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Primo Sonetto Mio passar solitario, a quelle parti, A quai drizzaste già l'alto pensiero, Rinasci là; là su vogli' allevarti Destin av'ispedito il corso intiero
Bramo ti godi; e arrai per guida un dio, Che da chi nulla vede è cieco detto. Ogni nume di questo ampio architetto;
Secondo Sonetto Uscito de priggione angusta e nera, Ove tant'anni error stretto m'avinse, Presentarmi a la notte fosca sera Il gran Piton, e del suo sangue tinse Ti ringrazio, mio sol, mia diva luce; Ch'a meglior stanze a me ti festi duce,
Terzo Sonetto E chi mi impenna, e chi mi scalda il core? Chi non mi fa temer fortuna o morte? Onde rari son sciolti ed escon fore? Figlie ed armi del tempo, e quella corte A cui né ferro, né diamante è forte, Quindi l'ali sicure a l'aria porgo;
E mentre dal mio globo a gli altri sorgo, |
De l'Infinito, Universo e Mondi ▪ Epistola Proemiale ▪ Sonetti ▪ Dialogo Primo ▪ Dialogo Secondo ▪ ▪ Dialogo Terzo ▪ Dialogo Quarto ▪ Dialogo Quinto ▪ Musica: "Pange Lingua" (Carmina Burana secolo XIII) |