Carissimo Franco, non esageriamo, come la Montesion esistono nei registri del GOI tante altre Logge meritevoli, più di noi, delle tue parole.
Il nostro unico merito, se di merito si può parlare, è quello della "ricerca" e pubblicazione delle così dette "Tavole Scolpite", che Fratelli di grande spessore ci hanno lasciato... a loro va ascritto tutto il merito, non a noi. Grazie, in ogni caso, per i tuoi apprezzamenti.
Veniamo alla tua domanda, "La Religione dei Valdesi".
L’origine del movimento religioso valdese, in opposizione alla Chiesa Romana, ebbe luogo, secondo la tradizione, intorno al 1173 e non fu opera di un dotto, di un ecclesiastico, di un monaco, di un teologo, bensì di un facoltoso mercante di Lione ignaro di sottigliezze teologiche ma ricco di vita interiore ed ardente di fede e d'amore per il prossimo, certo Pietro Valdo.
Colpito dalla morte subitanea di un intimo amico Valdo decise di seguire la parola di Cristo al giovane ricco «Va vendi quello che hai e donalo ai poveri... poi vieni e seguimi », e mentre egli distribuiva agli indigenti il suo vistoso patrimonio volle pure dare loro il nutrimento spirituale, quel Vangelo nel quale egli aveva trovato la pace dello spirito, facendo tradurre dal latino in volgare vari libri sacri che egli leggeva e commentava ai suoi beneficati.
Il numero dei seguaci di Valdo andò ben presto aumentando ed egli diede rapidamente fine alle sue sostanze. Il clero inquieto per questo movimento proibì a Valdo ed ai suoi discepoli di occuparsi di predicazione e questi non avendo obbedito il vescovo di Lione li espulse dalla sua diocesi nel 1176. Quelli che poi furono chiamati i “Poveri di Lione” o “Valdesi” vennero in seguito scomunicati dal concilio di Verona nel 1183. Dichiarati eretici di fronte alla cristianità i Valdesi si dispersero in tutta la Europa trovando rifugio specialmente in quei paesi nei quali esistevano già altri avversari della Chiesa Romana, egualmente perseguitati.
Il punto di partenza di Valdo fu il concetto della vanità delle ricchezze, della santità della povertà volontaria e della necessità assoluta di riferirsi, in materia di fede, unicamente alla autorità delle Sacre Scritture, rigettando tutto quanto di umano era stato introdotto nella dottrina e nella prassi dalla Chiesa di Roma.
Nello studio delle Sacre Scritture il senso pratico e le scarse tendenze speculative dei Valdesi li portarono ad una interpretazione letterale all'esclusione di concezioni mistiche ed allegoriche e di sottili disquisizioni teologiche.
Per quanto si riferisce al dogma della Trinità i Valdesi non si scostarono dalla dottrina della Chiesa Romana. Essi veneravano la Vergine Maria, ma non la adoravano; veneravano pure i Santi ma non ammettevano esservi altri intercessori presso il Padre Celeste che Cristo, figlio di Dio, Dio e Uomo, autore dell'opera di redenzione della umanità caduta in perdizione in seguito al peccato originale. Ritenevano che l'uomo è salvato dalla fede e dalle opere e che la Chiesa, di origine divina, fu pura nei tempi apostolici finché cadde nella apostasia, per cui i veri credenti e fedeli cristiani non possono più riconoscerne la autorità.
I Valdesi primitivi ammettevano i sacramenti della Chiesa di Roma: il battesimo, l'eucaristia celebrata sotto le due specie, il confessore non pronunciava la confessione, ma direttamente l'assoluzione dicendo “Deus te absolvat”. La penitenza, largamente praticata, consisteva unicamente nel digiuno e nella preghiera.
Essi ritenevano non lontana la fine del monda, non credevano nel purgatorio, le sofferenze della vita presente essendo sufficienti per purificare l'anima quando il peccatore si ravvede, e quindi ripudiavano tutto l'edificio dei suffragi, delle indulgenze, delle messe in favore dei defunti e dell'intercessione dei santi.
