Vediamo dunque il contesto di tutta questa storia che ci insegna la versione completa secondo lo Zohar Hadash. I compagni del cenacolo di Rabbi Shim’on bar Yohai sono in viaggio e come d’abitudine, marciando, fanno delle esposizioni sui versetti scelti dalla Torah ognuno al suo turno. Quando essi arrivano alle parole del versetto Dt 32,10 essi cercano di identificare la persona che fu scoperta in una situazione così desolante. Si propongono i nomi di Abramo, Isacco, Giacobbe. In quel momento un Ebreo sconosciuto si aggiunge ad essi e propone le sue spiegazioni scegliendo i nomi degli stessi patriarchi, accompagnando ovviamente le sue asserzioni con gli argomenti secondo le regole del midrash. Malgrado l’innegabile qualità di questo discorso, le soluzioni proposte non ottengono l’opinione favorevole da parte del figlio della Lampada sacra, Rabbi Elè azar, giacché questi vuol sentire o una nuova spiegazione o nulla. Sulla qual cosa,l’Ebreo sconosciuto propone che l’inizio del versetto Dt 32,10 sia spiegato giustapponendolo all’inizio del versetto Gen 1,2; la luce nascosta nel testo della Torah scaturirà grazie a questa giustapposizione. Avremo dunque da una parte Dt 32,10: Tetragramma l’ha trovato in una terra (ares) deserta, nel tohu dalle urla selvagge, e dall’altra Gen 1,1-2: al principio Élohïm creò i cieli e la terra (ares), e la terra (ares) era tohu e bohu, l’oscurità copriva l’abisso e lospirito di Élohïm si muoveva sopra le acque (232).

Traduciamo questo testo integralmente secondo la lezione dello Zohar Hadash (233), ed avremo cura di segnare con precisione l’inizio e la fine dei passaggi che hanno conosciuto e tradotti gli editori dell’Esh mesareph.

 

"L’Ebreo cominciò la sua spiegazione citando il versetto Gen 1,2: E la terra era tohu e bohu. Che c’è in comune tra la terra dell’alto e quella di basso? La terra era tohu. Che significa tohu? È la linea verdastra che ginge il mondo intero; essa si chiama la linea del tohu; poiché è scritto (Is 34,11): Egli stenderà su di lui le linee di tohu e le pietre di bohu. Come abbiamo imparato (234), le pietre di bohu sono delle pietre temprate che sono affondate nell’abisso, le acque sgorgano da esse. (Su questo punto tutti sono d’accordo,) ma adesso bisogna concentrare la nostra attenzione sulla parola tohu, che è la linea verdastra! Che significa la linea verdastra (yaroq)? In realtà noi abbiamo trovato la risposta a ciò nel libro del medico Qirtina (235) - il suo nome è Judan di Cesarea; lo si soprannomina"il medico Qirtina"giacché egli è il più grande tra tutti i medici, dotato di una saggezza gloriosa, poiché in lingua persiana si chiama un uomo glorioso Qirtina se egli è grande e glorioso in saggezza -, che aveva detto (236): (Gen 1,2):La terra era tohu. Che significa tohu? È la linea verdastra che cinge il mondo intero. Ma che cos’è? È la buccia della noce (egoz). È lo strato esteriore della scorza che è verdastra. All’interno, è bohu; sono queste pietre temprate dalle quali le acque zampillano. (Nell’uomo,) a partire da tohu sorgono la pelle e la carne; a partire da bohu le ossa interne. Quanto all’oscurità (Gen 1,2), è da là che emana il popolo di Esau (237). Se tu formuli la seguente obiezione:"Essi emanano da tohu?"Invero (wadai), è così. Perché tohu dipende dall’oscurità? (hoshekh) (238)? No, in realtà, le pietre temprate penetrano nel nocciolo centrale dal quale emanano le ossa, come abbiamo detto. L’oscurità è un’emanazione tenue da dove procede a sua volta Esau. E lo spirito di Élohïm (Gen 1,2) è il midollo della noce, a partire dalla quale emana Giacobbe, il perfetto. A somiglianza di questa noce, è scritto (Ez 1,4): Ecco che un vento tempestoso (ruah sè arah) viene dal settentrione (239): questo corrisponde a tohu; al suo interno c’è una grande nube (Ez 1,4) che corrisponde a bohu; al suo interno c’è il fuoco che si infiamma, che corrisponde allo spirito di Élohïm (Gen 1,2); al suo centro c’è una specie di" metallo immerso nel fuoco"(hashmal Ez 1,4), che corrisponde a quello che si muoveva sopra le acque: è lo spirito di Élohïm che sta in alto, che si muove al di sopra dell’universo. E Giacobbe, il perfetto, è in vero il midollo della noce, ed il Santo, benedetto egli sia, (DT 32,10) (240) l’ha trovato in una terra deserta, in totale solitudine (tohu), veramente. In seguito, egli impose l’obbedienza a tutte le scorze (qelipot). È fino a qui che ciò era scritto nel libro del medico Qirtina (241).

