Volete assolutamente, Signore, vedere per iscritto i miei pensieri tra l'armonia ed i numeri.
Eccoli: Tutto ciò che vi chiederò, sarà di non credere affatto che vi dia questo come scienza, ma soltanto come una delle testimonianze della scienza; e non dimenticate mai che essa non consiste in freddi ragionamenti o in ingegnose osservazioni, ma in retti desideri dell'anima e l'uso di tutte le forze del nostro essere. È soltanto a questa condizione che vado a scrivere.
Sapete, Signore, che un suono non si fa ascoltare senza trascinare con se, salendo, tre altri suoni di cui è il generatore. Ecco già l'unità quaternaria; ecco sotto una forma il punto centrale ed i tre angoli del triangolo; ecco infine una delle tracce della legge che dirige ogni produzione sia particolare che universale.
Vi invito a considerare che questa legge non potrebbe osservarsi tanto regolarmente, come universalmente nelle cose create, se non fosse la stessa nell'ordine increato, del resto è riconosciuto che quanto è sensibile sussiste soltanto per ciò che non lo è. Cercando, quindi, di elevarci fino al quaternario insensibile avremo il principio di ogni cosa; principio che brillerà su noi stessi e ci renderà assennati facendoci cercare se siamo, o no, conformi alla nostra origine.
I tre suoni relativi al suono principale sono con lui in un rapporto che i musicisti hanno valutato, il primo sotto il nome di dodicesima od ottava della quinta; il secondo di diciassettesima maggiore o doppia ottava della terza; ed il terzo sotto il nome di ottava che è la ripetizione del suono fondamentale. Tali sono i rapporti dati dalla natura; tale è la distanza che essa ha stabilito tra i quattro suoni corrispondenti. Ma la dodicesima e la diciassettesima maggiore sono soltanto delle ottave di suoni che si trovano in un rapporto più stretto col suono grave; così, la diciassettesima maggiore risponde alla terza maggiore al di sotto del suono grave, e la dodicesima risponde ad un suono che è al di sopra di due terzi di questo stesso suono grave. È da qui che si forma l'accordo perfetto composto, secondo la nozione accettata, della tonica, della terza, della quinta e dell'ottava.
Conosco bene che l'ottava altro non è che una ripetizione del suono grave, potrei sopprimerla come gli altri suoni fuori dall'ottava, ma non posso dispensarmi di ammetterla, per la ragione che, senza di lei, la gamma non sarebbe finita, e che essa è la prova dell'unità. Non entro nel dettaglio degli altri suoni armonici che i maestri dell'arte pretendono scoprire nella risonanza del corpo sonoro. Considerato che questi suoni non sono quasi percettibili e che sono, del resto, soltanto delle nuove ottave dei quattro suoni primitivi dati, mi attengo a questo e vado a considerare i rapporti numerici che trovo tra essi nell'accordo perfetto che compongono.
Primariamente, l'accordo perfetto porta il numero 1, giacché egli è il solo ed unico, interamente riempito di sé e inalterabile nel suo valore intrinseco come l'unità, e questo perché io non conto la sesta o la sesta quarta che sono soltanto una trasposizione degli stessi suoni dell'accordo e, di conseguenza, ne non cambia l’essenza.
Secondariamente, questo accordo è composto di quattro suoni che rinchiudono tra essi tre intervalli. Avete visto l'unità produrre i suoi tre suoni corrispondenti ed asservirseli. Vedete ora il quaternario contenere e legare in qualche modo questo stesso numero ternario, ciò che ci mostra già una relazione del quaternario all'unità. Consideriamo un momento questo ternario e questo quaternario sia nel loro rango che nella loro azione particolare.
