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Lezioni sulla Massoneria

  Dialoghi Massonici

Concetto di una storia dell'Ordine dei Liberi Muratori

  Il Valore morale della Massoneria secondo Fichte

 

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Giovanni Amedeo Fichte appartiene al grande filone dell'idealismo tedesco dell'età romantica, idealismo che, partendo dal criticismo kantiano, assume con l'Hegel la forma di idealismo logico, con lo Schelling quella di idealismo estetico e col Fichte quella di idealismo etico. Il suo pensiero sviluppa l'idea fondamentale del criticismo kantiano, secondo cui il mondo del sensibile viene elevato a vita spirituale, nella considerazione che lo spirito è libertà morale.
Di fronte al dualismo kantiano di io e non io - cioè di pensiero e di mondo esterno - egli postula l'Io puro, assoluto, che, trascendendo spazio e tempo, diviene la sola realtà creatrice dell'essere.
L'lo trova la sua compiutezza nell'etica: il mondo naturale - non io - come limite che si pone all'Io che lo produce, conferisce un significato morale all'impegno e alla lotta che l'Io sostiene nel superamento di ostacoli e nell'assolvimento di compiti sempre nuovi. L'Io é tendenza infinita: non é mai soddisfatto delle mete che ha raggiunto, di ciò che é, ma tende perennemente a ciò che deve essere. La vita etica é superamento continuo di ostacoli, senza soste ed esitazioni: la sosta nella vita dello spirito é colpa. L'attività dell'Io acquista un significato eroico, perché attua un ideale infinito, in un processo continuo di liberazione, in cui prende coscienza dell'ordine universale che lega le singole volontà finite e le fonde in una sola vita che è la vita stessa di Dio.
La «Filosofia della Massoneria» (Philosophie der Maurerei) si inserisce strettamente nello sviluppo del pensiero fichtiano e lo illumina con molta chiarezza. Tutte le altre opere del pensatore contengono il nocciolo della sua vocazione esoterica e universalistica - la «Storia della Rivoluzione Francese», «La Missione del Dotto», «Il Diritto Naturale», «La Dottrina Morale», i «Discorsi alla Nazione Tedesca» - onde si può affermare che questa «Filosofia della Massoneria» chiarisce tutta la tematica fichtiana ove il concetto fondamentale di quest'opera viene continuamente affermato.
Fin dalla prima parte dell'opera il filosofo si pone il problema dello scopo della Massoneria deducendolo dallo scopo stesso dell'umanità.
Egli afferma che lo scopo finale dell'umanità é la massima perfezione possibile dell'uomo. Tutto ciò che non é contenuto, che non si riferisce, che non ha rapporto, che non é parte, che non é mezzo per il raggiungimento della perfezione più grande possibile dell'uomo, non può costituire lo scopo dell'umanità.
Ma la società umana può raggiungere questo scopo? La società, dividendo il lavoro in «classi», ha diviso in parti l'insieme della evoluzione umana e ha assegnato a ciascuna «classe» un campo speciale di collaborazione. Come in un laboratorio industriale, così nella grande officina della evoluzione umana ciascuna parte lavora e produce qualcosa per tutte le altre e queste, alla loro volta, lavorano e producono anche per quella. I benefici di tale distribuzione sono evidenti, ma, da tale divisione, sorge in tutti, necessariamente, una certa incompiutezza e unilateralità. E questa incompiutezza, e questa unilateralità, é proprio ciò che impedisce l'evoluzione più alta possibile dell'umanità, cioè il raggiungimento del fine stesso dell'uomo.
Perciò questo fine, che é grande perché ha per oggetto ciò che per l'uomo assume il massimo interesse, che é razionale perché esprime uno dei nostri più sacri doveri, che é possibile in quanto é possibile tutto ciò che noi dobbiamo fare, é invece impossibile a conseguirsi dalla società: i più importanti prodotti della società umana - la Chiesa e lo Stato giungono sì a coordinare le «classi» ma non a conseguire l'universalità perché la Chiesa si oppone alle chiese, lo Stato agli stati.
Ora la perfezione più grande possibile che la società non può raggiungere, perché la divisione del lavoro genera la differenziazione
delle classi e quindi l'unilateralità dello spirito, può essere conseguita solo uscendo dalla «grande società» e «segregandosi».