In seguito, in questi stessi versetti (Dt 32,10-12) si trova riassunto l’insieme delle cure che un medico sapiente doveva portare al malato che è ricoverato nella sua infermeria (242) tra i prigionirei del re (243) al fine di rendere omaggio al Signore del mondo.

giacché quando il medico sapiente va presso di lui, lo trova in una terra deserta, in una solitudine dalle urla selvagge dei malati che si trovano presso di lui come prigionieri del re. Se tu dici come obiezione:"Poiché è il Santo, benedetto egli sia, che ha permesso l’arresto! che l’uomo non se ne occupi più!"La risposta è negativa. Ecco quello che Davide ne dice (Ps 41,2): felice colui che si preoccupa del povero! Nel giorno della sventura Tetragramma lo libererà. Questo medico lo trova in una terra deserta, ricoverato in grave stato nella sua infermeria, e in un tohu dalle urla selvagge giacché le sventure lo opprimono. Che deve fare? Egli lo circonda (yesobhebhénu), vale a dire che egli lo esamina da tutti i lati e vaglia tutte le ipotesi, pesa il pro ed il contro al fine di accantonare tutte le cose che gli sono nocive. Egli gli pratica un salasso, fa uscire da lui il sangue cattivo. Egli lo cura (yebhonenéhu), vale a dire che egli riflette sul suo caso e comprende l’origine di questa malattia; la sua prudenza interviene affinché quella non si aggravi e non lo indebolisca ulteriormente. In seguito, egli lo custodisce come la pupilla del suo occhio, affinché sia mantenuto in osservazione come è opportuno, somministrandogli delle pozioni, delle medicine che gli sono indispensabili. Che egli non dimentichi nulla, giacché se trascura anche una sola cosa, il Santo, benedetto egli sia, imputerà questo fatto al medico come se avesse versato il sangue del malato e lo avesse assassinato. giacché il Santo, benedetto egli sia, vuole che il medico si prenda cura di quello, anche se quest’uomo si trova nella prigione del re ed anche se egli stesso (cioè il medico) è recluso nella prigione, e che lo aiuti affinché venga liberato dalla prigione. Il medico aveva l’abitudine di dire: il Santo, benedetto egli sia, giudica in alto la causa dei figli di questo mondo, uno per la pena capitale, un altro per essere paralizzato, un altro per essere esiliato, un altro ancora per pagare un’ammenda e per essere imprigionato. Colui che deve pagare un’ammenda va a finire nella prigione reale e non sarà guarito finchè non avrà pagato quel che è stato fissato per il suo caso. Se ha un’ammenda da pagare, quando egli avrà dato tutto ciò che è stato fissato per il suo caso, guarirà e lascerà la prigione. Dunque, egli deve prendersi cura di quello per essere in grado di pagare la sua ammenda e lasciare la prigione. Colui che è passibile di paralisi, lo si arresta e lo si trasferisce in prigione perché sia ridotto all’impotenza totale, o perché sia privato delle sue membra o di una delle sue membra, ed in seguito lo si liberi. Colui che è passibile della pena capitale, la patirà. Anche se egli desse tutta la ricchezza e tutto l’argento del mondo, non sarebbe salvato. È per l’appunto la ragione per la quale un medico saggio deve prendersi cura del suo caso. Se può dargli delle medicine che sollevano il suo corpo, è bene. Se no, gli darà delle medicine che agiscono sulla sua anima superiore (neshamah) e lo curerà per mezzo di trattamenti appropriati all’anima superiore. Tale è il medico di cui il Santo, benedetto egli sia, si prenderà cura in questo mondo e nel mondo futuro (244).

