Caro Antonello. A mio avviso la crescita razionale appartiene solo ad un momento dello sviluppo iniziatico: il primo. È tipico infatti del lavoro dell'Apprendista ma non caratterizza l'intero cammino. Il lavoro del Compagno, ad esempio, si pone su un altro tipo di conoscenza, quella animica. Si chiede di inventariare il proprio mondo emozionale, istintivo. Sul lavoro (forse sarebbe più esatto dire: il NON lavoro) del Maestro ci sarebbe così tanto da dire che forse è meglio tacerne del tutto in questa sede. Il tutto, come tu dici, sulla scorta dell'indispensabile lavoro di Loggia, con la consapevolezza però che in Loggia noi andiamo per conoscere e imparare ad usare gli strumenti dell'Arte perché il vero lavoro, poi, va compiuto altrove. Una risposta meno sintetica e più articolata alla tua domanda la trovi nel sempre attuale saggio di Oswald Wirth, la "Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti" in 3 Voll (Atanòr). Un triplice fraterno abbraccio. Mauro Cascio |