Quelli (Eléh) sono i figli dei cieli e della terra

 

 

 

 

È scritto (Genesi II,4), quelli (Éléh) sono i bambini dei cieli e della terra. É stato insegnato (Thorah Cohanim sezione Cav.) che, ovunque la Scrittura adopera il termine Éléh, il passaggio che segue non ha nessun rapporto con quanto precede. Per cui, dicendo i bambini dei cieli e della terra, la Scrittura non si riferisce a quanto precede, ma al thohou citato nel secondo versetto del primo capitolo del Genesi: e la terra era thohou e bohou. La Scrittura vuole dire, dunque, che i bambini dei cieli e della terra sono i demoni chiamati thohou.

Questo spiega la seguente (Bereschith Rabba Cap. IX,7) tradizione: il Santo, baruk ha-shem, crea dei mondi e li distrugge. Ecco perché nella Scrittura è detto: e la terra era thohou e bohou; ora, le condizioni di thohou e bohou erano prima della creazione della terra; quest’apparente contraddizione si spiega così, con la parola, terra, la Scrittura sottintende quella preesistente che Dio distrusse.

Come considerare che il Santo, baruk ha-shem, crea dei mondi per distruggerli poi? Sarebbe meglio se non li creasse! In verità questa tradizione racchiude un mistero; del resto come spiegare in caso contrario le parole: ... e li distrugge? Per prima cosa il Santo, baruk ha-shem, non distrugge mai l'opera delle sue mani; ed in oltre la Scrittura ha detto dei cieli: perché i cieli spariranno come il fumo, e la terra se ne andrà in polvere come un vestito consumato; e quelli che l'abitano periranno con lei. Da questo versetto, emergerebbe che, non soltanto Dio distrugge i mondi già creati a causa della collera provata contro gli esseri che li abitano, ma anche che il Santo, baruk ha-shem, crea e distrugge regolarmente! La verità è che il Santo, baruk ha-shem, ha creato il mondo conglobandovi la dottrina esoterica contenuta nella parola Bereschith, come è scritto (Proverbi VII,22), il Signore mi ha posseduto al principio delle sue vie; prima che creasse le cose, ero già. È con questo Principio che Dio creò il cielo e la terra, che sono basate sull'Alleanza (Berith) le cui le lettere si ritrovano nella parola Bereschith (Berith di Ber(esch)ith[1]).

È a proposito di questa Alleanza che la Scrittura dice (Geremia XXXIII,25), se non esistesse l'Alleanza che ho fatto, non vi sarebbe né giorno né notte, né cielo né terra. È a motivo di questa Alleanza che la Scrittura dice (Salmi CXV,16), i cieli sono per il Signore; ed egli ha donato la terra ai figli dell'uomo. Con la parola, terra, il Salmista vuole intendere proprio la nostra terra, che è annoverata nelle sette e di cui il re David ha detto (Salmi CXVI,9), camminerò davanti al Signore nelle terre della vita.

Dio creò, quindi, il cielo e la terra [25a] dopo avere distrutto i mondi preesistenti e averli ridotti allo stato di thohou, poiché l'Alleanza, che unica sostiene i mondi, non era stata ancora istituita. il Santo, baruk ha-shem, proprio per evitare che il mondo attuale subisse la sorte di quelli preesistenti, voleva rivelare la dottrina anche ai popoli pagani, proponendo inizialmente loro l'Alleanza della circoncisione, ma non avendo voluto questi accettarla, la terra rimase sterile ed arida.

Tale è il senso delle parole della Scrittura (Genesi I,9), che le acque si radunino in un solo luogo, e che l'elemento arido appaia Con le parole, le acque si radunino, la Scrittura sottintende la dottrina esoterica; con, in un solo luogo, allude ad Israele le cui anime dipendono dal posto indicato dalla Scrittura con le parole (Ezechiele III,12), benedetta sia la gloria del Signore nel suo luogo. La locuzione, la gloria del Signore, indica la Schekhina di quaggiù (Vedere Zohar II,207); nel suo luogo, sottintende la Schekhina dell'alto[2]. Considerato che le anime di Israele sono legate alla Schekhina, consegue anche che essa vi dimori e, conseguentemente, il nome di Jéhovah riposa sullo stesso Israele, come è scritto (Deuteronomio XXXII,9), e la parte del Signore, è il suo popolo.

Ecco l’arcano delle parole scritturali: che le acque si radunino in un solo luogo, vale a dire, la salvezza sia riservata esclusivamente ad Israele, e che, l'elemento arido appaia, vale a dire, i pagani che non hanno voluto accettare la salvazione, rimarranno aridi e sterili.

