Dio si pente di aver fatto l'uomo 

 

 

 

É scritto (Genesi VI,6): E Dio si pentì di avere fatto l'uomo sulla terra; e se ne dolse in fondo al suo cuore.

Rabbi Yossé aprì una sua assemblea nella maniera seguente: La Scrittura dice (Isaia V,18): Guai a chi si tira addosso la menzogna con delle funicelle, ed il peccato con funi da carro. Le parole guai a chi si tira addosso la menzogna con delle funicelle, indicano quei tipi di uomini che si rendono ogni giorno colpevoli davanti a loro Maestro, ed agli occhi dei quali i peccati che commettono sembrano essere di poca importanza; ecco perché la Scrittura parla di cordicelle, perché la menzogna sembra a queste persone un peccato molto insignificante, proprio come una piccola fune. Il Santo, baruk ha-shem, si vale della propria indulgenza con questi tipi di persone e li colpisce soltanto quando si rendono colpevoli di malefatte la cui gravità non può sfuggire neanche ai loro propri occhi. È di questo grado di empietà che la Scrittura dice: ... Ed il peccato con funi da carro. Notate che, quando il Santo, baruk ha-shem, giudica i colpevoli di questo mondo, non può decidere di sterminarli, sebbene pecchino contro lui e tutti i giorni lo irritino; perché, quando li guarda, si pente della sentenza pronunciata contro di loro; essi sono, del resto, l'opera delle sue mani. Quando il castigo dei colpevoli diventa inevitabile, il Santo, baruk ha-shem, si impietosisce della loro sorte e, se è permesso esprimerci così, se ne duole in fondo al cuore. Se ne duole, perché si tratta dell'opera delle sue mani, così come è scritto (Daniele VI,9) : Il Re, entrato nella sua casa, si mise a letto senza avere mangiato: nessuna pietanza fu servita al suo tavolo, ed egli fu privato del sonno durante la notte. Altrove è detto (Salmi XCVI,6): Vede davanti a lui gloria e lodi; la santità e la magnificenza esplodono nel suo santo luogo. Rabbi Yossé dice: Notate che la Scrittura dice: ... Se ne dolse in fondo al cuore. Il versetto tratta, quindi, dell'essenza divina chiamata, cuore, ma non dell'altra, perché l'altra essenza divina è chiamata, spirito, così come è scritto (I Re II,35): Ed io mi susciterò un prete fedele che agirà secondo il mio cuore ed il mio spirito. Rabbi Isaac dice: Le parole: E Dio si pentì di avere fatto l'uomo sulla terra hanno lo stesso significato[1] delle parole: E Dio si pentì del male che aveva pronunciato contro il suo popolo. Secondo Rabbi Yessa, l'interpretazione di Rabbi Isaac è favorevole agli uomini; secondo Rabbi Hizqiya, al contrario, è sfavorevole. Secondo Rabbi Yessa, Rabbi Isaac vuole dire che le parole della Scrittura significano che Dio si pentì dei castighi decretati contro gli uomini che sono l'opera delle sue mani. Secondo Rabbi Hizqiya, al contrario, Rabbi Isaac vuole dire che il Santo, baruk ha-shem, si consolò della perdita dell'uomo, sebbene sia l'opera della sua mano, come un uomo si consola della perdita di un membro della sua famiglia; in altri termini, il Santo, baruk ha-shem, ha preso la decisione di fare sparire i colpevoli da questo mondo. Notate che, ogni volta che un castigo è decretato contro un colpevole, il Santo baruk ha-shem, ha bisogno di rassegnarsi prima di prostrare di mali il suo stesso figlio. La penitenza può allontanare il castigo decretato, finché il Santo, baruk ha-shem, non si è ancora consolato; ma se questo è avvenuto, la penitenza è impotente ad allontanare il castigo decretato. Ecco perché la Scrittura dice inizialmente: E Dio si consolò aggiungendo in seguito: Se ne duole in fondo al cuore. Egli, quindi, si rattrista solo dopo essersi consolato; vale a dire soltanto quando il male è divenuto ineluttabile e la penitenza stessa non può più allontanarlo. Rabbi Hiyâ dice: le parole del versetto precitato significano che il Santo, baruk ha-shem, si consolò della perdita dell'uomo. Quando il Santo, baruk ha-shem, creò l'uomo sulla terra, lo formò ad immagine della figura celeste; e, alla vista della figura dell'uomo che aveva tanta somiglianza con quella dell'alto, tutti gli angeli superiori lodarono il Santo, baruk ha-shem, esclamando (Salmi VIII,6): [57b] l'hai abbassato soltanto di poco sotto Élohïm; l'hai incoronato di gloria e di onore. Ma quando l'uomo ebbe peccato, il Santo, baruk ha-shem, si rattristò, perché questo peccato fornì agli angeli, l'opportunità di rinnovare la recriminazione che avevano già formulato prima della sua creazione. Quando, infatti, Dio volle creare l'uomo, gli angeli esclamarono (Salmi VIII,5): Chi è l'uomo per meritare che ti ricordi di lui? Chi è l'uomo per essere degno che lo visitiate?  