Carissimo Andrea: non è semplice in poche righe dare una risposta esaustiva alla tua domanda. Il Calcolo della data della Pasqua è stato uno dei più complessi problemi dell’astronomia alla cui risoluzione si sono cimentate le più brillanti menti del mondo della scienza. Nel corso dei secoli, si sono succeduti grandi astronomi e matematici che hanno tentato di escogitare sofisticati espedienti per giungere ad una completa e soddisfacente soluzione.
Un anno arriva alta, un anno arriva bassa. La Pasqua, lascia spesso incuriositi, fedeli e non, perché non ha una data ben precisa come altre ricorrenze: di sicuro si sa solamente che cade di domenica tra la fine di marzo e il 25 aprile.
Il calcolo della Pasqua è sempre stato nel corso della storia una fonte di discussione. Le controversie iniziarono già nel mondo tardo-antico; dove si formarono diverse correnti di pensiero che solo nel 325 D.C. con il concilio di Nicea vennero regolate, non senza contrasti, essendo stato stabilito un modo univoco per il calcolo della Pasqua.
Le norme nicene affermarono l'intima connessione tra la Pasqua biblica e la celebrazione cristiana del «Cristo», sebbene lo stesso concilio rigettasse il principio della dipendenza dal computo del calendario ebraico.
Qui di seguito, a titolo di introduzione, un articolo di Mauro Pisani, e in calce un link che ti rimanda ad un dettagliato studio di Eugenio Songia che gentilmente ci ha concesso di riproporlo nel sito di Montesion.
Pensa: 12 pagine per rispondere ad una domanda che soltanto in apparenza ha del banale.
© Mauro Pisani
mauropisani@tin.it
Fin dall'inizio delle civiltà l'uomo, per misurare il tempo, rivolse la sua attenzione al cielo. Il comportamento degli astri, ciclico e regolare, gli sembrò un riferimento affidabile. L'alternarsi della luce con le tenebre lo portò a concepire il giorno e il ciclo delle stagioni l'anno, poco più di 365 giorni. Le fasi della Luna offrivano una comoda unità di misura intermedia: il mese.
Purtroppo si presentavano due palesi difficoltà: il periodo sinodico, intervallo di tempo tra due fasi lunari consecutive, non risultava costante e poté solo essere valutato, in media, tra 29 e 30 giorni (il suo valore è 29d 12h 44m 3s oppure 29.53059d); non era possibile rappresentare un anno con un numero esatto di lunazioni. In linea di principio per comporre un calendario lunare si possono inserire 6 mesi di 30 giorni alternati ad altri 6 di 29; i 354 giorni complessivi, però, porterebbero l'inizio dell'anno seguente 11 giorni in anticipo sul ciclo solare. Pertanto il capodanno, dopo tre anni, avanzerebbe all'incirca di un mese sulle stagioni per ritornare, dopo 33 anni, più o meno allo stesso punto di partenza. Il calendario musulmano, fondamentalmente, è basato su questo principio.
A Roma Giulio Cesare, nell'anno 708 a.U.c. ( ab Urbe condita : dalla fondazione della città), sostituì il calendario lunare allora in uso con uno solare. La riforma, studiata dall'astronomo alessandrino Sosigene, prevedeva l'equinozio (ufficiale) il 25 marzo e stabiliva, per ogni anno, una media di 365.25d: anni ordinari di 365 giorni con uno bisestile, in quanto era da ripetere il sextus kalendiis martii di 366 ogni quattro (l'attuale sequenza dei giorni della settimana cominciò ad essere osservata solo all'inizio del IV secolo; fino ad allora, anche con il Calendario Giuliano, era in uso l'indicazione della data alla maniera dei Romani con calende, none, idi). L'anno civile Giuliano risultava quindi leggermente più lungo dell'anno tropico la cui durata è pari a 365d 5h 48m 46s ovvero 365.2422d.