È quanto intende la tradizione con le parole: il Santo, baruk ha-shem, crea dei mondi e li distrugge; giacché gli esseri che li abitano non accettano le prescrizioni della dottrina. Non che Dio distrugga le sue opere, così come gli uomini possono supporre; ma sono le opere stesse che vanno in rovina rifiutando la salvezza. In realtà, per quale ragione Dio distruggerebbe i suoi figli che, secondo la tradizione, ha creato con la seconda ipostasi chiamata Hé, come è scritto: Behibaram (che ha creato), parola che, secondo la tradizione, deve essere divisa in due, Behe baram, il cui significato è, Dio li ha creati con Hé[3]? È grazie a ciò che si opera la conversione dei popoli pagani che avevano rifiutato la salvezza nel quinto millennio dopo la creazione, epoca arida e sterile durante la quale avvenne la distruzione del primo e del secondo Tempio. Ecco il perché della lettera Hé, nella parola behibaram, anagramma di Abraham (Abramo), scritta nel Pentateuco più piccola (Vedere Zohar II,9b) delle altre.

È per avere voluto convertire i pagani e tentato di ricondurli sotto le ali della Schekhina, che Mosé,  avendo supposto che questi popoli fossero quelli creati con la Hé, mancò e si meritò il rimprovero di Dio (Esodo XXXII,7), vai, scendi, perché il tuo popolo ha peccato. Gli israeliti che non accettarono la lettera Hé con il timore dovuto a Yud e l'amore spettante a Hé, anche decaddero dal loro stato che era quello della Vav, lettera che deriva dallo Yud e dalla Hé; ma affinché nessun essere umano fosse perso, la Vav discese assieme alla Hé.

Le anime degli uomini che popolavano i mondi preesistenti, trasmigrarono nel momento della schiavitù di Israele. Le Anime degli Intrusi (Vedere Talmud e Midrasch, Genesi VII) (Ereb Rab) emanano dal lato di quelli di cui la Scrittura dice (Isaia LI,6), perché il cielo sparirà come il fumo; la terra se ne andrà in polvere come un vestito consumato, e quelli che l'abitano periranno con lei. Quando si fissava la punizione di tali esseri, Noè non intercesse in loro favore presso Dio, come è scritto (Genesi VII,24), tutti perirono disopra la terra. Il motivo risiede nel fatto che gli uomini, sterminati dal diluvio, avevano le stesse anime che quelli citati nella Scrittura (Deuteronomio XXV,19), sterminerete da sotto il cielo il ricordo di Amalec.

Incautamente, Mosé fece cadere dal cielo la Hé tra questi uomini, ed allora fu condannato a non entrare in Terra-Santa fino a quando la Hé non fosse restituita al suo posto. Ecco perché quando essa scese dal cielo sulla terra, anche la Vav lo fece. Chi restituirà la Hé al suo posto? Sarà la Vav che manca a Mosé (hcm senza Vav). Ecco il motivo della lettera Hé più piccola nella parola behibaram (Genesi II,4) anagramma di Abraham, delle altre lettere del Pentateuco. Ecco l’allusione del versetto: li ha fatti uscire dall'Egitto, vale a dire li ha fatti uscire grazie alla Vav che ha trascinato con se la Hé.

Non appena la Yud e la Hé si inserirono, la promessa divina si compì, come è scritto (Esodo XVII,16), la mano del Signore si alzerà dal suo trono contro Amalec, e il Signore gli farà guerra di generazione in generazione.

 


 

[1] Ecco l'idea dello Zohar: i mondi che precedevano il nostro, sono stati distrutti, giacché privi dell'Alleanza (Berith). E, affinché il mondo attuale non subisse la sorte degli altri mondi preesistenti, Dio lo creò con l'Alleanza Berith, le cui le lettere si ritrovano nella parola Ber(esch)ith. Il primo versetto del Genesi significa dunque: con l'Alleanza, Élohïm creò i cieli e la terra.

[2] Con le locuzioni, Schekhina di quaggiù e dell'alto, dice il commentatore Nitzoutsé Oroth, a1, lo Zohar intende, allorché la Schekhina è nel cielo e quando, invece, è sulla terra

[3] È erroneamente che il commentatore Derkh Emeth, a1, interpreta la Hé nel senso di numero cinque, per collegarsi ai cinque popoli di cui si accenna in seguito.