Solo la società e separata», sopprimendo idealmente la differenza dal singolo al singolo, può conseguire l'universalità cui non può pervenire né la Chiesa, né lo Stato, assorbendo la cultura unilaterale alla cultura universale dell'uomo tutto quanto, cioè risollevando a cultura umana universale l'unilateralità delle «classi» della «grande società». Ecco che l'esistenza di una «società separata» si spiega proprio perché si propone lo scopo stesso della «grande società» che la stessa «grande società» non può conseguire.
Questa «società separata» però non può essere né una segregazione perpetua, né un ritiro nella solitudine, ma una società separata dalla società maggiore, che non deve nuocere a nessuna delle nostre relazioni entro la maggiore società e che deve rappresentarci continuamente il fine dell'umanità per farne il nostro fine.
Questo particolare tipo di «società separata» é appunto l'Ordine dei Liberi Muratori; esso, ed esso soltanto, realizza la «repubblica degli spiriti», ed é non tanto una oggettività concreta quanto soprattutto una forma dello spirito.
Dice:
«Qui si raccolgono invero, liberamente, uomini di tutte le classi e portano ad un sol cumulo la coltura che ciascuno poté acquistare secondo la propria individualità, nella sua condizione. Ciascuno porta e dà quello che possiede: la testa pensante concetti chiari e precisi, l'uomo d'azione capacità e agilità nell'arte del vivere, il religioso la sua religiosità, L'artista il suo entusiasmo artistico. Ma nessuno dà il suo contributo nella stessa maniera in cui egli l'ha ricevuto nella sua classe e nella sua classe lo trapianterebbe. Ciascuno lascia del pari da parte l'elemento singolo e specifico e ciò che egli ha realizzato nel suo intimo come risultato: si forza di dare il suo contributo in modo che possa pervenire a ciascun membro della società; e l'intera società si affatica a sostenere questo suo conato e a conferire appunto così utilità generale e universalità alla sua coltura fin qui unilaterale. In tal colleganza ciascuno riceve nella stessa misura di quello che dà; appunto per via di questo che egli dà, gli viene dato: e precisamente la capacità di poter dare».
E cosa opera l'Ordine nel massone? La maturità. E per maturità il Fichte intende la «pienezza di coltura universalmente umana». Perché la cultura unilaterale è sempre immaturità e, una volta raggiunta la maturità, «L'ardita poesia si disposa alla chiarezza della mente e alla rettitudine del cuore e la bellezza entra in comunicazione con la saggezza e la fortezza».
Ed é veramente mirabile l'immagine che il filosofo dell'idealismo etico dà dell'uomo perfetto, cioè dell'ideale del massone. Dice :
«Vede benissimo, e non si fa ritegno di convenirne, quanto altri siano in ciò più addietro di lui; ma non si sdegna per questo, poiché sa quanto dipenda anche in ciò dalla fortuna. Non impone a nessuno la sua luce, e tanto meno la mera apparenza della sua luce; sebbene egli sia sempre pronto a darne, secondo le sue capacità, a ciascuno che ne desideri, e a dargliela in quella singola forma che gli é più gradita, - tuttavia egli si tiene contento anche quando nessuno ha brama dei suoi lumi. È integralmente retto; coscienzioso, forte contro se stesso nel suo intimo, senza dare esteriormente la minima importanza alla sua virtù, né impone agli altri la contemplazione mediante affermazioni della propria onorabilità e sacrifici clamorosi e affettazione di alta serietà. La sua virtù è tanto priva di artificio e, direi quasi, pudica, quanto la sua sapienza; il suo sentimento dominante verso le debolezze degli altri uomini é di benevola compassione, non già, affatto, di sdegnoso corruccio. Egli vive fin di quaggiù nella fede in un mondo migliore, e questa fede soltanto conferisce agli occhi suoi valore, significato e bellezza alla sua vita su questa terra; ma egli non impone menomamente questa fede a nessuno, bensì la porta in se, come un tesoro nascosto».
E, inoltre, si chiede il Fichte, come opera l'Ordine sul mondo, cioè sulla «maggiore società»? La Massoneria innalza tutti gli uomini sopra la loro condizione particolare e con ciò opera il continuo progredire della società. E si afferma come indispensabile perché fa acquistare una cultura universale integralmente e puramente umana in opposizione alla cultura particolare di «classe».


