro attento visitatore in data 7/07/2016, ci scrive: "Nel corso degli studi su Frate Elia mi sono imbattuto in una 'canzone alchemica' (anonima, in alcuni manoscritti è attribuita a Geber, ma senza alcun fondamento) che ho ritrovato in numerosissimi codici ed anche in diversi incunaboli: poiché non mi risulta (ma posso errare) che sia mai stata tradotta in italiano, non ostante il grande interesse che aveva suscitato tra gli Alchimisti del passato, mi permetto di sottoporle il lavoro, qualora potesse essere gradito per la sezione Alchimia del vostro sito. Allego, anche, la copia di due edizioni a stampa (Summa perfectionis Geberii, Silber, 1486, e De alchimia libri tres Geberii, Argentorati, 1521).
Vi chiedo di segnalare il copyright su queste pagine che invio, dovendo pubblicarle in un prossimo saggio sulla poesia alchemica in italiano e in latino. Ma mi farebbe piacere anticiparle sul vostro sito, come modestissimo segno di ringraziamento per la ricchezza della biblioteca che mettete a disposizione anche dei 'profani'. Cordialmente. Paolo G.

 

Est Fons In Limis

© Paolo Galiano

 

La canzone Est fons in limis è una delle “poesie alchemiche” più conosciute e diffuse sia nei codici manoscritti che negli incunaboli, per cui è impossibile elencarli tutti; la versione latina che qui si presenta è stata tradotta comparando i manoscritti Patetta 781 della Biblioteca Vaticana e Magliabechiano II III 308 della Biblioteca Nazionale di Firenze (gentilmente messi a disposizione dalla Prof.ssa A. M. Partini) con altri codici disponibili dai Cataloghi di altre Biblioteche e i testi a stampa delle opere di Geber editi da Silber (Summa perfectionis Geberii, Roma 1486) e da Argentorati (De alchimia libri tres, Strasburgo 1531).
Il componimento, di per sé molto complesso come significato ma anche come linguaggio, presenta una struttura rimica fortemente irregolare: dei 26 versi di cui è composto i primi diciotto sono distici costituiti da rime baciate e rimate all’interno e divise in due parti o colon, la prima di cinque o sei sillabe, la seconda di settenari o ottonari; i due versi seguenti sono invece divisi ognuno in tre colon anziché due; seguono tre versi in esametri dattilici, mentre gli ultimi tre (il primo dei quali andrebbe però collegato ai tre precedenti per significato) riprendono lo schema dei distici iniziali con il medesimo sistema rimico.
Una tale ampia difformità della struttura potrebbe far pensare che l’Est fons sia nato da un collage di componimenti diversi ed in effetti questo sembra ipotizzabile per i versi 25 e 26, gli stessi con cui inizia una quartina che apre il Rosarium philosophorum attribuito ad Arnaldo da Villanova (1) , e soprattutto per i versi 23 e 24 sulla candida mulier, i quali in molti manoscritti compaiono con alcune varianti come appartenenti ad una composizione a sé stante.
In due codici vossiani di Leida (2) il verso sulla candida mulier costituisce l’inizio di componimenti rispettivamente di nove versi nel ms VCF 27, segno quindi che esisteva una redazione più lunga, e di quattro nel VCQ 42 (Candida si mulier rubeo sit nupta marito / mox amplexantur complexaque copulantur / per se solvuntur per se quoque conficiuntur / ut duo que fuerant unum quasi corpore fiant).
Il trattato Aenigmaticum epitaphium di Nicola Barnaudo sulla lapide di Aelia Laelia (3) spiega la frase Nec vir nec mulier citando la candida mulier come se i versi fossero l’inizio di una versione ben conosciuta dal lettore: Adamum, id est rufum hominem, qui uxorem suam Evam, quam candidam faciunt in sinu suo gestat vocari, unde hi etiam prodiere versus: Candida si rubro mulier sit nupta marito, mox complectuntur ecc.
Infine nel Rosarii abbreviati e manuscripto vetustissimo di autore ignoto (4) il verso è trasformato in prosa: Tunc candida mulier si rubeo sit nupta marito mox eum amplectitur et complectitur; et tunc rex diademate coronatus clamat: Ego sum albus filius, niger et rubeus, et filius albedinis, et homo mutationis.
Il significato alchemico della coppia candida mulier - rufus maritus è un chiaro riferimento ai colori dell’Opera al Bianco e dell’Opera al Rosso, simboleggiati dall’unione del Re e della Regina per la generazione dell’Androgine descritta in molti testi alchemici ed ermetici.

