Parasha Kedoshim - Levitico -
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Vita Notturna contro Auto Aiuto
Lo Zohar insegna molto sullo standard di comportamento richiesto di adempiere il comandamento di essere "Santo" come appare nella parasha di questa settimana. Nel passaggio sotto, noi vediamo la distinzione fatta tra comportamento modesto e quella maniera presuntuosa che così facilmente pervade il modo di vivere Occidentale.
"È gloria di D-o (Élohïm) nascondere le cose, è gloria dei re investigarle” (Prov. 25:2). Quelli che non si immergono in quel onore [osservare Torah e mitzvot che D-o ci diede] hanno quella cosa [la Shechina] nascosta da loro.
La Presenza Divina non può dimorare dove c'è una posizione sicura per le forze dell'ego e l’autoelevazione caratterizzate dal comportamento immodesto. Queste forze sono chiamate chitzonim/esterni perché sono lontane dal centro interno della santità in una persona e nell'Universo. Lo Zohar spiega che D-o contraasse la Sua essenza per creare un mondo diverso. Comunque, più la Luce Infinita è contratta, più le forze dell'oscurità possono fiorire. Concentrandosi su di loro ed il loro aspetto fisico sgargiante, le persone possono divenire un veicolo per queste forze scure e possono perdere il tocco col Divino. Esso è nascosto da loro, costretti dalla loro propria iniziativa egotistica.
Di queste persone, è scritto: "Gli stolti riceveranno ignominia" (Prov. (3:35). Queste sono le persone senza istruzione che sono chiamate villanzoni perché non fanno uno sforzo di prendere parte nell'onore della Torah.
Come possono dire nella preghiera: "Padre Nostro che sei nei cieli ascolta la nostra voce, salvaci, abbi misericordia di noi e ricevi la nostra preghiera"? Certamente il Santo benedetto Egli sia dirà a loro: "Se io sono vostro Padre, dov'è l'onore che Mi dovete? Dov'è il vostro sforzo di capire la Torah e le sue istruzioni per adempiere i Miei comandamenti?" Perchè come può una persona servire il suo padrone se non ha imparato i comandamenti del suo padrone?
L'eccezione è [una persona disimparata] che ha ascoltato [i requisiti legali richiesti ad ogni ebreo] dal saggio e osservato i comandamenti. Questo genere di persona ha accettato su di sé il giogo del [termine] "Noi faremo, e noi sentiremo".
Sul Monte Sinai il popolo di Israele disse questa famosa frase prima di ricevere la Torah, esprimendo una buona volontà di adempiere i suoi comandamenti ancora prima di sentire quello che c'era in essa. Una persona che è senza istruzione nella Torah ma fa uno sforzo di scoprire dal dotto quello che è la condotta corretta in qualsiasi situazione, è considerato degno anche se non può imparare da solo.
C'è tuttavia una grande differenza tra chi non riceve direttamente le sue istruzioni dal suo Padrone [imparando le leggi da solo] ed uno che riceve istruzione dai suoi messaggeri [i Saggi e rabbini]. Qual è la grande differenza tra di loro? É scritto che Mosè ricevette la Torah sul Monte Sinai poi la passà a Yoshuah. Io [l'anima di Mosè che sta narrando questa sezione dello Zohar] ricevetti la Torah [direttamente da D-o]. Poi la passai ai Saggi.
Da qui vediamo che uno che si istruisce nella Torah per adempierla, è considerato come se avesse ricevuto direttamente la Torah da D-o nella stessa maniera di Mosè!
Quindi colui che riceve [l'istruzione] da un altro [e non impara da solo] è come la luna e pianeti che ricevono la loro luce solo dal sole e ricevendo quella luce si riempiono di luce loro stessi [senza avere niente di loro proprio da aggiungere]. E chi riceve solo luce corre il rischio che la sua fonte di luce possa essere rimossa [cioè, l'insegnante sul quale contava può morire]. Questo è come vediamo col sole e la luna, quando la loro luce scompare di notte.
Potresti dire che questa luce della luna viene dal sole, anche se è stata radunata in essa, siccome splende sulla luna e pianeti [come gli insegnamenti di un saggio dopo la sua morte]. Ma noi vediamo differentemente questo. È come un'eclisse di sole e di luna. Poi la loro luce scompare, ed essi rimangono come un corpo senza un'anima. Questo mostra che c'è un padrone sopra di loro che sta oscurando la loro luce. L'essenza della luce è quel luogo dal quale esce e non si ferma dallo splendere [D-o], e non c'è altro potere sopra di Lui che possa fermare la Sua luce.
