INTRODUZIONE

Sprezzata nelle Accademie, riguardata con sospetto persino nei circoli esoterici, l’astrologia non è tuttavia lo spettro inquietante che si aggira nella cultura occidentale. Al contrario! Presente in carne e ossa manifesta sempre più una vocazione serenatrice, socializzante e mediatica: dai salotti privati ai talk show televisivi passando per la carta stampata di rotocalchi e quotidiani di ogni tendenza e celebrando oggi più che mai il proprio dominio nelle molteplici rubriche on line e sui telefoni cellulari. Né vale parlarne come di una moda risorgente, perché l’astrologia non è stata mai veramente estranea alla cultura occidentale. In passato, al centro di grandi dispute nelle religioni e tra gli spiriti eccelsi divisi in fautori e detrattori, oggi relegata al silenzio sprezzante della dottrina e resa un gioco per tutti i cervelli e per tutte le borse, ignorando Pietro Pomponazzi che insinua trattarsi forse del gioco di Dio.

Come si spiega allora la rimozione che la cultura occidentale fa dell’astrologia? Non è mia intenzione sciogliere l’enigma, d’altra parte per rispondere a questo interrogativo occorrerebbe almeno un trattato. Mi basti individuare qui, per così dire, alcune direttrici fondamentali: l’astrologia residuo del paganesimo antico, la fatalità dei suoi assiomi contrasta con la libertà dell’uomo e con l’onnipotenza di Dio, il mancato fondamento epistemologico delle sue leggi e dei suoi risultati. Ciascuna di queste asserzioni, nel corso del tempo, è stata ampiamente vagliata e talora, dai fautori moderati e non dell’astrologia, addirittura falsificata. Persino la Bibbia –si è detto- distingue tra idolatria astrologica e astrologia che manifesta, sottoforma di segni, l’onnipotenza divina. Quanto alla fatalità, si tratta di una concezione legata allo stoicismo, mentre si viene sempre più affermando l’idea che gli astri inclinano ma non necessitano e addirittura che l’uomo saggio domina le stelle. Si è infine tentato di fare dell’astrologia una scienza sperimentale, neotolemaica e/o neostoica, col risultato spesso di perdere, dell’antica arte dei Caldei, la dimensione intuitiva e di rinunciare ad una ricerca molto più complessa che, per esempio, combina il destino individuale con quello dei membri della stessa famiglia.

La scienza e le grandi religioni monoteistiche hanno combattuto nell’astrologia la presunta vocazione a farsi scienza e religione, e anche se singoli scienziati e teologi ne hanno subito talora il fascino, nemmeno tanto discreto, la posizione ufficiale di tutte le chiese è stata sempre quella della condanna. Ma, per uno strano paradosso, è potuto accadere che la più antica delle religioni monoteistiche finisse addirittura per essere influenzata dall’astrologia, né la cosa appare tanto sorprendente: non è Abramo, il padre dell’ebraismo, della città di Ur dei Caldei? E l’astrologia era grande nel suo cuore commenta il rabbino Salomon Thein.