Inni Orfici

 

A cura di

 Giuseppe Fagin

 

 

 

 

 

Edizioni Āśram Vidyā

Per quanto riguarda la configurazione della poesia orfica nelle fasi del suo sviluppo, possiamo risalire ad una tradizione orale dell'VIII-VI secolo a.C.; una prima compiuta codificazione scritta è attribuita ad Onomacrito di Atene (fine VI secolo) contemporaneo di Pisistrato. Nella prima metà del V secolo la letteratura orfica ebbe una notevole fioritura: Aristofane, Euripide, Platone ci forniscono testimonianze sull'Orfismo più antico.

Le notizie sulla composizione di alcune teogonie (a prescindere da quelle attribuite ad Esiodo, Museo, Acusilao, Ferecide, Epimenide) fanno presupporre che tra il IV secolo a.C. ed il II secolo d.C. ci sia stato un tentativo di consolidare la tradizione orfica. Quattro sono le teogonie che vengono attribuite all'Orfismo: la prima, detta anche "antiquissima", è basata sull'indicazione di Platone, Aristotele ed Eudemo di Rodi (discepolo di Aristotele); la seconda è documentata da Apollonio Rodio; la terza, designata come "hieronymiana", è attribuita a Ieronimo ed Ellanico e conservataci da Damascio; la quarta è quella cosiddetta "rapsodica" perché si basa sui Discorsi sacri (ieroi Ingoi) in ventiquattro rapsodie. Questa ultima ebbe, fin dai tempi di Siriano, una grande importanza per i Neoplatonici perché conteneva il mito di Dioniso-Zagreo, nel quale si ritrovavano i simboli più affini alla metafisica e alla mistica del Neoplatonismo.

Delle molte opere che la mistica tradizione ascrive ad Orfeo ci sono giunti 87 brevi componimenti poetici in esametri che sono noti col nome di Inni Orfici.

Gli Inni Orfici erano molto apprezzati nel Rinascimento; Marsilio Ficino e i suoi contemporanei credevano che fossero stati scritti dallo stesso Orfeo e Pico della Mirandola

in una delle sue Conclusiones Orphicae afferma: Nell'ambito della magia spirituale non c'è niente di più efficace degli Inni di Orfeo, se si eseguono con il consenso di una musica adatta, di un'opportuna disposizione dell'animo e delle altre circostanze ben note al saggio.

Gli Inni che presentiamo in questa raccolta sono 37, con l'inserimento in Appendice di un Carine a Zeus quale Principio supremo, di un Discorso sacro e di due Laminette orfiche o auree. Queste due Laminette, ritrovate a Thurii e Petelia, sono importanti in quanto forniscono ulteriori elementi alla antica tradizione orfica, alle testimonianze neoplatoniche e agli stessi Inni, e avvalorano l'ipotesi che questi possano contenere qualche elemento risalente ad un'epoca e ad una tradizione molto anteriori alla loro composizione.

Per quanto riguarda l'aspetto dottrinario dell'Orfismo nella sua collocazione tradizionale ed iniziatica, si rimanda il lettore interessato all'opera di Raphaël, Orfismo e Tradizione iniziatica, pubblicato dalle Edizioni Asram Vidyâ.

Giuseppe Faggin, il curatore di questa raccolta di Inni, è molto conosciuto e apprezzato tra gli studiosi di filosofia, arte e mistica. Egli, nell'ambito di queste discipline, ha scritto numerosi libri ed ha tradotto alcuni testi classici tra cui i dialoghi di Platone Protagora e Fedro, ha pubblicato una monografia su Plotino e un volume sui precursori del Neoplatonismo e i Neoplatonici, ma soprattutto va menzionata la sua traduzione delle prime tre Enneadi di Plotino corredata di introduzioni, testo critico e note.

Nel 1985 gli è stato conferito il premio "Comunitatis Insularum" in quanto si è affermato nel corso della vita come filosofo e saggista di grande valore e si è collocato su una frontiera prossima all'intuizione mistica e alla poesia.

  

 

 
 
 

Indice Testi


Musica: "Fuga XVII° di Atalanta Fugiens" di Michaël Maier 1687