Il primo intervallo dell'accordo perfetto è una terza, il secondo è un terza, ed il terzo una quarta: per quale motivo non riconoscere in ciò il numero e l'inferiorità del triangolo semplice e del doppio, come il vero posto del quaternario costituito al di sopra dell'uno e dell'altro per presiedere e dirigerne tutta l'azione? Appena percepito che contiene tutto, perché non ammettere anche che governa tutto? D’altronde noi lo vediamo dominare per il suo rango naturale su questo doppio triangolo, e che è sempre questa nota quaternaria e superiore che determina la natura dell'accordo perfetto, che si potrebbe chiamare accordo universale. Mi sembra che la stessa natura stabilisca qui la differenza del ternario al quaternario o del triangolo al suo centro. Vediamo in uno il limite e la dipendenza, e vediamo l'onnipotenza nell'altro. Vediamo nei primi due la terza dell'accordo perfetto il doppio triangolo, o il senario, fattore di tutte le cose inferiori, invece il quaternario è edificato al di sopra esse e si riposa come sulla propria sede. Uno è composto di due terze differenti e ci rappresenta con ciò, la natura deperibile di tutte le cose elementari; l'altro formato da un solo intervallo quaternario è una nuova immagine del primo principio, e tanto per il suo numero che per il suo rango ce ne rappresenta la semplicità, la grandezza e l'immutabilità. Non è che questo quarta armonica sia più permanente di tutte le altre cose create; giacché è sensibile, deve cessare, ma ciò non impedisce che, anche nella sua azione passeggera, non dipinga all'intelligenza, l'essenza e la stabilità della sua sorgente. Esso si trova, quindi, nell'accostamento degli intervalli dell'accordo perfetto, tutto ciò che è passivo e tutto ciò che è attivo, ossia, tutto ciò che l'uomo può concepire, ed è qui ciò che mostra questo rapporto che ho stabilito tra il quaternario e le unità di dove tutto proviene.
Ma per vedere meglio questo rapporto, esaminiamo con quale mezzo questo quaternario contiene ogni cosa: è per questo motivo che dal suo principio fino al suo termine, ci sono veramente 10, così come voi avete potuto già notare. Difatti, dall'unità o il suono grave fino al suono che termina il primo intervallo dell'accordo perfetto, c'è una terza; dalla fine di questo primo intervallo alla fine del secondo, c'è ancora un altra terza, ciò che fa sei. Infine, da questo ultimo intervallo fino alla fine della terza, c'è una quarta: 6 e 4 fanno 10, e tutto è completo. Potete avere una prova più sensibile del potere e della divinità del denario ? E non è grazie a lui che il quaternario ha tutta la sua virtù? Invero è l'unità che, unita alle sue tre corrispondenze, forma il quaternario e tutto ciò che rinchiude. Ma, poiché questo quaternario e tutto ciò che racchiude non può nulla senza l'unità di dove proviene, si avvicina a lei e allo stesso tempo gli riporta ogni cosa tramite il denario che è la similitudine e la più perfetta immagine di questa unità. Vedete con ciò che è per la sua corrispondenza con l'unità che il quaternario agisce; e che nel vero, è sempre l'unità quaternaria che contiene e delimita il ternario, sia nel suo principio sia nelle sue divisioni e suddivisioni; in altre parole in tutte le produzioni, azioni e qualità di cui il ternario è suscettibile. È quanto fa l'accordo perfetto che rinchiude i tre intervalli con tutte le divisioni e suddivisioni che si possono produrre, ciò che determina tutti i toni della gamma e di dove provengono tutti i principi e tutti gli effetti possibili dall'armonia.
Tuttavia, non è in maniera nascosta alla materia che questo denario ci sembra rinchiudere ogni cosa; lo scopriamo soltanto tramite la nostra intelligenza; e manifesta questa verità ai nostri stessi sensi per il tramite dell'ottonario che è la sua prima azione. Così noi abbiamo soltanto otto suoni nella nostra gamma nel quale l'ultimo ed il primo sono gli stessi, o, se volete, l'alfa e l'oméga; ciò che ci indica l'universale potere dell'ottonario nella creazione.
Non ho bisogno di dirvi ciò che è questo ottonario, sapete bene quanto me quale è quello che porta questo numero; l'osservazione presente ci conferma quanto ci è insegnato, ossia che è lui che ha fatto apparire tutto, e che è sempre lui che sosterrà tutto durante la durata.
