"Sanctissime apostole Jacobe"
Codex Calixtinus 1139 - 1173
L'infrastruttura del Cammino di Santiago rese necessarie, fin dall'inizio, notevoli e importanti soluzioni costruttive. Questo accresciuto fabbisogno di edifici non si limitava soltanto a case, ospizi e ospedali, ma si estendeva ad edifici sacri come cappelle, chiese e cattedrali. Il Cammino di Santiago era del resto davvero una grande occasione di religiosità, e le case di Dio dovevano essere, quindi, progettate senza risparmio e soprattutto dovevano essere presenti in gran numero.
Aimery Picaud nomina nel suo Codex Calixtinus due maestri che collaborarono alla costruzione della cattedrale di Santiago: Bernardo il vecchio, che lui definisce geniale, e un certo Roberto. Tuttavia Aimery Picaud non riuscì a conoscere il più famoso dei costruttori di Santiago, che operò in un periodo successivo al suo. Questo costruttore era il maestro Matteo, che operò a Santiago de Compostela dal 1168 al 1188. Sembra sia raffigurato sul retro del pilastro del Portico de la Gloria e una sua statua, collocata all’interno della cattedrale, è la prima che i pellegrini, strana coincidenza, salutano al loro arrivo abbracciandola e baciandola tre volte. Oltre a lui hanno lavorato alla realizzazione della cattedrale medioevale due altri importanti maestri. Oltre a Matteo, due dei più famosi maestri costruttori, fatti santi, del Cammino di Santiago sono Domenico de la Calzada e Juan de Ortega.
SANTO DOMINGO DE LA CALZADA Il Santo con la falce e il gallo bianco: simboli della morte e della resurrezione. Quantunque i sui dati siano noti, sarebbe vissuto dal 1019 al 1109, non altrettanto lo è la sua vita, ammantata da un alone di leggenda. Si dice che sia stato il rampollo di una nobile famiglia di Viloria nei pressi di Belorado e tuttavia i conventi di Valvanera e San Millian de la Cogolla avrebbero rifiutato di accettarlo. Si rese allora indipendente e si dedicò alla missione di costruire il Cammino di Santiago. Iniziò con il restauro di una cappella. Incontrò poi San Gregorio di Ostia, il quale, così si racconta, gli insegnò a leggere, a scrivere e a fare di conto e quindi lo introdusse allo studio della matematica e alla tecnica delle costruzioni. Stupisce peraltro che, pur essendo nobile, ignorasse completamente i fondamenti di queste discipline. Quando in seguito Alfonso VI re di Castiglia (1040-1109) lo sostenne adeguatamente fornendogli il denaro sufficiente e concedendogli proprietà terriere, poté dedicarsi con maggiori forze alla sua missione di costruire il Cammino di Santiago, soprattutto in prossimità della città che avrebbe poi preso il suo nome: Santo Domingo de la Calzada, dove costruì una chiesa. La struttura originaria sarebbe sorta in questa città sotto la sua direzione, subendo delle modifiche nel 1158 e nel 1227 che alterarono completamente il suo impianto originale. Domingo de la Calzada fu sepolto, inizialmente, davanti alla chiesa, dietro suo espresso desiderio, in quanto voleva che i pellegrini calpestassero la sua tomba, per poter così raggiungere la santità. Ma forse questa sua richiesta nascondeva il desiderio di conservare per l'eternità il legame con il Cammino, cui aveva dedicato la sua vita intera, del resto il suo nome, tradotto alla lettera, significa S. Domenico del Cammino (di Santiago). A seguito dei rifacimenti del 1158 e 1227, la tomba venne spostata e si trova oggi all’interno della chiesa. Di fronte alla tomba si trova un simbolo della resurrezione, uno degli emblemi del cammino di Santiago, il famoso gallinero: un pollaio incastrato nella parete, visibile dall'interno della chiesa. In questo pollaio vengono tenuti, ancora oggi, un gallo bianco e una gallina nera (Il gallo presente nei nostri Gabinetti di Riflessione).