Rabbi Yehouda dice: Dio si era rattristato perché doveva imperversare contro gli uomini, così come è scritto: Camminavano davanti all'esercito, e tutti facevano un solo coro e cantavano questo cantico: lodate il Signore, perché la sua misericordia è eterna. Ora, Rabbi Isaac chiese: Perché questo cantico non era formulato come i cantici analoghi ai Salmi che cominciano con le parole: Lodate il Signore, perché è buono? La verità è che non ci si poteva servire della parola, buono in una circostanza in cui Israele sterminò tanti uomini che sono l'opera di Dio. Parimenti, quando Israele traversò il mar Rosso, gli angeli superiori vennero a cantare un cantico davanti al Santo, baruk ha-shem. Questo disse loro: Come! l'opera della mia mano annega nel mare e vi preparate a cantare un cantico[2]! Ecco perché la Scrittura dice: In modo che i due eserciti non poterono avvicinarsi durante la notte. Così è ogni volta che un colpevole è sterminato in questo mondo; il Santo, benedetto si, se ne rattrista. Rabbi Abba dice: Il Santo, baruk ha-shem, non si rattrista nel momento in cui il colpevole è sterminato, ma nel momento in cui pecca e trasgredisce il comandamento del suo Maestro. Quando Adamo peccò, il Santo, baruk ha-shem, gli disse: Disgrazia a te che hai indebolito la forza dell'alto e hai spento la luce celeste! E subito lo cacciò del giardino dell'Eden. Il Santo, baruk ha-shem, disse inoltre a Adamo: Ti avevo fatto salire nel giardino dell'Eden affinché offrissi dei sacrifici, mentre tu profanasti l'altare; ecco perché decreto che d'ora in poi tu sia condannato ad arare la terra. Poi, il Santo, baruk ha-shem, decretò la morte dell'uomo. Prima della morte di Adamo, tuttavia, il Santo, baruk ha-shem, ebbe pietà di lui e acconsentì che fosse seppellito vicino al giardino dell'Eden. Adamo fece, infatti, una caverna in prossimità del giardino dell'Eden e vi si nascose con la sua donna, fino al giorno della loro morte. Come poteva Adamo sapere che questa caverna si trovava vicino al giardino dell'Eden? Vide un raggio di luce uscire da lì vicino e penetrare nella sua caverna, ed egli riconobbe subito che questa luce emanava dall'Eden da cui era stato appena stato scacciato. Sappiate che nessuno uomo lascia questo mondo senza vedere, subito dopo la sua morte, Adamo il primo uomo. Questo gli chiede quale è stata la causa della sua morte ed in che stato morale ha lasciato il mondo. L'uomo che sta morendo risponde allora a Adamo: Disgrazia a te, perché sei stato la causa della mia morte! Adamo di rimando dice: Ho trasgredito soltanto un solo comando e ho subito una tale pena; immagino, quindi, quale deve essere il tuo, considerato che hai trasgredito tante prescrizioni e ti sei reso colpevole di tante malefatte! Rabbi Hiyâ dice: Adamo incontra tutti i giorni, in due circostanze diverse, i patriarchi; confessa loro il suo peccato e mostra il luogo dove godeva, una volta, della gloria celeste. Adamo incontra, anche, tutti i giusti e gli zeloti che furono da lui generati e che hanno ricevuto la ricompensa di godere della gloria celeste nel giardino dell'Eden. Tutti i patriarchi lodano, allora, Dio esclamando (Salmi XXXVI,8): Quanto è grande la tua grazia, oh Signore, che copre i figli di Adamo sotto le tue ali. Rabbi Yessa dice: Al momento di lasciare il mondo, tutti gli uomini vedono Adamo, affinché ciascuno sia obbligato a convenire che è morto per il suo proprio peccato e non soltanto a causa di quello di Adamo. Questo è conforme alla tradizione che c'insegna che nessuno muore senza peccato, eccezione fatta per tre uomini la cui la morte fu causata esclusivamente al cattivo consiglio del primo serpente; questi tre uomini sono: Abramo, Levi e Beniamino; secondo alcuni, bisogna aggiungere anche Jessé: questi uomini non hanno commesso alcun peccato per meritare la morte, e hanno lasciato questo mondo a causa del cattivo consiglio dato dal serpente, così come abbiamo detto. Considerate che tutte le generazioni dell'epoca di Noè commisero i loro peccati di fronte a tutto il mondo.