Conosciamo meglio questo ottonario sotto il nome di doppia potenza; ebbene, l'ordine delle note della gamma (brano cancellato: "si divide in due tetracordi uguali") ce l'indica ancora sotto questa denominazione, poiché questa gamma si divide in due tetracordi uguali, tanto per il numero di note che vi sono contenute quanto per i loro intervalli che sono assolutamente stabiliti secondo lo stesso rapporto nei due tetracordi. Esaminate gli intervalli naturali delle prime quattro note cominciando da ut, e quelli delle quattro ultime, e non vedete che si somigliano? Non comprendono forse ciascuno due toni pieni ed un mezzo tono? E questo nello stesso ordine? Non mi, fermo affatto ad esaminare se questi toni pieni siano maggiori o minori; so che nessuno di essi deve somigliarsi poiché niente si somiglia, ma, rispetto al mio limite materiale, essendo ridotto a potere sentire soltanto la loro differenza, non oso indagarlo, e trovo che gli uomini siano stati molto arditi a fissarne i rapporti con i numeri di vibrazioni di 8 a 9, di 9 a 10 eccetera... Infine, su quale A-mi-la hanno preso il tono? Essi ne non hanno per se stessi, sono obbligati a farsene uno. Ora, considerato che questo A-mi-la finto non è fisso, ne consegue che i rapporti che se ne possono estrarre neanche lo sono e che quanto gli uomini ci danno per vero sotto i numeri che hanno ammesso, lo può ugualmente essere sotto altri numeri, a seconda che A-mi-la sarà più o meno basso. Del resto, questa conoscenza se fosse approfondita, potrebbe rendermi bene qualche istruzione come gli altri, ma, non avendola abbastanza considerata per trovarvi delle certezze, mi limito all'osservazione presente sui due tetracordi e che è alla portata degli orecchi meno esercitati: mi limito a quanto il mio pensiero e questi occhi mi dicono, ossia poiché è l’ottonario che ha manifestato tutta la creatura, è anche lui che l'aziona e l'intrattiene; e, poiché abbiamo veduto che questa creatura era l'accostamento del passivo e dell'attivo, occorreva un potere per uno ed un potere per l'altro: ora, è ciò che forma questo doppia potenza che ciascuno può leggere come me nelle due parti uguali e quaternario di cui la gamma armonica è composta. Voi, Signore, vi potrete leggere il potere di ciò che si deve chiamare Chiesa, e la prova materiale che al di fuori di essa non c'è salvezza, ricordandosi tuttavia di ciò che ho detto al principio, ossia che il sensibile sussiste soltanto per ciò che non lo è, e di conseguenza è soltanto l'espressione materiale delle leggi di un principio immateriale nascosto agli occhi materiali.
Quantunque abbiamo riconosciuto che la gamma fosse composta di otto suoni, tuttavia l'ultimo è soltanto una ripetizione del primo, per cui abbiamo sette suoni differenti uni degli altri; e se l'orecchio non si trova in riposo sul settimo di questi suoni, ma soltanto quando è giunto fino all'ottava, è una nuova conferma, almeno per me, che ogni cosa deve tornare al proprio principio, e che avendo preso nascita nell'unità, non sono in accordo ed al loro posto se non quando sono rientrate in questa unità. Niente di più chiaro di questa verità, poiché non vediamo le note della gamma terminare che nell’ ottonario il quale, secondo quanto abbiamo veduto in precedenza, è soltanto l'azione sensibile del denario, il quale denario è la prima azione spirituale dell'unità.
Le sette note vi sembreranno probabilmente, Signore, dover contenere un grande numero di rapporti, ed è vero che più ci avviciniamo a quanto è creato e temporale, più dobbiamo trovare facilmente delle analogie, poiché abitiamo il paese del tempo. Credo dunque che, senza essere chimerico, si possono riconoscere i sette principali agenti della creatura universale di cui conoscete i nomi corporali, tutti i prodotti, virtù, divisioni, segni e proprietà che appartengono a questi sette agenti, così come tutto ciò che gli uomini adoperano tutti i giorni per rappresentarseli senza conoscerne né il principio né gli effetti.
Infine, troverete delle prove di questo settenario naturale in tutto ciò che compone e contiene la creatura nella sua azione temporale, perché la divide e l'occupa interamente dalla superficie fino al centro.