Conservata fino ad oggi sarebbe la falce con cui San Domenico, secondo la leggenda, avrebbe abbattuto, con straordinaria rapidità, tutti i boschi, per spianare il cammino ai pellegrini. Viene da chiedersi come mai il Santo abbia impiegato una falce, per altro conservata sulla sua tomba, e non un'ascia per abbattere tutti quegli alberi. Tralasciamo ogni commento ricordando soltanto che la falce è l'emblema tipico del dio Saturno. Questa associazione con Saturno è ancora più rafforzata dal nome stesso del Santo. Domingo deriva dal latino dominus, padrone, ed è allo stesso tempo il nome spagnolo del giorno di domenica, cioè il giorno del Signore. La domenica ha assunto però questo ruolo solo a partire dal IV secolo; ruolo che prima era svolto dal sabato, il Sabbat e il sabato era notoriamente dedicato al dio Saturno. Questo riferimento acquista importanza comparandolo con le altre numerose allusioni a Saturno presenti nel Cammino di Santiago, come ad esempio la festa di San Firmino a Pamplona, che ricorda il martirio di San Saturnino e la cattedrale di Tolosa dedicata a San Sernin – Saturnino, tutti santi che sono festeggiati alla stessa data in cui avevano inizio i Saturnali romani.
SAN JUAN DE ORTEGA Un eremita come Patrono della fertilità. Il miracolo del sole all'Annunciazione di Maria. Il Cammino di Santiago ha prodotto un altro Santo, maestro costruttore di prima grandezza. A cinquanta chilometri appena da Santo Domingo de la Calzada, si trova la tomba di San Juan de Ortega (1080-1150/1163 circa). Il suo vero nome era Juan Velasquez, o secondo un'altra versione Juan de Quintanaorruno; Ortega deriverebbe da ortiga, l'ortica, evidentemente molto diffusa in questa regione. In questo caso il simbolo di San Domenico - la falce - avrebbe la sua giustificazione. Il fatto che invece non troviamo questo simbolo associato anche a Juan de Ortega, rafforza la tesi che la falce sempre presente nell'iconografia di San Domenico doveva avere un significato simbolico per gli iniziati. Di lui si dice che abbia portato dalla Terra Santa le reliquie di San Nicola di Myra, per la cui conservazione costruì la prima cappella. Seguirono poi un ospizio per i pellegrini e un convento. La chiesa dedicata a San Juan de Ortega mostra un'interessante particolarità architettonica. Una piccola finestra in alto lascia filtrare un raggio di sole che va a cadere esattamente su di un bassorilievo che rappresenta la scena dell'Annunciazione di Maria. Questo però avviene soltanto due volte all'anno, in occasione degli equinozi, intorno alle cinque di pomeriggio. Qualche Fratello considererà: che strano... solo gli equinozi e i solstizi? Ebbene, sul cammino, a Benavente, poco prima della congiunzione ad Astorga tra il cosiddetto cammino mozarabico per Santiago e il cammino francese, è possibile assistere allo stesso fenomeno ma collocato ai solstizi. Nella chiesa del convento di Santa Marta de Tera, così chiamata da una martire di Astorga, un raggio di sole illumina, durante il solstizio, l’immagine di Santa Marta che sale in cielo, come se volesse indicare il cammino per l'eternità.
A causa di questa particolarità del raggio di luce che illumina proprio la scena dell'Annunciazione di Maria, Juan de Ortega è considerato il Patrono delle donne con problemi di sterilità, deputato quindi ad aiutarle. Anche la regina Isabella di Castiglia (1451-1504) si sarebbe affidata a San Juan de Ortega per avere un erede maschio per il trono di Aragona e di Pastiglia e per garantirsi un'accoglienza più sicura alla propria supplica e per ridurre la distanza dalle reliquie, aumentandone quindi l'efficacia, fece addirittura aprire il sarcofago. […] È interessante ricordare che la tradizione afferma che all'apertura della tomba del Santo, voluta da Isabella, si levò uno sciame di api bianche.
|