Rabbi Shimon, passeggiando un giorno nelle vicinanze di una delle porte di Tiberiade vide degli uomini lanciare dei sassi contro dei vasi posti in terra, in altri termini praticare l'onanismo. Rabbi Shimon esclamò: Come! questi criminali osano irritare pubblicamente il loro Maestro! Gettò un sguardo sui responsabili, e questi furono precipitati nel mare e vi perirono. Considerate che ogni peccato commesso pubblicamente, allontana la Schekhina dalla terra ed è il motivo per cui essa abbandona la sua residenza in questo mondo. La generazione dell'epoca di Noè peccava sfacciatamente e commetteva apertamente dei crimini; per cui ha allontanato la Schekhina dal mondo, ciò che ha determinato come conseguenza che il Santo, baruk ha-shem, la respinse e l'allontanò di lui; ecco perché la Scrittura (Proverbi XXV,4 e 5) ha detto: Tolgo la ruggine dall'argento, e se ne formerà un vaso molto puro. Tolgo l'empietà dinanzi al Re, ed il suo trono si rinvigorirà per la giustizia

É scritto (Genesi VI,3): Élohïm disse; il mio spirito non rimarrà, per sempre, con l'uomo, perché è carne. 

Rabbi Éléazar dice: Considerate che, quando il Santo, baruk ha-shem, creò il mondo, lo modellò [58a] sull’archetipo di quello dell'alto. Così, quando i figli di questo mondo hanno del merito camminando nella retta via, il Santo baruk ha-shem, fa scendere lo Spirito di vita dell'alto fino alla regione dove risiede Giacobbe; di là questo Spirito di vita discende nel mondo in cui risiedi Davide, e di là, infine, le benedizioni celesti sono sparse su tutte le regioni inferiori. Così lo Spirito di vita dell'alto, scendendo da luogo in luogo fino al nostro mondo. Ecco perché è scritto: Lodate il Signore, perché è buono, e la sua grazia si distende fino al mondo (olam). Questa parola, mondo, sottintende quello del re Davide, perché la parola olam è scritta, qui, senza la lettera Vav, considerato che, quando lo Spirito di Vita dell'alto giunge in questo mondo, vale a dire in quello del re Davide, le benedizioni ne escono per diffondersi su tutte le regioni inferiori per temprarle. In altri termini, la parola olam è scritta, qui, senza la Vav per indicarci che lo Spirito di Vita non giunge, nel nostro mondo, direttamente dall'alto, dato che questo Spirito deve scendere prima nel mondo del re Davide; e soltanto in seguito le benedizioni, da questo mondo, scendono nel nostro. Considerato, però, che gli uomini hanno peccato, questo Spirito di Vita è stato del tutto rimosso dalle regioni inferiori, per impedire che giungendo fino agli esseri di qui in basso non li fortifichi. Le parole della Scrittura: ... Perché è (beschagam) carne, significano che lo Spirito di Vita non scenderà più in questo mondo, per impedire al serpente, che si trova in fondo alla scala, di fortificarsi, e per impedire che lo Spirito il Santo venga a contatto con quello impuro.

Le parole, perché è carne, sottintendono il primo serpente, il quale, se lo Spirito di Vita e, con lui, le benedizioni scendessero quaggiù, sarebbe anch'esso benedetto. La Scrittura lo chiama carne , così come è scritto (Genesi VI,13): Ho risolto la fine di ogni carne; Rabbi Shimon legge la parola carne, con angelo della morte. La Scrittura aggiunge (Genesi VI,3): Ed i giorni dell'uomo saranno di cento venti anni, vale a dire il legame che unisce il corpo con l'anima sarà sciolto al termine di cento venti anni di unione.  

 


 

[1] La parola ebraica \jn ha un doppio significato; equivale sia a, pentirsi, sia a consolarsi. [Torna al Testo]

[2] Tutti questi passaggi dello Zohar si ritrovano nel Talmud, trattato Meguilla, foglio10b, e Sanhedrin, foglio 59b. [Torna al Testo]