Nel V secolo a.C. l'astronomo ateniese Metone, partendo da precedenti esperienze babilonesi, fece una lunga serie di osservazioni per verificare se era possibile tenere allo stesso passo il regolare ciclo solare con quello incostante della Luna. Dopo vari tentativi egli arrivò a considerare un periodo di 12 anni lunari di 12 mesi ciascuno più 7 di 13 alternando i mesi da 30 e 29 giorni. Con quel sistema riuscì a rappresentare a sufficienza le lunazioni includendo anche, ragionevolmente, 19 cicli solari completi. Il totale di questi 235 mesi (110 di 29 giorni e 125 di 30) gli diede, infatti, 6940 giorni per un mese sinodico medio di 29.532d (rispetto 29d 12h 44m 3s ovvero 29.53059d) e per l'anno tropico di 365.26d. Per quella ragione le fasi lunari, inoltre, gli si ripresentarono anche, più o meno, alle stesse date; un simile arco di tempo, da allora, è noto come ciclo di Metone. Il calendario ebraico, come altri tra cui quello indiano e quello cinese, si basa su questo ciclo.
La più importante festività cristiana è la Pasqua a cui sono legate, com'è noto, tutte le altre feste mobili dell'anno liturgico.
Secondo un'attendibile ricostruzione storica gli eventi della crocifissione sarebbero avvenuti nella stagione della Pasqua ebraica; precisamente, rispetto a un sabato, la crocifissione il giorno precedente e la resurrezione il giorno successivo, con la condizione di Luna piena passata da poco.
Nel II e III secolo si era diffusa tra i Cristiani d'Oriente l'usanza di celebrare quella ricorrenza nello stesso giorno della Pasqua ebraica mentre quelli d'Occidente, ben decisi a distinguere le proprie osservanze dalle altre religioni, la festeggiavano nel giorno seguente al sabato successivo. Non appena la gente fu libera di professare la religione cristiana la Chiesa, nel primo Concilio ecumenico tenuto a Nicea (Asia Minore) nel 325, intese unificare la celebrazione in ogni regione. In quella sede fu prima di tutto condannata, come eretica, la pratica dei Cristiani d'Oriente; per il resto i vescovi, orientati a collocare la festività all'inizio della primavera e immediatamente dopo un plenilunio, pensarono di consultarsi con gli astronomi di Alessandria d'Egitto. Considerato che il momento di Luna piena era, allora, prevedibile solo in maniera approssimativa, gli Alessandrini prospettarono di riferire la norma non alla Luna vera ma ad una fittizia (ecclesiastica) basata sul ciclo di Metone; la Luna ecclesiastica piena, fissata per convenzione al quattordicesimo giorno dal suo novilunio, sarebbe stata sfasata, di volta in volta, al massimo un giorno o due da quella reale. Il progetto messo a punto, inoltre, prevedeva di nominare, per ogni anno, la Luna ecclesiastica piena dopo il 21 marzo (compreso) Luna piena pasquale per quell'anno.
Il Concilio, dopo un attento e scrupoloso esame di tutta la questione, emanò la regola che la Pasqua cristiana doveva essere celebrata, ogni anno, la domenica successiva alla data della Luna piena pasquale. L'adozione di questa norma consentiva di stabilire la data, senza possibilità di errore, semplicemente consultando tabelle compilate sulla base del ciclo di Metone. La pratica fu presentata in Europa, nel V secolo, dal monaco sciita Dionigi il Piccolo che introdusse anche il conteggio degli anni a partire dalla nascita di Gesù Cristo e diffusa, in seguito, dal monaco britannico Beda detto il “Venerabile”.
All'epoca della riforma del calendario lo scienziato Cristoforo Clavio, esponente di spicco della commissione istituita dal Papa, si adoperò per riferire il calcolo della data pasquale ai fenomeni astronomici reali (equinozio di primavera e Luna piena) ma la Chiesa, orientata a mantenere le tradizioni popolari ben consolidate, confermò la norma legata a tavole calcolate sulla base dei cicli. Quel sistema, con qualche aggiustamento successivo, rimane valido ancora oggi.
Aritmetica Lunare: come si calcola la data della Pasqua
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