Il fine dell'umanità ha tre aspetti che l'autore enuncia nelle seguenti tre proposizioni:
Primo: tutta quanta l'umanità deve formare un'unica comunità puramente morale e religiosa.
Secondo: tutta quanta l'umanità deve formare un unico Stato interamente giuridico.
Terzo: l'essere razionale deve interamente dominare la natura priva di ragione e il morto meccanismo deve essere sottoposto al comando di una volontà.
 

In questa terza proposizione c'é tutto il Fichte; qui il concetto fichtiano della natura come non io è posto nei suoi precisi termini: non è il non io, positivo, «altro da sé» dello spirito che aveva formulato Hegel, né è l'«altro» di fronte allo spirito che aveva formulato Schelling, ma é un puro momento negativo, é un «morto meccanismo» che deve essere sottomesso a una volontà.
Questi tre scopi - Chiesa, Stato, dominio della natura - che costituiscono un unico fine, possono essere perseguiti soltanto da quella «minore società», sorta per segregazione dalla «maggiore società», che l'autore ha già caratterizzato e che si chiama «Frammassoneria», perché questa, e questa sola, é atta a operare la fusione delle culture e a raggiungere la cultura nella sua integrità e universalità.
L'istruzione é nella Massoneria la cosa più essenziale e l'autore passa quindi a esaminare i rapporti che intercorrono tra gli oggetti della cultura massonica ora indicati (Chiesa, Stato, dominio della natura) e l'istruzione.
Nella prima proposizione aveva affermato che scopo dell'umanità é tendere a un'unica chiesa puramente morale. Ora, dice, vi é una speciale concezione massonica della religione e quindi anche una educazione massonica della religione. E quando l'autore parla di religione intende la religione morale e non le singole confessioni. A questo proposito la Massoneria elimina da questo particolare ramo della cultura umana la parte accidentale che gli hanno aggiunto le condizioni di tempo e di luogo nonché l'unilateralità che dovette sorgere per il distacco di questo singolo ramo dal ceppo complessivo della cultura. Ora, nella «maggiore società» la cultura religiosa ha assorbito moltissimi elementi accidentali e unilaterali e sono proprio questi elementi che devono essere soppressi e che non possono essere soppressi se non dall'Ordine dei Liberi Muratori. Le idee religiose dei popoli si sono conformate ai loro costumi, alle loro visioni della vita umana, alle loro scienze e arti. L'autore non esclude che singoli popoli abbiano visto Iddio, l'Ebreo quando fu tratto a salvazione dalla sua schiavitù d'Egitto, il Romano quando fondò il suo Campidoglio eterno, gli Arabi quando uno di essi raccolse le orde disperse e chiamò alla vita, quasi dal nulla, uno smisurato impero. Ma quando essi combattono tra loro, e l'uno nega la storia dell'altro e gli vuole imporre la propria religione come se fosse l'unica, allora cominciano ad aver torto. Nella «maggiore società», l'idea religiosa, perché è divisa dalla rimanente cultura e perché è affidata a una particolare associazione, la chiesa visibile, è caratterizzata da una indiscutibile unilateralità. Per il massone la religiosità non é un fatto isolato per sé stante, egli non è religioso ma pensa e agisce religiosamente. «La religione» - dice il Fichte - «non è per lui un oggetto, ma é l'etere in cui gli appare tutta la realtà». Il massone, per sua costituzione, altrimenti non è un massone, fa il bene ed evita la colpa per sentimento del dovere e dell'onore e non avvilisce la religione fino a cercare di sostituire con essa gli agenti di polizia mancanti. Né il massone usa la religione come stimolo alla virtù perché tutto quello che si fonda su uno stimolo esterno è contrario alla virtù. Egli «ha» la religione, ed essendo la religione parte costitutiva di lui medesimo, egli non ne sente più il bisogno appunto perché la possiede. È insomma ciò per il cui mezzo egli fa inconsapevolmente ogni altra cosa.
Nella seconda proposizione aveva affermato che fine ultimo dell'umanità é la produzione di un unico Stato, retto e ordinato secondo le eterne leggi di giustizia della ragione. Come opera il massone alla produzione di questo fine dell'umanità? Per il massone il rapporto che passa tra il fine terreno e il fine eterno é il rapporto stesso che intercorre tra il fine presente e prossimo dello Stato in cui egli vive e il fine terreno dell'umanità intera. Come ogni cosa terrena ha per lui il significato dell'eterno, così tutte le leggi del suo Stato e tutte le circostanze del suo tempo hanno il significato dell'intero genere umano e soltanto per ciò assumono valore e significazione. Con ciò il massone non si sottrae al suo Stato, né si vota a un freddo cosmopolitismo: anzi, in forza di questo sentimento, egli diventa il più perfetto e il più utile cittadino del suo Stato. Il suo sentire si estende al tutto, ma l'intera sua forza è votata al suo Stato. Nell'animo suo, amor di patria e sentimento cosmopolita sono intimamente congiunti e stanno in questo preciso rapporto: l'amor di patria é in lui l'azione, il sentimento cosmopolita è il pensiero; il primo é il fenomeno, il secondo è lo spirito interno di questo fenomeno, l'invisibile nel visibile. Poiché non ha senso tendere a un miglioramento del tutto se non comincia a esservi un miglioramento in qualche singola parte, il cosmopolitismo massonico si manifesta per mezzo della più poderosa attività in seno alla propria patria. E questo sentimento cosmopolita, congiunto intimamente e in stretto rapporto con l'amor di patria, la soluzione massonica della seconda proposizione del fine dell'umanità.