Il senso generale del componimento può essere composto in quattro parti:
- La prima (vv. 1-8) sembra fare riferimento al processo di distillazione della aqua vitae nel duplice significato sia alchemico che reale, il che spiegherebbe il senso dei versi 4, 5 e 6: secondo il senso letterale il liquore ottenuto alla fine della distillazione è un veleno perché produce effetti dannosi, fa sentire forti come giganti e il fiato del bevitore è capace di ammazzare gli elefanti, ma il significato sottile è che l’aqua vitae è un’acqua corrosiva e mortale per chi non la sa adoperare nel modo corretto, potenzia le capacità sviluppate nel corso dell’Opera e lo “spirito” che si genera distrugge anche gli ostacoli più difficili. Per questo motivo Si feceris rite fit corpus denique mite avrebbe il senso letterale “se farai bene l’opera, il corpo (del distillato) sarà gradevole” e il senso occulto “se compirai correttamente l’operazione il tuo corpo sarà tranquillo, cioè sotto il tuo controllo”;
 

- Nella seconda (vv. 9-14) si afferma che al compimento dell’opera di distillazione si ha dapprima il passaggio dal Nero al Bianco (redditur albatum nigrum prius obtenebratum) e poi dal Bianco al Rosso (petra divina prius alba fit deinde citrina) mediante l’azione del Fuoco, simboleggiato dalla urina, sostantivo derivante da *ur, bruciare, con cui si distugge la “illusione della natra;
 

- Nella terza (vv. 15-20), dopo la consueta frase sulla ricchezza (ovviamente non materiale) derivante dal compiere l’Opera, viene sottolineato il significato del solve et coagula, con cui si deve solvere il fisso e rendere fisso il volatile, operazione che occorre ripetere per tre volte: disiuncta coniunge, coniuncta disiu(n)ge, disiuncta reiunge, la stessa triplice operazione di cui parla il sonetto di Elia Solvete i corpi in acqua;
 

- La quarta parte descrive la conclusione dell’Opera alchemica con l’unione di Anima (Mercurio lunare o Arsenico (5) ) e Spirito (Solfo), i due principi del Femminile e del Maschile, la candida mulier e il rubeus maritus che devono congiungersi per il compimento dell’Opera. Il v. 24, che nel ms di Leida viene completato con ut duo que fuerant unum quasi corpore fiant, sembra alludere ad una unione non solo sul piano sottile ma anche fisico, come potrebbe alludere la figura che illustra la nona “chiave” di Basilio Valentino (6).
 

- Infine i due versi finali 25 e 26, la cui traduzione ci ha lasciati perplessi (ben venga il consiglio di chi conosce più di noi l’argomento), sembrano riassumere il percorso da seguire, scomporre la Pietra adatta all’operazione e triturarla (7) con delicatezza.

 


 

1. Bibliotheca chemica del Manget Rosarium philosophorum Libro II cap. III p. 667.

2. Rispettivamente BOEREN P: C: Codices Vossiani chymici p. 81 e p. 201.

3. Teatrum chemicum vol. III pp. 744 ss.

4. Theatrum chemicum vol. III p. 652.

5.  L’Arsenico è il Mercurio lunare o Venere secondo il PERNETY Dizionario mito-ermetico s. v., BRACESCO parla dell’“arsenico detto Venere” ne La esposizione di Geber

filosofo, mentre per EVOLA in La tradizione ermetica p, 45 è principio maschile e solare.

6. Basilio Valentino Practica cum XII clavibus , si veda Manget Bibliotheca chemica curiosa (edizione del 1702) Libro III p. 409.

7. “Triturare” è suddividere il composto corpo-psiche nelle sue parti più piccole per non lasciare alcuna traccia dello stato di individualizzazione preda di sollecitazioni più o meno sub consce che possono interferire con la trasmutazione dell’Alchimista in “corpo di gloria”.
 