Tutto indica tuttavia che questo settenario è soltanto un agente temporale o di operazione, e non un agente santo come l'ottonario che porta immediatamente al denario e che si riposa sul settenario come l'agnello sui sette sigilli. Osservate che non potete giungere a questo ottonario senza essere passato per i sette gradi inferiori e potete documentarvi...... .
Riconoscete la nostra scala e fatene le distinzioni con l'apparato dove conduce; questo non c'impedisce di farne il più grande caso e di guardarlo come ciò che abbiamo di più caro tra le cose creato, perché infine abbiamo soltanto una strada per uscire dalla terra dell'Egitto, ed io non vedo niente che mi impedisca di credere che sia quello.
Il mar Rosso era il primo grado della scala, i quarantadue accampamenti erano gli altri sei, ed occorreva montarli tutti per giungere alla Terra promessa.
Non mi tratterrò oltre sul settenario, lascio il campo aperto alle vostre riflessioni e non dubito affatto che soltanto scendendo in fondo a voi stesso, vi auto confermerete una grande parte delle cose che ho appena trattato. Passiamo ad altre osservazioni.
Fino qui, Signore non abbiamo considerato la gamma che per rapporto a ciò che è in se stessa ed ai principi fondamentali che la compongono; non abbiamo penetrato affatto nel ruolo e la marcia particolare che possono tenere tutti i suoni nell'armonia. Così, avendo esaminando soltanto il loro ordine naturale, abbiamo scoperto soltanto la costituzione di ogni cosa stabilita dal Creatore. Cerchiamo adesso, da un altro spunta di vista, di scoprire quelle che non lo sono per lui; allora percepiremo se vi è un altro potere oltre il suo, se c'è altra verità, altra legge, altra perfezione di quanto attiene alla sua essenza immutabile; infine se è possibile che ci siano più di una Unità.
Per questo effetto, ricordiamoci, vi prego, quale è la natura dei tre intervalli che abbiamo riconosciuto essere compresi nell'accordo perfetto. Sono la terza ripetuta e la quarta che la misura. La loro somma ci ha dato dieci. Dieci hanno generato otto, ed otto sostiene sette, in modo che abbiamo già i sei agenti che hanno messo ad esecuzione i sei pensieri eterni divenuti sensibili nella creazione temporale. Cito questi sei pensieri eterni, non relativamente alla creazione di cui la causa e la nascita hanno avuto un principio, e che avrà di conseguenza una fine, ma li cito soltanto in rapporto alla natura increata e di cui l'ordine è stato e sarà eternamente il tipo della natura visibile. Questi sei agenti sono 1, 3, 4, 7, 8 e 10.
Sapete che 6 vale soltanto 3. Sapete anche che finché saremo nella nostra forma corporale, il 3 sarà tutto ciò che potremo conoscere; dato che il suo centro sarà nascosto per sempre alle cose create, e che le tenebre non possono comprendere la luce, ciò che fa che nessuno uomo abbia mai visto Dio.
Ma ciò che mi propongo principalmente di farvi notare qui, Signore, è che, in tutti i numeri che abbiamo appena trovato e che contengono i due universi, il passivo e l'attivo, noi non abbiamo visto la minima traccia degli altri tre numeri che sono rinchiusi nella decade, ossia, il binario, il quinario ed il novenario; ebbene, desidero che sia ancora il vostro orecchio ad istruirvi la loro origine; è un testimone di cui non diffiderete, e che deve confermarvi la certezza delle cose dell'intelligenza.
Giudicate comodamente che se l'accordo perfetto fosse rimasto sempre nella sua natura, anche l'ordine e la giusta armonia lo sarebbero stati; ma questa monotonia sembrò noiosa, e quelli che erano formati per comprenderla essendone disgustati si decisero a comporre. Ora, quale percorso seguirono per questo? Alterarono l'accordo perfetto sopprimendo la sua ottava e sostituendovi la nota precedente, da dove deriva quanto è conosciuto sotto il nome di accordo di settima; è qui la sorgente di tutte le produzioni musicali, che è per me un'immagine della produzione universale, e dove il mio spirito ne scopre il principio come egli ne ha scoperto la più alta costituzione. Esaminiamo, quindi, la natura di questa settima, e toccheremo con dito le cause e gli effetti della confusione che ha generato la creatura e che la perpetua.