(Levitico 19:1 - 20:27)
La Santità
Siate Santi! perché io sono Santo
La nostra Parashà si trova esattamente nel mezzo del libro Santo; questo per segnalarci che tocchiamo il cuore del messaggio biblico, vale a dire la "Kedusha" (Santità). D-o si rivolge a tutto Israele, dal più piccolo al più grande, chiedendogli, (autoritariamente) di essere Santi. E la ragione invocata è che D-o stesso è Santo.
Non si diventa Santo facendo qualcosa di preciso o con qualche azione, no, è uno stato d'essere: "essere Santo". Così si può comprendere l'argomento invocato: "perché io sono Santo" questa domanda è stata formulata dall'essere per eccellenza "Sono quello che È" (Es. 3:14).
Questo ideale di Santità è irrazionale per definizione. È proprio a Israele. È D-o che ha creato la barriera tra il sacro ed il profano, tra la luce e le tenebre, tra Israele e le nazioni, tra lo Shabat e i sei giorni di lavoro. D-o ha separato la nazione d'Israele da tutte le altre nazioni, con la sua santa Torah, come è detto: "vi ho separati da tutti i popoli perché siete miei" (Lev. 20:26).
Il matrimonio, un bastione alla dissolutezza
È interessante notare che le regole concernente il matrimonio si trovano nella Ghemarà "Kedushim". Nella cerimonia del matrimonio, quando l'uomo passa l'anello al dito della sua futura moglie, gli dice: "At Mekudeshet Li" e questo è per ricordare la domanda che D-o ha fatto ha Israele: "Sarete Santi, per me" (Lev. 19:2).
Rashi spiega che essere santo, consiste nello scostarsi innanzitutto in generale dai rapporti sessuali vietati e dal peccato perchè dice, dovunque tu troverai una barriera davanti alla dissolutezza, troverai menzione della santità.
Quando un uomo sposa una donna, la separa, la sottrae agli altri uomini, dunque l'atto del "Kedushim" (Matrimonio) consiste nel separarsi dalla dissolutezza.
Il significato fondamentale del concetto di santità è essenzialmente la separazione: ciò che è santo è fuori dai limiti, intoccabile. Nessuno può essere posseduto da santità intrinseca: è il frutto della sua ricettività e del lavoro effettuato su di sé.
Le Porte del Mondo a Venire
La santità si svela sotto tre forme: la santità dello spazio: mediante il "Bet HaMikdach" (Tempio), quella del tempo: nell'occasione dello Shabat e delle feste, ed al livello dell'uomo: quando la sua "Neshamà" (anima) è collegata a lui.
Questo stato di santità può esistere solamente nella misura in cui si è collegato alla sorgente di ogni Santità, vale a dire D-o. Ma prima di accedere al livello della Santità, bisogna accedere ala virtù della "Nekiut" (pulizia morale); ciò si fa combattendo i propri cattivi istinti.
La dissolutezza non esercita il suo dominio che in questo mondo e non ha niente a che vedere col mondo a venire. Perciò quello che si attacca a questa non ha parte nel mondo a venire ed in questo mondo, la sua parte è quella dell'impurità. Bisogna separarsi, di conseguenza, dalla dissolutezza per non essere sporcata da questa.
Il cammino della Santità
Bisogna attaccarsi a D-o sovrano di questo mondo e del mondo a venire ed il solo mezzo consiste nell'imitare gli attributi della Santità Divina.
Perché quello che si attacca a D-o assumendo il giogo delle "mitsvot" (comandamenti) acquista una parte in questo mondo e nel mondo a venire.
La fase superiore per attaccarsi alla Santità, è lo studio della Torah che permette l'unione intellettuale con D-o. Perché la Torah è una delle espressioni privilegiate della Santità Divina.
Quanto alla fase estrema prima dello stato d'essere 'Santo' è il "Perishut" (distacco) vale a dire essere capace di fare astrazione del suo 'Io', di rinunciare alla sua propria volontà e ai suoi propri desideri per fare esclusivamente posto alla volontà Divina.
Basato su:
La rosa dai tredici petali di Adin Steinsaltz.
Mesilat yasharim di Rabbi Moshe Haim Luzzato.
Il Sefer Ha-Zohar Ha-Kadosh
La Lettera sulla Santità.