 

Est Fons In Limis (1)

 

1 Est fons in limis - cuius anguis latet in imis

2 Evolat in primis - nisi clauseris undique rimis

3 Est roris vena - qua cum pars surgit amena

4 Tempora postrema - producunt suscepta venena

5 Post gemes flantes - fortes crevere gigantes

6 Nos supra stantes - flatu pereunt elephantes.

7 Huic bene contrite  - quod iungitur est acqua vitae

8 Si feceris rite - fit corpus denique mite.

9 Nam bene mundatum - proprio sudore lavatum

10 Redditur albatum - nigrum prius obtenebratum

11 Assequitur votum - cum per se fit bene lotum

12 Ne fueris notum - nisi fuerit corpus aegrotum

13 Nec petra divina -prius alba fit de inde citrina

14 Cum fecis urina - naturae ablata carina

15 Hos versus si quis - forte perpendere nequis

16 Si bene scruteris - omnia dives eris

17 Si fixum solvas - faciasque volare solutum

18 Et in lapidem volvas - faciam te vivere tutum

19 Disiuncta coniunge - coniuncta disiu(n)ge - disiuncta reiunge

20 Lique duratum - iunge liquatum - dicam te beatum

21 Arsenicum fore dic animam sed spiritus exstat

22 Arg(entum) vi(vum) calx corpus dicitur esse

23 Candida si rubeo mulier fit capta marito

24 Mox complectuntur - complexu concipiunt

25 De(s)true rem captam - primo per benfar satis aptam

26 Leniter extractam - sic massam contere factam.

 

 

Traduzione

© Galiano – Lamonaca

 

C’è nel fango una fonte – nel cui fondo un serpente si nasconde,

Evapora e non dura – se non chiudi diligente ogni fessura.

Di rugiada c’è una vena – con la quale una parte sgorga amena

Ma nei tempi ultimi (2) si producono insospettati veleni.

Dagli estratti derivanti [dalla distillazione] – sono cresciuti forti giganti

[Con] noi che stiamo sopra – con il fiato periscono gli elefanti.

Bene ciò distillate [lett. tritate], – ciò che si ricava è l’acqua di vita,

Se lo farai con arte – il corpo sarà finalmente tranquillo [dominato].

Bene infatti mondato – con il proprio umore [lett. sudore] lavato

Renderà bianco – ciò che prima sembrava nero.

Sarà compiuto il voto - quando sia di per sé bene lavato.

Né sarai [considerato] esperto – se il corpo non avrà sofferto,

Né la pietra divina – prima bianca sia dopo citrina.

Con l’urina [il Fuoco] avrai  – lacerato l’illusione (3) della natura.

Se qualcuno questi versi – a meno che sai (4) ascoltare attentamente,

Se li avrai bene esaminati– allora avrai ogni ricchezza.

Se scioglierai il fisso - e farai volatile il soluto

E lo muterai nel Lapide - ti farò vivere sicuro.

Congiungi le cose disgiunte – separa le congiunte – dopo averle separate ricongiungile.

Sciogli il fisso – congiungi il soluto – ti chiamerò beato.

Dì che l’arsenico sarà l’anima, ma lo spirito [ne] resta fuori.

L’argento vivo si dice sia la calce del corpo.

Se la candida moglie sia sposata (5) il rosso marito

Tosto si congiungeranno - e dal congiungimento concepiranno.

Scomponi quella [la Pietra grezza dell’Opera?] che hai conquistato (6) [captam] – per primo sufficientemente adatta a compiere bene [l’operazione]

Estratta con delicatezza - così da triturare la massa [la Materia?] ottenuta.


 

 

1. I versi sono stati numerati e separati per mettere in evidenza quanto detto sulla loro diversa composizione

2. Secondo la possibile interpretazione di cui è detto, qui si parlarerebbe della fine della distillazione.

3. Traduciamo carina seguendo il Glossarium mediae et infimae latinitatis, ed. 1883‑1887 del Du Cange s. v.

4. Il testo passa dalla terza alla seconda persona singolare.

5. Solo il manoscritto Magliabechiano e la Summa perfectionis Geberii (ed. Silber) hanno capta ma tutte le altre redazioni consultate scrivono nupta, per cui si potrebbe pensare ad un errore del copista.

6. L’aggettivo capta implica un’azione di forza.

 

Frate Elia Alchimista Thesaurum Rerum Solvete i Corpi in Acqua
Prendete lo Spirito che Vola Sei sonetti alchemici Est Fons In Limis