|
Gershom Scholem
Le Grandi Correnti della Mistica Ebraica
Edizioni Il Saggiatore | |
Che cos'è il misticismo? La domanda continua a riproporsi, anche perché è difficile esaurirla con una risposta teorica ed esatta. Scholem ci ricorda che il mistico non parla di una teoria, ma vive un diretto rapporto con l'oggetto mistico, quale che sia il modo con cui questo gli si presenta. Il problema sarà dunque di analizzare un'esperienza religiosa, tenendo conto della specifica personalità del mistico, per poi ricondurre il fenomeno al terreno storico donde nasce e dove assolve la sua funzione. Questo libro, nato da un ciclo di conferenze che lo Scholem tenne nel 1938 al Jewish Institute of Religion di New York, ricostruisce tutta la vicenda della mistica ebraica, dalle sue antiche forme gnostiche fino alle più vicine manifestazioni del chassidismo e dello tzaddiqismo: dottrine, visioni, uomini, testi, immagini, tecniche dell'estasi, simbolismi psicologici, «illuminazioni» individuali e correnti sociali. Una storia, quindi, della Qabalah ( tradizione, Sapienza tramandata) in tutte le sue elaborazioni e metamorfosi, nei suai vincoli e antitesi col Talmùd (studio, commento, giurisprudenza religiosa ed etica), con la Halakhà (la Legge) e la Haggadà (leggenda popolare). Il paradosso di ogni mistica: esprimere in parole l'ineffabile, viene qui illustrato dall'esposizione di scritti rari e sorprendenti, come il trattato sulle Misure di Dio. E le sottili ricerche della relazione tra lettera e spirito, tra alfabeto e numero, ci trasportano nell'intimo di una dialettica religiosa, spesso aperta su orizzonti che varcano l'ambito della religiosità. Scholem cerca, infine, il legame interno, la struttura che caratterizza e insieme unisce le varie esperienze della vita religiosa: è un problema intrinseco alla mistica ebraica, che tuttavia concerne anche i suoi rapporti con altri atteggia-menti mistici. La comprensione scientifica e storica della Qabalah si trasforma così in un problema attuale: «Le speciali forme di pensiero simbolico, nelle quali la Qabalah trovò la sua espressione, per noi possono significare poco o nulla, pure se, oggi ancora, non possiamo sottrarci al loro potente richiamo; ma il tentativo di scoprire la vita nascosta dietro a ogni verità e di rendere palese quell'abisso nel quale si rivela la natura simbolica di ogni essere, questo è per noi che viviamo oggi, tanto importante quanto lo fu per quegli antichi mistici.» |
Musica: "Fuga XLVIII ° di Atalanta Fugiens" di Michaël Maier 1687 |