Il disegno di creare un altro ordine di cose diverso da quello che conteneva l'accordo perfetto, di porre un'altra unità accanto all'unità prima, derivando soltanto da un pensiero privo di misura, poteva produrre soltanto degli effetti disordinati, e conseguentemente che fossero in contrasto con la vera essenza dell'essere, la quale non può mai snaturarsi. Era opporre principio contro principio, potere contro potere, ossia quanto indichiamo con "camminare con il numero due". Perciò questo accordo di settima ripugna totalmente ad ogni orecchio che non è infastidito, ci tiene in sofferenza ed in inquietudine fin quando la si corregge riportandoci all'accordo perfetto che è il nostro principio. Ma perché questa settima urta così il nostro orecchio? Non è perché la prima e l'ultima nota dell'accordo si trovano immediatamente vicine una all'altra, e portano di conseguenza questo famoso numero binario, di dove si forma quanto noi chiamiamo "il secondo"? Non possiamo, quindi, negare che questo numero due non sia la causa del disordine e che ovunque lo si incontri, non abbia dissonanza, secondo il linguaggio dei musicisti.
Troviamo una nuova prova dell'irregolarità di questo numero nel rapporto di tutte le note della gamma col suono grave, in cui ritroviamo con evidenza la precisione e la perfezione del nostro quaternario. Difatti, ho considerato la settima come una seconda rispetto alla nota grave o, se volete, alla sua ottava che è la stessa cosa; ma questa settima non è la sola dissonanza; ogni collegamento diatonico è condannato dalla natura; così, dovunque io troverò due note vicine suonate insieme, sarò infastidito. Ora, considerato che nella gamma non vi è che la seconda e la settima che possano trovarsi in questo rapporto col suono grave, tanto da farci intuire che la creazione è formata da due dissonanze, ugualmente abbiamo veduto che poteva essere soltanto una dissonanza, o il numero due, che gli avesse dato nascita. Troviamo al contrario che non ci sono che quattro note, e che non ci sono che queste quattro note che si accordano perfettamente col suono grave o la sua ottava, ossia la terza, la quarta, la quinta ed la sesta. Questa non è forse una nuova e più chiara prova, del rapporto del nostro quaternario con l'unità? Non sono queste, sotto un'altra forma, le nostre quattro corrispondenze universali ed un nuovo effetto dell'immutabilità del principio?
Vedete, quindi, là la differenza del bene e del male: l'eternità, l'impassibilità dell'uno; la gioventù e l'instabilità dell'altro. Riconoscete che le consonanze, sia per il loro numero quaternario, sia per i loro effetti, annunciano ovunque l'ordine e la perfezione; e che al contrario le dissonanze, considerate anche nel loro numero e nei loro effetti, producono direttamente dei risultati opposti.
Ritornerò su questo punto per offrirvi una piccola immagine di voi stesso che potrà farvi aprire gli occhi. Proseguiamo.
È sulla dominante che si fa l'accordo della settima, come la più sensibile di tutte e la più opposta al tono naturale, poiché non può rimanere un istante senza che questo ultimo non ne riprenda il sopravvento. Questa dominante nell'ordine intellettuale essendo innalzata al di sopra di due terzi del suono grave porta il numero sei, così come avete veduto: ma, nell'ordine sensibile degli otto toni della gamma, porta giustamente il numero cinque.
Finché questa dominante resta attaccata al suono grave che è il suo legame naturale, la consonanza è perfetta; ma quando ne è divisa e ha voluto procedere sola, che ha presunto di potersi sostituire al principio generatore e mettersi lei stessa al suo posto, avete visto la settima che ne è risultata. Vedete dunque che il numero quinario non ha potuto apparire senza generare una dissonanza con l'unità, e, di conseguenza, senza non avere un collegamento intimo col numero due.
Potreste, lo so, obiettare le mie proprie parole e dirmi che quanto prendo per la quinta nella gamma sensibile delle otto note è veramente la sesta nel denario intellettuale che compone l'accordo perfetto, così come vengo a stabilire io stesso.
