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State ascoltando "Benedicite dei Massoni" di questa Raccolta

 


Dialogo tra un Maestro ed un Apprendista

Su di un ingiusto anatema

La canzone fa riferimento al conflitto del 1838 tra la Chiesa Cattolica e le Massonerie. Alcuni anni più tardi, un conflitto dello stesso genere colpì anche Francia, finendo con la laicizzazione del Grande Oriente della Francia. Nel 1865, Pio IX scomunicava i massoni.

Autore l'anno precedente del famoso Syllabus che condannava "i mostruosi errori moderni", come socialismo, comunismo, laicismo, naturalismo e liberismo, e sentendosi minacciato dagli sforzi della massoneria italiana per mettere fine al suo potere temporale, aveva riacceso la guerra dichiarata nel XVIII secolo dai suoi predecessori contro i massoni condannando in un'allocuzione le loro società, che andava a qualificare nel 1873 come Sinagoga di Satana.

È a questa condanna che rispondono due canzoni della raccolta di Orcel; del resto tema costante nei canzonieri  dell'epoca.
Si noterà l'attribuzione supposta della responsabilità della scomunica al nemico tradizionale: l'influenza dei gesuiti.
 


 

 

Dialogo tra un Maestro ed un Apprendista
su di un ingiusto anatema

L'apprendista.

Fratello mio, è vero dunque, il Pontefice supremo
Sull'ordine massonico appesantì i suoi colpi...
Che cosa! la voce di un vecchio ci lancia l'anatema;
Dall'alto del Vaticano tuona su noi.
Ci meritiamo, Fratello mio,
Questo ingiusto rigore?
La sentenza arbitraria
Ha rivoltato il mio cuore!

IL MAESTRO.

Fratello mio, contro noi che cosa può questa sentenza?
Per questo vano fruscio il mondo è appena agitato...
Restiamo calmi e forti della nostra coscienza,
E pratichiamo sempre la legge di Carità.
L'odio e la vendetta
Non entrano nei nostri costumi;
Lo spirito di tolleranza
Lo bandisca dai nostri cuori!

L'apprendista.

Ma ci si calunnia, ci si tratta da infami;
Siamo segnalati come un oggetto di orrore;
Senza tregua, contro noi per eccitare le nostre donne,
Si semina nel loro spirito il turbamento ed il terrore i

Ci meritiamo, ecc.

IL MAESTRO.

Fratello, lasciamo tuonare questi fulmini di un'altra età; Siamo i degni figli dei nostri saggi avi...
Invano, degli imprudenti suscitano un temporale;
Niente può spaventare l'uomo veramente devoto

L'odio e la vendetta, ecc.

L'apprendista.

Ma, Fratello, è nel nome del Divino Architetto,
Del Dio di verità, del Dio potente e buono,
Che si viene a mostrarci come una razza abietta
Di lupi, di miscredenti, sostenitori del demonio...

Ci meritiamo, ecc.

IL MAESTRO.

Dio l'ha detto tramite la voce di una santa vittima;
Settanta volte sette volte dobbiamo perdonare,
Fratello, non dimentichiamo questo precetto sublime,
E non affrettiamoci mai a condannare.

L'odio e la vendetta, ecc.

L'apprendista.

Fratello, la legge di Dio laggiù è ignorata;
Satana ha, contro noi, scatenato il suo inferno;
Roma, ai secoli passati sembra essere ritornata,
E Loyola su essa stende la sua mano di ferro.

Ci meritiamo, ecc.

IL MAESTRO.

Ma, della verità il candelabro c'illumina;
Il suo chiarore, in ogni tempo, serve da guida ai nostri passi
Dagli impotenti detrattori che ci temono, Fratello mio!
Compiangiamo gli insensati; non malediciamoli.

L'odio e la vendetta, ecc.