Rabbi Elè azar dice: Sino ad ora io non ho avuto conoscenza di questo medico né di questo libro, salvo una sola volta, quando un mercante ambulante mi raccontò che aveva sentito da suo padre che a suo tempo c’era un certo medico ebreo che, quando esaminava gli uomini che si trovavano nella sua infermeria, aveva l’abitudine di dire:"Questo è vivo, quello è morto". Si diceva di lui che era un uomo veramente giusto che temeva il peccato. È lui stesso che aveva procurato e dato dal suo proprio le cose necessarie per la guarigione se il malato non aveva i mezzi per acquistarle. Si aveva l’abitudine di dire che non vi era al mondo uno saggio come lui,  che aveva fatto più con la sua preghiera che con le sue mani. Ci sembra che fosse il medico in questione. Questo mercante ambulante mi ha detto: In verità, il suo libro si trova i nmio possesso, l’ho ereditato da mio nonno paterno. Tutte le parole di questo libro sono fondate sui misteri della Torah. Io vi trovo dei misteri nascosti e numerose ricette di guarigione che, come egli ci avverte, deve applicare solo colui che teme il peccato (245). Queste provengono dai metodi pratici di Balaam, che aveva l’abitudine di recitare a voce bassa delle formule e le aveva pronunciate con la sua bocca sul malato, e questi fu guarito immediatamente (246). Tutto era chiaramente precisato per esse in questo libro, ove era detto: Questo è vietato, questo è permesso solo a colui che teme il peccato. Poiché di molte malattie, egli dice che la loro guarigione dipende dalle formule che sono recitate sfogliando i libri a voce bassa; queste formule provenivano da parte del serpente ed alcune tra esse dal lato della stregoneria. Vi era notificato tutto ciò che è vietato pronunciare oralmente e tutto ciò che è proibito fare. Infine, trovo che a proposito di alcune malattie bisogna pronunciare questa e quella formula ed in più l’anatema e la scomunica per il malato.

Ciò ci stupisce assai (247).

Rabbi Elè azar se ne compiace ed i suoi compagni erano contenti (248). Rabbi Elè azar dice: se questo libro fosse per noi accessibile, lo esamineremmo. (Alla qual cosa il mercante ambulante) risponde: Te lo trasmetto ufficialmente (249) perché tu lo presenti alla Lampada sacra (vale a dire a Rabbi Shim’on bar Yohai). Un antico insegnamento a nome di Rabbi Elè azar ci insegna: Questo libro è stato presso di me per dodici mesi, io vi ho scoperto delle luci sublimi e preziose. Quando siamo giunti nello studio ai misteri che provengono da Balaam, eravamo nello stupore. Un giorno io ho recitato una formula a voce bassa (250) in un certo luogo. Le lettere salivano e scendevano. Infine io l’ho visto in sogno dirmi: A che cosa ti serve penetrare in un dominio che non è il tuo? Ciò non ti è necessario! Risvegliandomi ero a disagio a causa dei misteri nascosti che vi si trovavano. Questo libro, l’ho inviato ad un ebreo di nome Rabbi Yosey bar Yehudha, e glielo ho dato. Tra i misteri di Balaam ho trovato che una parte dei nomi dei messaggeri di Balaq non era classificata come conviene. In compenso, vi ho scoperto alcuni metodi terapeutici che erano stabiliti secondo le disposizioni della Torah e secondo i suoi misteri nascosti. Ho constatato che esse sono conformi alla pietà, alle preghiere ed alle invocazioni che sono rivolte al Santo, benedetto egli sia. Se tu formuli la seguente obiezione;"Aveva dunque operato delle guarigioni con l’aiuto dei versetti della Torah o mediante i misteri della Torah! Lungi da noi una tale idea!". In realtà, egli aveva citato i misteri della Torah ed a proposito di un certo mistero aveva presentato parallelamente dei misteri terapeutici, come noi non ne abbiamo mai visto. Allora io dico: Benedetto sia il Misericordioso che permette agli uomini di partecipare alla saggezza celeste. Ho preso una parte delle parole che provengono da Balaam e mi sono reso conto che non c’era stato nel mondo un saggio tra i maghi che gli fosse paragonabile. Allora io dico: Benedetto sia il Misericordioso, che ha levato dal mondo i maghi affinché essi non allontanino gli uomini dal timore del Santo, benedetto egli sia.

Che Egli sia benedetto e che sia grandemente benedetto il Suo Nome. Amen. Amen.

 

Come abbiamo visto, il simbolo fondamentale del "Libro del medico Qirtina" o del "libro del medico glorioso" è la noce égoz, con la sua buccia giallo verdastro che rappresenta tohu, la sua scorza dura che rappresenta bohu e il suo midollo che è Giacobbe-Israele. Questa dottrina trova il suo appoggio metafisico nel versetto Ez 1,4, il suo appoggio cosmogonico nel versetto Gen 1,2, e la sua applicazione pratica attinge i suoi principi dalla imitatio Dei che è raccomandata dai versetti Dt 31,10 e seguenti.