Nella terza proposizione aveva affermato che scopo dell'umanità é sottomettere a sé il mondo delle cose irragionevoli e dominarlo secondo la propria legge. L'Ordine dei Liberi Muratori, per sua costituzione, valorizza ogni attività umana in quanto è volta a questo fine, ed é proprio in vista di questo fine che la Massoneria apprezza gli uomini non secondo il grande o il piccolo posto che occupano ma secondo la fedeltà con cui l'amministrano. Il lavoro più umile é quindi pari alla più alta attività spirituale perché entrambi ampliano il dominio della ragione. Chi avrà fatto proprio questo concetto che, dice l'autore, é il punto di confluenza di tutta l'istruzione massonica, valuterà con giustizia il mondo e le sue relazioni e innalzerà il proprio valore.
Il filosofo ha detto che la Massoneria è destinata a cancellare l'unilateralità della cultura che la «maggiore società» imprime all'uomo e a elevare questa cultura a cultura universale, ha distinto i tre oggetti della cultura massonica, ha affermato che i mezzi della Massoneria per comunicare ai suoi membri la sua cultura sono l'insegnamento e l'esempio.
A questo punto l'autore, compiuto un esame speculativo della storia dell'umanità, sostiene che le deficienze dell'educazione umana che possono essere eliminate solo mediante l'Ordine Massonico, sono antiche quanto l'ordinamento sociale, che vi debbono essere stati dei saggi che hanno osservato queste deficienze, trovando l'unico mezzo possibile per porvi rimedio, quello cioè della segregazione in società chiuse. L'autore deduce per ciò che accanto alla cultura pubblica vi sia sempre stata una cultura segreta, collaterale alla prima e che fin dai primordi della storia vi siano sempre state necessariamente istituzioni educative separate. Queste istituzioni separate (o segregate, o segrete) costituiscono sicuramente una tradizione continua e nello sviluppo e nella ininterrotta catena delle civiltà furono necessarie.
E quale fu la dialettica di queste istituzioni? La cultura pubblica, che deve avere il più facile accesso possibile, fu necessariamente esposta in monumenti durevoli man mano che fu scoperta l'arte di fissare i pensieri veloci e la parola fugace, ma la cultura segreta, cui può accedere non chiunque ma soltanto chi é passato attraverso la cultura pubblica, può giungere alla sua méta, cioè alla cultura veramente umana, solo attraverso espressioni e immagini metaforiche e per mezzo della tradizione orale senza ricorrere alla tradizione scritta. E proprio attraverso la tradizione orale é discesa dall'antichità fino ai nostri tempi una catena ininterrotta di cultura segreta accanto alla cultura pubblica.
E quale é stato e quale é il contenuto di questa istruzione che ha sempre esercitato un influsso fondamentale sulla cultura pubblica? Questo contenuto é la sapienza della cultura universalmente umana che ogni epoca cerca nei misteri; è la sapienza nascosta e gli sforzi che si compiono per trovare questa sapienza. Ecco che l'Ordine Massonico ha acquistato nel discorso fichtiano una sua precisa configurazione come organo di attuazione del fine supremo che, nella sua posizione esoterica, riproduce l'esoterismo del trascendente. Ecco che l'Ordine Massonico si configura come la forma spirituale del mistero.
Dopo questa affermazione del momento teoretico della Massoneria nella ricerca dottrinale sui misteri e sulla sapienza esoterica segue, e così si chiude l'opera, una nuova affermazione, tutta fichtiana, del momento pratico dell'Ordine: «agire» è il vero scopo e la vera sostanza, agli occhi di Fichte, dell'Ordine Massonico. Egli vede il contrasto dell'ideale che la Massoneria si prefigge con la comune realtà e dice:
«Chi allo spettacolo delle deficienze degli umani rapporti, e della nullità, dell'inversione, della corruzione regnanti fra gli uomini, si lascia cadere le braccia, e va fuori dei gangheri e si lagna della malvagità dei tempi, non è uomo. Se già tutto fosse come dovrebbe essere, non ci sarebbe punto bisogno di te nel mondo, e tu avresti potuto benissimo restare in grembo al nulla. Rallegrati che non tutto sia ancora come dovrebbe essere, sì che tu abbia da lavorare e possa renderti utile a qualche cosa».


 


 

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