I Valdesi ebbero principi etici rigidissimi e l'austerità del loro costume fu oggetto di ammirazione anche da parte dei loro più diretti avversari. Non ammettevano la pena di morte.
La dottrina religiosa dei Valdesi primitivi appare ancora fluida, sotto determinati punti di vista, e ciò non può destare meraviglia quando si ricordi che il movimento religioso di Valdo si era manifestato più nel campo della etica che in quello del dogma, non essendo i Valdesi dei sottili teologi e che essi non volevano separarsi dalla Chiesa di Roma ma miravano unicamente a costituire nel suo seno una minoranza fedele alla parola di Cristo. Così per vari secoli frazioni valdesi seguirono ancora talune pratiche ecclesiastiche della Chiesa Romana, facevano battezzare dai preti di Roma i loro bambini ed assistevano alle funzioni religiose. I Valdesi disseminati in tutta l'Europa non avevano una vera e propria rigida unità di indirizzo in tutte le questioni dogmatiche pur essendo tutti fermamente uniti nella opposizione a vari punti fondamentali della dottrina della Chiesa Romana.
Nel XVI secolo la Riforma staccava gran parte della Europa al dominio della Chiesa di Roma ed i Valdesi aderirono ufficialmente a questo movimento nel 1532.
Si é molto discusso sulle relazioni tra Valdismo e Riforma e sulla influenza che questa ebbe sulle primitive dottrine dei Valdesi e non sono mancati i contrasti fra le opposte vedute degli storici. Esaminando obiettivamente il problema bisogna riconoscere anzitutto che pur non potendosi definire i Valdesi primitivi come dei veri “riformati” nel senso stretto della parola, essi appaiono in certo qual modo dei precursori dei riformatori in quanto, come questi, essi fondarono la loro dottrina sulle dichiarazioni delle Sacre Scritture, ed unicamente su quelle, respingendo la tradizione come base della fede e tutto quanto di puramente umano era stato introdotto nel dogma e nella prassi ecclesiastica dalla Chiesa Romana
La Riforma fu opera di dotti, di umanisti, di ecclesiastici ed i Valdesi venendo in contatto con i riformatori ginevrini non potevano non subire l'influenza della loro opera e della loro teologia, ma la Riforma non venne loro imposta, fu da essi liberamente accettata dopo ampio esame e serena discussione nel loro sinodo del settembre 1532.
L'influenza del movimento spirituale della Riforma si fece risentire sulla dottrina religiosa dei Valdesi specialmente nel campo della dogmatica.
Il movimento Valdese aveva fondamento più nell'etica che nel dogma: condurre una vita santa aderente ai principi del Vangelo era lo scopo cui tendeva il credente il quale non si preoccupava di disquisizioni e sottigliezze teologiche. Con la Riforma, invece, il dogma si precisa e si fissa; sotto il suo impulso si nota una evoluzione progressiva della dottrina e della prassi ecclesiastica valdese nel senso dell'abbandono di dogmi e di pratiche della Chiesa Romana ancora in uso e non ritenute conformi alle dichiarazioni del Vangelo. Così i grandi principi della Riforma della salvazione per grazia mediante la fede e della nuova nascita per opera dello Spirito Santo, prima non ben definiti nella dottrina valdese, diventano parte essenziale del credo.
Un carattere distintivo costante del movimento religioso valdese consiste nella sua assoluta indipendenza da coefficienti politici, sociali od economici, che non ebbero mai parte alcuna nel suo sorgere e nel suo sviluppo.
I Valdesi, soli, senza mezzi, e con la costante ostilità dei Principi e della Chiesa Romana, diedero vita ad un movimento puramente ed esclusivamente religioso che resistette vittoriosamente a secoli di persecuzione e che appare oggi, in un clima di relativa libertà religiosa, sempre aderenti ai principi, fedele alla pura dottrina evangelica della Chiesa Apostolica primitiva.
Il WebMaestro
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