Ma, come la gamma ottonaria è divisibile in due tetracordi, ugualmente la gamma denaria è divisibile in due quinari, e in una o l'altra di queste due gamme dove prendete la dominante, sarà sempre la prima nota e conseguentemente la sorgente della divisione.
Se è nell'ottonario, porterà cinque per il suo rango, ed aggiungendovi il numero quattro che si trova da questa quinta fino all'ottava, avrete il novenario che vi ricorderà la riunione della parte animale al capo dell'abominazione. (Parlerò ora di questo numero novenario e vi mostrerò chiaramente che fa la suddivisione della materia).
Se prendete la vostra dominante nel denario, porterà sei per il suo rango, ma facendo la divisione come nell'ottonario, ci sarà cinque da questa dominante fino al denario, ciò che vi renderà undici; così, da qualunque lato lo si esamini, appena dividete la gamma sia denaria, sia ottonaria, riconoscerete sempre che è il quinario che ha portato ovunque il disordine e la confusione. Nella gamma ottonaria, è al di sopra; nella gamma denaria è al di sotto, ecco tutta la differenza.
Ciò che ho a dirvi sul novenario si scopre perfettamente nella settima; questa settima non è composta di tre terze? Vi lascio fare a voi stesso su questi tre terze, tanto insieme che separatamente, l'applicazione di tutto ciò che conoscete sul tre, sul sei e sul nove. Vi lascio meditare sull'origine e la costituzione dei corpi, sia nell'universale, sia nell'individuale, e trarre voi stesso le conseguenze dalla loro incompatibilità con ciò che esisteva prima di essi. Considerando poi questo novenario nella gamma sensibile dove porta realmente il numero settenario, vedrete se questa natura creata può reggersi diversamente dall'azione e la reazione di dove provengono il contrasto e la violenza che percepite; mescolanza di regolarità e di disordine che l'armonia ci rappresenta fedelmente con l'accostamento delle consonanze e delle dissonanze che costituiscono tutte le produzioni musicali.
Vi ho promesso, Signore, a proposito delle dissonanze e delle consonanze di darvi una piccola immagine del vostro essere qui in basso; eccola.
Vi ricordate bene che vi ho fatto notare che nella gamma ci sono quattro note, ossia la terza, la quarta, la quinta giusta e la sesta che si accordano con la nota fondamentale e che ce ne sono due, ossia la seconda e la settima che non si accordano del tutto. Vi chiedo soltanto di osservare quale è il posto che queste consonanze e queste dissonanze occupano nella gamma, tanto rispetto a loro stesse che rispetto a questa nota fondamentale.
Le quattro consonanze non occupano il centro? Non sono limitate dalle due dissonanze? E queste per la nota grave e la sua ottava? Leggete, quindi, con me il quaternario o l'uomo nella sua forma tenebrosa e che lo separa dal suo principio; leggete la strada che avete da prendere per radunarli; leggete l'orribile divisione che la materia ha messo in tutta la natura spirituale; leggete infine, al tempo stesso, la vostra miseria ed i vostri doveri.
Ci sono stati dei saggi che hanno messo un velo su ciò che vi rivelo qui; hanno annunciato l'uomo sotto il nome di colore rosso, nel colore nero, nel colore bianco: immagine fisica che si trova confermata in questa esperienza della luce impressa dai tre colori elementari.
L'ordine armonico ci rappresenta anche sotto un aspetto naturale la loro allegoria, ed io sono ben persuaso che, se volessimo darci la pena di cercare, non c'è un essere che non ce lo offrirebbe tanto sensibilmente in natura.
Ho soltanto un altro argomento da trattare, Signore, quello del tono minore. Sono seccato di essere obbligato a dirvi che non è nella natura; il corpo sonoro non lo dà, è un'invenzione dell'uomo che l'ha creato ad imitazione del tono maggiore. Ha trasportato al di sotto del tonico due corde montate in modo tale che una risponde alla quinta o dominante, e l'altra, al di sotto, alla terza minore, e, come per la vibrazione del tonico le ha fatte risuonare, l'uomo ha adottato il suo lavoro e l'ha posto al rango delle produzioni naturali.
Ciò gli ha ripugnato non meno di quanto abbia trovato questo tono minore suscettibile, pressappoco, della stessa armonia del tono maggiore. Esso porta anche il denario, o l'accordo perfetto, non avendo differenza che nell'ordine delle terze; si distende di conseguenza e abbraccia come l'altro tutte le note della gamma; l'accordo sensibile è lo stesso per uno e per l'altro, infine ha come il tono maggiore dei vantaggi e dei consensi che gli sono particolari, ma tuttavia infinitamente più limitati e meno estratti.
Sarebbe abusare del diritto di paragonare sostenere di trovare in questo la ripetizione di tutto ciò che sappiamo sulla prevaricazione prima?
Rimetto interamente il problema al vostro giudizio, ma vi chiedo di esaminarne i rapporti.
Considerate che il tono minore ha il doppio potere come il maggiore, poiché è composto come lui di due tetracordi; con questa differenza, è vero, che i due tetracordi del tono minore non hanno ciascuno un ordine uguale nei loro intervalli a causa della sesta che è minore. Considerate che la nota che forma la prima terza dell'accordo perfetto minore, è soltanto ad un mezzo-tono del secondo o della dissonanza, e questa semplice osservazione può significare qualche cosa; considerate la nota sensibile di questo tono minore generare un accordo di settima diminuito, di dove questo tono estrae la sua più grande bellezza, accordo che non porta una sola delle note dell'accordo perfetto, e che al contrario porta le quattro uniche note che ne siano esiliate, accordo, infine che porta nove, essendo composto di tre terze come tutti i settimi ma il cui rapporto è più ristretto di tutti i rapporti conosciuti nell'armonia, poiché questi tre terze sono minore. Tutto annuncia, dunque, qui la debolezza e l'infermità legata ai lavori formati dalla mano degli uomini.
Ecco, Signore, tutti i rapporti che ho creduto percepire, finora, tra le leggi dell'armonia e le leggi dei numeri. Non dubito che ci sia molto di più da scoprire se si vuole considerare in dettaglio la struttura di tutti gli accordi dissonanti, le qualità e proprietà assegnate alle differenti note ed ai differenti toni, la concatenazione delle modulazioni tramite il mezzo dei toni correlativi al tono principale, l'ordine che regna in ciò, e che i compositori chiamano un seguito di settima, infine tutte queste leggi che l'orecchio ed il genio dell'uomo hanno scoperto nella scienza dei suoni, e che la natura approva poiché la suo cammino è lo stesso.
Per tale motivo mi proibisco severamente ogni ricerca sulle supposizioni che si ammettono e che si accettano tutti i giorni, nella musica. L'orecchio, come tutti i nostri sensi è suscettibile di abitudine. Sono molto persuaso che ci siano stati dei nostri inventori che abbiano sbagliato in buona fede e che ci hanno dato delle leggi di cose azzardate che il tempo solo aveva fatto sembrare regolari.
Ma, anche lasciando da parte tutte queste produzioni forzate, degli occhi intelligenti scoprirebbero sicuramente nel tutto il resto una moltitudine di cose che mi sono sfuggite e che non mi darò la pena di cercare, dato che c'è compito migliore da eseguire. Mi basta avere intravisto il collegamento dei principi fondamentali; se altri, in seguito, si presenternno li riceverò, è tutto quello che io posso e tutto ciò che devo fare.
Così, sono ben distante dal supporre di avere chiarito tutte le vostre idee su queste materie il cui il punto di vista che vi presento è sicuramente tutto nuovo per voi. Del resto, è come uomo che sono ingannato dalla mia stessa immaginazione, e non ritengo di essermi, totalmente, preservato da questo pericolo; vi esorto, quindi, a diffidare anche di quel poco che ho scritto e di non accettare nulla che non abbiate vagliato.
Vi esorto di più, Signore, a non guardare come nutrimento solido questi tipi di ricerche nelle quali lo spirito mostra a volte la sua pigrizia e la sua diffidenza altre volte la sua penetrazione, ed ad avere sempre davanti agli occhi che le più belle scoperte in questo genere non valgono meno degli affetti del cuore.
Introduzione Lettera sui rapporti tra l'Armonia e i Numeri